Il mese di giugno, solitamente, è un mese pieno di emozioni, colori e attese. Finisce la scuola, s’intravede la possibilità di andare in vacanza e ritorna sulle nostre tavole un frutto fresco, rosso, enorme e dissetante: l’anguria!

Cerchiamo di conoscerlo.

L’anguria è una pianta che appartiene  alla famiglia delle cucurbitacee: ne fanno parte cetrioli, zucca, zucchine e meloni. Stessa famiglia ma specie diverse.

È una pianta di origini africane. Il frutto in sé è chiamato peponide: la sua buccia è liscia e verde e il suo interno rosso per la presenza di licopene. Quest’ultimo è anche il responsabile del colore rosso di pomodori e peperoni, oltre a essere il responsabile dei poteri antiossidanti del frutto, utili alla prevenzione dei tumori. Le angurie tuttavia non sono solo rosse, esistono quelle gialle, arancio e addirittura bianche.

La polpa è costituita dal 92% circa di acqua. La restante parte è un mix di zuccheri, vitamine e sali minerali, cosa che la rende un frutto molto dissetante. Matura da maggio a settembre e il suo peso può arrivare anche a 20-25 kg. Dal punto di vista nutrizionale va detto che  per ogni 100 grammi di prodotto edibile, ci sono appena 20 calorie. Grazie all’elevata percentuale di acqua, inoltre, è un frutto molto diuretico, mentre i suoi semi contengono fibre alimentari con proprietà lassative.

Ma il suo vero nome è cocomero o anguria?

Il termine cocomero deriva dal suo nome in latino, cioè cucumis. In botanica il nome scientifico è cucumis citrullus ecco perché tradizionalmente è chiamato cocomero soprattutto in tutte le regioni dell’Italia centrale. Al Nord è più diffuso anguria mentre nelle regioni dell’Italia meridionale usiamo in entrambi i modi. A Napoli addirittura lo chiamano “melone di acqua”, come nel Regno Unito in cui appunto è denominato watermelon.

Perché “cocomero” lo sappiamo, ma perché “anguria”? Essendo un termine usato nell’Italia Settentrionale, molto probabilmente il termine deriva dal greco “angurion” che tradotto vuol dire appunto “cetriolo”.

L’anguria oltre a essere buona, dissetante e salutare è anche molto bella da usare per gli ornamenti. Le angurie infatti possono essere incise o scolpite in varie forme. Il lavoro è lento e richiede esperienza e pazienza, oltre che precisione e coltelli molto affilati, ma alla fine possono venirne fuori vere e proprie opere d’arte.

In Italia le varietà coltivate sono il cocomero di Pistoia e di Faenza. Nel nostro paese per la coltivazione sono dedicati circa 20.000 ettari da cui si ricavano circa 600.000 tonnellate di angurie l’anno.

Quest’anno per noi italiani non ci saranno i mondiali di calcio, ma lo stesso arriverà l’estate e il caldo. Ecco che anche quest’anno si ripeterà l’antico rito: consumare angurie in dolce compagnia in riva al mare o in campagna. E non mi resta che augurare a tutti una buona estate e con essa una buona anguria, o un buon cocomero, a seconda della regione in cui vi trovate.