Cronaca di un incontro da ricordare…
Una decina di giorni addietro ti telefonano Giulia ed Antonio (nomi d’invenzione, persone estremamente riservate, aliene dai laici riti dell’alta società, che amano nella vita quotidiana testimoniare la loro autenticità e disdegnano l’apparire alla ribalta), per invitarti ad una festicciola. Più volte sei stato ospite, a pranzo, a casa loro ed hai avuto sempre modo di apprezzare l’amabilità dei modi, la profonda sensibilità umana, la sobrietà della loro mensa ed il forte senso di accoglienza, pregi che al giorno d’oggi non vanno molto di moda.
Giulia motiva: “Sarà una festa semplice in famiglia tra persone che ci amano, a cui vogliamo bene. Una cara ricorrenza”. Pausa. “Ci tengo alla tua presenza, Mimmo, per me sei il fratello che la vita non mi ha donato”. Sussulti di gioia. La ringrazi. Poi, aggiunge: “Ci sarà anche Paolo Maddalena, emerito presidente della Corte Costituzionale, un nostro carissimo amico”.
Ti senti lusingato ed anche ammaliato dalla presenza dell’illustre ospite. Da tempo, infatti, lo corteggiavi culturalmente. Spiritualmente. Avevi letto diverse sue riflessioni giuridiche e le avevi trovate di altissimo rilievo dottrinale e di grande pregnanza democratica. Un’occasione ghiotta a cui non puoi assolutamente rinunciare. Caschi il mondo!
Sei a conoscenza, poi, che il giureconsulto sta promuovendo in tutta Italia la nascita di comitati miranti all’attuazione della Costituzione. E tu nell’ultimo referendum per un paio di settimane, otto/dieci ore al giorno, con le tue settantatré primavere in groppa, ti sei gettato a capofitto per spiegare con entusiasmo e determinazione alla gente l’importanza di difendere i valori della Costituzione, sistematicamente vilipesa, oltraggiata dalle forze politiche dominanti e da tanti cittadini, che non riescono proprio a dismettere i panni di sudditi o servi.
Nel mese di aprile, poi, avevi quasi lambito l’obiettivo. Ti era stata offerta la possibilità di ascoltarlo direttamente al Convegno “Ambiente e salute”, organizzato a Forlì dall’Università di Bologna, ma un improvviso malanno lo aveva inchiodato, febbricitante, a letto. E provasti una certa stizza in quell’occasione, mitigata, però, dalla lettura che della sua relazione “Risvolti giuridici dell’enciclica Laudato si’” ne aveva fatto Patrizia Gentilini, una coraggiosissima oncologa ed ematologa italiana che si batte indomitamente per la tutela della salute e del territorio.
Una scienziata a tuttotondo di cui l’intera Italia dovrebbe andare fiera. Con la sua delicata e minuta figura, aveva fronteggiato in un dibattito pubblico con argomentazioni stringenti, come una leonessa a cui vengono sottratto i cuccioli, un politico fiorentino, traboccante boria ed arroganza da ogni molecola del suo corpo, che a breve sarebbe diventato capo del Governo.
Pochi giorni addietro, infine, con una mail avevi sottoposto alla sua attenzione il grave problema del sottopasso pedonale che collega, a Barletta, via imbriani e via Canosa, dove ultimamente è stato installato un inutile ed inservibile servoscala che offende la dignità dei disabili e della nutrita folla di cittadini pesantemente penalizzati dalla presenza di scalinate, una seria ed invalicabile barriera architettonica.
Cominci in cuor tuo il conto alla rovescia. “Meno dieci, nove, otto… e finalmente, zero!”. La luna splende alta nel cielo, stasera. Un bel faccione. Ogni tanto, fa capolino tra il verde fogliame degli alti pini d’Aleppo, l’acre odore dei penduli rami di pepe selvatico ed i candidi grappoli dell’oleandro che, dondolandosi, lambiscono le teste dei convitati. Al passaggio di qualche raminga nuvola, si tuffa silenziosamente nel vicino mare Adriatico e, dopo alcune bracciate, emerge, fasciata da un’aura lattiginosa, fra le ammalianti note musicali degli amici che allietano il convito.
Il suo lucore ha mandato a spasso l’intero universo, ma non riesce ad offuscare la luminosità di uno studioso, nato alle falde del Vesuvio, forgiatosi nella lava incandescente tra cenere, lapilli e bombe, alieno da ogni forma di compromesso, che si è fatto da sé, senza sgomitare, senza elemosinare sostegno. Un “miracolato”, così si definisce. Umile, coraggioso, dal cuore grande, un picco dell’Everest, culturalmente ed umanamente, tra le tante colline, pianure e depressioni che caratterizzano l’asfittico paesaggio politico e culturale italiano.
