A proposito del volume  Metodo,  a cura di Sergio Rondinara (Nuovo SEFIR 2022)

In questi ultimi decenni sta diventando sempre più rilevante, sul terreno non solo teorico ma anche esistenziale, quel fenomeno culturale dovuto al fatto che figure pur operanti in  ambiti distanti collaborino sempre di più nel porre alla loro comune attenzione i diversi problemi della contemporaneità; tra i più cruciali sono considerati quelli innescati dall’evoluzione delle conoscenze scientifiche e tecnologiche ritenute bisognose di una vigile attenzione non più sporadica ma strutturale, dato che stanno avendo un inedito impatto  sui nostri stili di vita anche rispetto al recente passato. Ma ciò che risulta oltremodo evidente è la necessità sempre più impellente di farli criticamente  dialogare con altri ambiti dell’umano ed in difesa di esso per le diverse sfide planetarie e poste in gioco da affrontare col  contributo indispensabile di ogni esperienza di vita e di pensiero messa in atto storicamente;  tra gli altri ed in tal senso si segnala il percorso intrapreso dagli aderenti all’Associazione Nuovo SEFIR, acronimo che sta per ‘Scienza e Fede sull’Interpretazione del Reale’, gruppo di ricerca nato nel 2019 sulla base del preesistente SEFIR e sulla scia di precedenti esperienze incentrate su un rinnovato dialogo tra scienza e religione che hanno avuto come esito il Dizionario Interdisciplinare di Scienza e Fede, a cura di Giuseppe Tanzella-Nitti e Alberto Strumia (Roma, Urbaniana University Press- Città Nuova 2002), ed il volume Fede, cultura e scienza a cura di Mauro Mantovani e Marilena Amerise (Città del Vaticano, Libreria Ed. Vaticana 2008). Ne fanno parte ‘studiosi di scienze formali e naturali, di ingegneria, di filosofia e di teologia’ appartenenti ad università ed enti di ricerca, statali e non, animati da quel ‘supplemento d’anima’, nel senso avanzato da Giovanni Paolo II, che danno alle loro riflessioni con l’obiettivo di fare interagire criticamente, come recita il relativo statuto, ‘le proprie competenze scientifiche e una certa sapienza della vita maturata da tradizioni plurisecolari dell’umanità, religiose o meno, in primis il cristianesimo’.

Ma è da sottolineare il fatto che l’attività di questo gruppo, insieme ad altre come il DISF (Documentazione Interdisciplinare di Scienza e Fede), si inserisce in un ricco quadro internazionale caratterizzato  dalla presenza di quel filone di indagine della cosiddetta Theology and Science, nata nella tradizione teologica riformata con i lavori di Ian Barbour e soprattutto di Robert John Russell (Quando cosmologia ed escatologia si incontrano, 9 dicembre 2021),  e da una serie di iniziative sorte in area cattolica a partire dal Concilio Vaticano II e culminate nella Fides et Ratio (Giovanni Paolo II: una via della complessità in discesa, 24 settembre 2020).  Sul piano ermeneutico le indicazioni scaturite dalla riapertura del ‘Caso Galileo’ hanno avuto come effetto da una parte la liberazione dalla ‘dittatura del letteralismo biblico’, come ha scritto Giovanni Paolo II in uno dei suoi molteplici scritti sulla scienza sino a considerare Galileo ‘un dono di Dio’; e dall’altra hanno contribuito a far venir meno punti di vista caratterizzati da forme radicali e di concordismo e di discordismo, posizioni teoriche che spesso hanno assunto connotazioni ideologiche ormai non più compatibili col reale stato delle ricerche in corso sia in ambito scientifico che teologico.

I diversi percorsi messi in atto, frutto anche di una nuova atmosfera culturale che ha visto dagli anni ’60-’70  gli studi storico-epistemologici andare oltre la prospettiva della filosofia della scienza cosiddetta Standard, hanno in comune l’idea di un rinnovato e critico rapporto bidirezionale tra scienza e teologia, come due vie diverse ma complementari per dare conto dei ‘vari volti della verità’, a dirla con Aldo Gargani, e per individuare, come recita il titolo di un recente volume, Dove abita la verità? Riflessioni sul vero e sul falso nell’epoca contemporanea, a cura di Giacomo M. Arrigo e Claudio Tagliapietra (Roma, Edizioni Santa Croce 2023), frutto della collaborazione di figure appartenenti ad ambiti diversi; nel rivelarsi poi per le nostre stesse vite come veri e propri ‘eventi di verità’ nel senso avanzato da Alain Badiou, richiedono una continua riflessione critica e libera dagli unilateralismi, ereditati dal passato che  fungono da ostacoli epistemologici per la loro reale comprensione.

