Ogni qualvolta a Natale ascolto il vangelo della nascita di Gesù, mi assalgono lo stupore e la meraviglia. «Perché?» mi chiederete voi. Provo a spiegarvelo…

Gesù nasce a Betlemme. Non è Gerusalemme, la città del governo e della legge, del tempio e della religione. Betlemme è una minuscola cittadine di Giuda, è la casa del pane (Beit Lehem) e in questo piccolo paese Gesù viene deposto in una mangiatoia. Alla fine della storia raccontata del Vangelo, quel bambino ormai trentenne offrirà tutta la sua vita in un pezzo di pane e dopo la sua morte sarà deposto in un sepolcro. Gesù nasce nella città che è la casa del pane e poco prima di morire si fa pane, perché chiunque si cibi della sua carne, possa sentirsi a casa, abitato da una presenza che supera i limiti del tempo e dello spazio: «Fate questo in memoria di me».

La nascita di Gesù viene annunciata ai pastori, primi destinatari della buona notizia data dagli angeli. Stando alla logica umana, i pastori non erano certo i migliori. Essi erano considerati «tra i primi della lista delle persone impure e peccatrici che il Messia alla sua venuta avrebbe eliminato fisicamente. Per la loro condizione di vita, isolati nelle montagne e nei pascoli per gran parte dell’anno, a contatto solo con le bestie, erano per lo più dei bruti, selvaggi pericolosi che era sconsigliabile incontrare» (Alberto Maggi). Ma essi, ascoltate le parole degli angeli, si mettono in cammino per trovare il segno: un bambino avvolto in fasce, che giace in una mangiatoia. Può il Dio eterno, che i cieli non possono contenere, farsi uomo, humus, terroso e caduco come ogni cosa che abita sotto i cieli? Colui che con il suo spirito vivifica ogni cosa può farsi respiro fragile di un neonato? Il cibo degli angeli può essere deposto nella mangiatoia di una stalla? Ma i pastori erano lontani dalle dispute teologiche…essi lasciano le loro poche sicurezze e si mettono in viaggio: «Andiamo fino a Betlemme…».

Perché ritarda il Regno di Dio? La risposta, che ogni scolaro della sinagoga sapeva a memoria, era perché ci sono i dazieri, le prostitute e i pastori. Per Cristo, lui che è il regno di Dio in persona, non è così. Proprio ai pastori viene annunciato l’evento della sua nascita. Non sono essi i primi poveri in spirito che più tardi quel Bambino su una montagna proclamerà beati? I dazieri, poi, erano coloro che riscuotevano le tasse per i Romani e che quindi erano odiati dagli ebrei. Eppure Gesù ne chiamerà uno al suo seguito: «Vide un pubblicano seduto al banco delle imposte e gli disse: “Seguimi”» (Lc 5, 27) . E le prostitute? Donne schiave del piacere degli uomini, anziché considerare il loro corpo tempio dello spirito, ne facevano merce di scambio; eppure da una di loro Gesù si lascerà lavare (il greco dice hàptomy = palpare) e baciare i piedi. Questo è il Regno di Dio per Gesù. Egli ha libertà di poter scorgere nei pastori uomini in cerca di un Pastore pronto ad accoglierli nel suo gregge; nei dazieri uomini capaci di alzare lo sguardo dal banco delle monete per cercare quell’unico tesoro che promette felicità; nelle prostitute donne sofferenti che possono essere amate nonostante i loro peccati, e che amano ancora.

Questa è la differenza del Dio cristiano. In una città sperduta, in una mangiatoia di una povera grotta attorniata da pastori, si celebrano le nozze di Dio con l’umanità. Un’umanità non ideale ma concreta, fatta di gente che puzza di pecore, che vede soldi ovunque e che vende il proprio corpo … Buon Natale scomodo!


Fontehttps://flic.kr/p/4f74FZ
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Mi chiamo Michele Carretta, sono nato il dieci Aprile del 1986 e vivo ad Andria. Figlio unico, credo nei valori alti della famiglia, dell’amicizia, l’amore e in tutto ciò che umanizza la vita e la rende più bella. Mi piace leggere, andare al cinema, suonare e ascoltare musica. Attualmente sono laureando in Letterature comparate, con una tesi sulla Divina Commedia e il Canzoniere di Petrarca, e direttore dell’ufficio Musica Sacra della Diocesi di Andria.

2 COMMENTI

  1. Hai omesso di dire che il Signore ti ha dotato di una splendida voce e questo carisma tu lo metti a disposizione degli altri, cantando nel Duomo di Andria quando ci sono particolari “funzioni” liturgiche oppure per accompagnare una semplice Messa domenicale. Hai anche omesso di dire che – sul mensile diocesano “Insieme” scrivi degli articoli molto significativi che la gente legge (come la sottoscritta) e impara notizie che prima ignorava. Hai omesso di dire che sei sempre pronto ad … aiutare gli altri. Tutto ciò ti fa onore e ti fa emergere dalla “massa” dei giovani di oggi che, il più delle volte, non hanno valori e sprecano il loro tempo, quando non lo mettono al servizio di droga e di altre sostanze negative.

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