Gli ultimi risultati poi in ambito scientifico con i loro inediti risvolti tecnologici hanno bisogno di una non comune attenzione a partire dal chiarirne le basi concettuali;  e gli aderenti al Nuovo SEFIR da diverso tempo hanno individuato come problema non secondario l’impegno a confrontarsi con “le parole della scienza”,  fatto ritenuto rilevante sul piano epistemico perché  ricorrono “in altri contesti, in primis in quelli filosofico e teologico”, come viene ribadito nell’ultimo volume pubblicato e dedicato ad uno dei temi cruciali  per ogni strategia cognitiva che si mette in atto, Metodo (Nuovo SEFIR, 2022), a cura di Sergio Rondinara impegnato sul terreno epistemologico presso l’Istituto Universitario Sophia.Questo volume, frutto di diversi incontri come quello precedente Memoria e previsione, dato e informazione, a cura di Marco Bernardoni (Bologna, Ed. Dehoniane 2021 e Educare alla scienza con la scienza, 2 dicembre 2021), si rivela ricco di diversi contributi che chiariscono il ruolo sia sul piano storico che epistemologico avuto dal ‘metodo’ nella nascita e nello sviluppo di diverse scienze, argomento non a caso oggetto di una ricchissima letteratura sin dalla nascita della stessa fisica e costitutivo della filosofia della scienza; attraverso una attenta lettura dei classici a partire da Galileo, come viene evidenziato da diversi autori ed in particolar modo da Sergio Rondinara, esso è dovuto al fatto che in ogni autentico scienziato domina “la tendenza ad oltrepassare i limiti della percezione sensibile”  e a liberarsi dalla ‘schiavitù dei dati bruti o empirismo dei dati’,  come ha sostenuto nei primi anni del secolo scorso il matematico e non a caso epistemologo Federigo Enriques nel chiarire quella che chiamava ‘la tendenza verso il vero’ o meglio ‘verso il più vero’.

Questo costante allontanarsi dal dato sensibile è stata in primis la prerogativa costante delle matematiche per i processi di astrazione e di generalità messi in atto dove per Giandomenico Boffi, nel prendere in esame l’esperienza di  quel gruppo di matematici riunitisi sotto il nome di Nicolas Bourbaki, il “metodo assiomatico”  ha avuto il fondamentale ruolo di unificare le diverse branche della disciplina col fare “ricorso in particolare al concetto di struttura” e poi allo sviluppo del concetto di categoria, altro “potente elemento di unificazione” non a caso presente “e soprattutto in informatica”. Ma è altresì strategico il “metodo in statistica” come sottolinea Giovanni Pistone che, sulla scia del fisico Richard Feynman,  lo ritiene “prima di tutto coscienza di cosa  si sta tentando di fare” per “stabilire i fatti e di come i fatti sono legati tra di loro”.  Ma anche in economia la matematica per Elisa Mastrogiacomo, che fa sue alcune indicazioni di Antoine Cournot e altri, è “diventata sempre più riconosciuta come il linguaggio” di essa, come si evidenzia anche nei contributi di  Piergiorgio Picozza e  Lamberto Rondoni  che ci offrono delle “riflessioni sul metodo  della fisica”.

A sua volta Carlo Cirotto si interroga sui diversi “metodi della biologia” e sulla complessità dei sistemi vitali in quanto “irriproducibili” e “aperti” col prendere in esame il “riduzionismo come metodologia’ che, se pure “attraente e metodo di grande efficacia” come negli studi molecolari, va distinto dal riduzionismo cosiddetto ontologico per evitare il suo scivolamento in posizioni ideologiche sempre in agguato. Non potevano mancare dei contributi sul “metodo scientifico nello studio del comportamento animale” da parte di Augusto Vitale  e sul” metodo in informatica” da parte di Stefano Crespi Reghizzi, contributi che sottolineano ancora di più la centralità di tale parola-chiave nella scienza anche perché in diversi ambiti si è messo in moto  “un terzo metodo di ricerca, a complemento della teoria e della sperimentazione” come la simulazione, oggi  strumento indispensabile per orientarci meglio in fenomeni complessi, frutto dell’interazione di più fattori come la pandemia e i cambiamenti climatici.

Conclude  Metodo  il contributo di Giovanni Amendola che molto opportunamente si interroga  su “l’orizzonte sapienziale del metodo” con  delle “considerazioni tra rapporti tra teologia, matematica e scienze empiriche”, percorso già avviato nel precedente lavoro Antropo-Logos. La ragione al crocevia di intelligenza artificiale, razionalità scientifica, pensiero filosofico, teologia cristiana (Roma, Ed. Studium 2021 e Elementi per una ragione agapica, 16 dicembre 2021); sviluppando alcune idee di  E. Husserl,  B. Lonergan e W. Pannenberg, si evidenzia il fatto che, grazie ad una sana metabolizzazione sul piano epistemico del ruolo del metodo nella conoscenza scientifica, si arriva a prenderne atto dell’ implicito valore sapienziale, del resto ritenuto “parte integrante e costitutiva”  in quanto  strettamente “collegato col significato” che si dà  “al ‘fare matematica’, ‘fare fisica’, ‘fare teologia’”. La necessità epistemica di comprendere il  ‘significato del pensiero scientifico’ insieme alla sua storia era ritenuto strategico per capirne la piena dimensione umanistica già per Federigo Enriques  che non a caso si era impegnato per una adeguata didattica delle scienze orientata in tal senso; lo stesso Amendola, anche in base alla propria esperienza in ambito matematico, lamenta il fatto che a livello accademico tale aspetto è spesso trascurato, in quanto ci si limita a fare “apprendere una tecnica procedurale per poi applicarla”. Si arriva così a dare al metodo scientifico una visione “imperativa e dogmatica” che fa perdere il “valore della creatività’, dell’intuizione, dello stupore dinanzi alla natura” col delegare  alla riflessione filosofica il compito  di chiarire tali questioni quando invece devono far parte, come già aveva avvertito lo stesso Enriques nelle sue ricerche sulla sapienza greca derivata dal confronto con il mistero delle matematiche, degli interessi primari di ogni scienziato alle prese con le verità della sua disciplina e della  storia concettuale che la caratterizza nel rendere sempre di più ‘le verità di fatto verità di diritto’ a dirla con Gaston Bachelard; in tal modo si perviene, oltre a costruire una coscienza epistemica comune portatrice di “una nuova visione che possiamo chiamare interesse comunitario”, a cogliere il pensiero delle scienze e implicito nelle scienze col loro corredo sapienziale, aspetto questo che non a caso sia le immagini scientiste che quelle avanzate dalla cosiddetta antiscienza respingono risolutamente.

Da segnalare, pertanto, il fatto che il percorso intrapreso dagli aderenti al Nuovo SEFIR si rivela particolarmente indicativo del bisogno oggettivo di una sana e autentica riflessione di carattere epistemologico da parte di coloro che operano direttamente nei diversi settori scientifici, ritenuta necessaria per ricavarne strumenti in grado di eliminare il divario ancora esistente tra cultura scientifica e cultura umanistica, e per avviare su nuove basi libere  da visione riduttive e dagli ‘restringimenti ideologici’ che hanno caratterizzato spesso il passato, come li ha chiamati Papa Benedetto XVI, la correlazione critica  tra le ragioni della scienza e quelle della fede. Ed il volume come Metodo si rivela più che mai strategico a tal fine anche perché, nell’avvalersi di contributi di ricercatori operanti in diversi settori e nello stesso tempo grazie al loro confronto critico con la peculiarità del sapere teologico dove è più evidente l’aspetto sapienziale, si caratterizza  rispetto ad altri lavori per l’insistenza sul fatto, come sottolinea in particolar modo Giovanni Amendola, che la riflessione sul metodo scientifico ha “a che fare con le esperienze fondamentali della vita”; e per questo, per parafrasare la nota espressione di Giovanni Paolo II, è espressione  di un continuo ‘supplemento d’anima’ nel fare scienza che permette alle ‘parole’ in uso nel suo ambito di essere sempre di più  sane voci del reale  come diceva Simone Weil della matematica e della scienza in generale, il cui primo compito  rimane quello di ‘non mentire’ su di esso e di accoglierlo nel suo mistero e rugosità e aprirlo ad altre dimensione in quanto ricco di ‘mille significati’ o ‘ragioni’.


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Mario Castellana, già docente di Filosofia della scienza presso l’Università del Salento e di Introduzione generale alla filosofia presso la Facoltà Teologica Pugliese di Bari, è da anni impegnato nel valorizzare la dimensione culturale del pensiero scientifico attraverso l’analisi di alcune figure della filosofia della scienza francese ed italiana del ‘900. Oltre ad essere autore di diverse monografie e di diversi saggi su tali figure, ha allargato i suoi interessi ai rapporti fra scienza e fede, scienza ed etica, scienza e democrazia, al ruolo di alcune figure femminili nel pensiero contemporaneo come Simone Weil e Hélène Metzger. Collaboratore della storica rivista francese "Revue de synthèse", è attualmente direttore scientifico di "Idee", rivista di filosofia e scienze dell’uomo nonché direttore della Collana Internazionale "Pensée des sciences", Pensa Multimedia, Lecce; come nello spirito di "Odysseo" è un umile navigatore nelle acque sempre più insicure della conoscenza.