Con il suo instancabile impegno giuridico esorta la gente ad avere fiducia in se stessi. A liberarsi dalle mille forme di schiavitù, a recuperare il rispetto della propria dignità, avendo come bussola la Costituzione. Il dominio, nelle sue variegate sfaccettature, non ha paura degli schiavi, è invece terrorizzato dai servi e dagli schiavi che diventano cittadini a pieno titolo, capaci di attuare la Costituzione. Il maliano Soumayla Sacko, infatti, era pericoloso, perché, come sindacalista, sapeva di essere uno schiavo. Non si rassegnava, lottava per la dignità, perciò è stato trucidato con una fucilata alla testa.
Passeggia come un amico di vecchia data sulle antiche basole di pietra calcarea della settecentesca costruzione incastonata in un bosco di ulivi della campagna pugliese tra Bisceglie e Trani. Non ti sembra vero, hai quasi la sensazione che le traveggole ti stiano tirando un brutto tiro.
Ora, è qui a due passi da te. Gli stringi la mano, mentre gli occhi fanno un tuffo nelle profondità delle vostre vite. Uniche, irripetibili, ma legate da un anelito di umanità. Alta. Ascolta, sì! ascolta con compostezza. Non ha fretta. Non mette addosso angoscia. Il tuo respiro è tranquillo. Il cuore non sobbalza. Provi l’impressione che stai chiacchierando con un amico di vecchia data. Risponde con dolcezza, con una semplicità strabiliante, ai tutti i quesiti che gli vengono sottoposti. Dai numerosi presenti. Rilancia, ed orizzonti inesplorati si aprono a occhi che vogliono guardare lontano, vedere la fantasmagoria di colori, sentire il ventaglio delle dolci fragranze del vivere civile, rispettoso di tutte le forme di vita.
Venite a sapere che ultimamente è stato contattato dall’attuale Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali Luigi Di Maio, perché fornisse la sua competenza per un dicastero, ma garbatamente ha declinato l’invito, non potendo sottoporre il suo fisico non più giovanissimo ad un impegno considerevolmente gravoso.
Dichiara francamente la sua perplessità sull’operato del Presidente Mattarella, suo ex collega, nella gestione della difficile trattativa relativa alla formazione del Governo appena nato. “La Presidenza della Repubblica”, precisa, “è un organo di garanzia, deve tutelare il rispetto della Costituzione, non deve minimamente intrufolarsi nell’orientare la vita politica del Paese. Il popolo è sovrano, la finanza non deve assolutamente interferire con la sovranità popolare”. Si ferma pensieroso un attimo, il suo volto si rabbuia, la fronte si aggrotta: “Purtroppo,” aggiunge, “in Italia ci si abitua molto facilmente agli stravolgimenti messi in atto da chi gestisce il potere. Non appena avrò l’occasione di incontrare il mio ex collega Sergio, gli esprimerò con fierezza e fermezza il mio vibrante disappunto”.
Momentaneamente si siede, mentre molti convitati, facendogli corona, rimangono in piedi. Evidentemente avverte lo strapazzo del viaggio. Subito, però, si rialza, precisando: “Ho assoluto bisogno di stare allo stesso livello delle persone, né più in alto né più in basso, e di specchiarmi negli occhi, per capire fino in fondo la lettera ed il senso degli interventi”.
Anche tu partecipi alla conversazione, mentre aghi di pino volteggiano odorosi nell’aria. Ti fai coraggio, sollecitato dall’atmosfera conviviale che si respira. Abbandoni “il lei”, che ti sembra fuori luogo e lo chiami “Paolo”. Un bellissimo nome che ti porta alla mente quello di Paolo Vigevano, il proprietario dell’emittente radiofonica “Radio radicale”, con cui negli anni Settanta, a bordo della sua “Mini” grigia, scorrazzasti per mezza Europa, finendo, l’anno seguente in Burundi a costruire una scuola di pietre con calce e cazzuola.
Non si scompone il Presidente, anzi l’intraprendenza gli fa piacere. E lo comunica compostamente con un sorriso, mentre effluvi di zagare ancheggiano sotto il naso: “Domenico, è bello far cadere ogni forma di diaframma formalistico ch allontana le persone, crea diseguaglianza, emargina”.
Una risposta analoga ti venne fornita, alcuni anni or sono, ad Arcevia, vicino Senigallia, in un convegno sulla urgente necessità di convertire l’agricoltura convenzionale in quella biologica, dalla già citata dottoressa Patrizia Gentilini, amica e profonda estimatrice di Paolo Maddalena.
Ancora una volta, oggi, ti viene offerta l’occasione di verificare che le personalità veramente gagliarde sono intrinsecamente autentiche e non hanno bisogno di corazzarsi con presidi verbali che creano muri. Non salgono in cattedra, neanche quando la loro cultura trabocca. Socrate non era da meno nell’antica Grecia. Preferiscono erigere ponti con le persone, sviluppare rapporti umani pregni di empatia, eretti all’insegna del rispetto e della valorizzazione reciproca, illuminati “dal cielo stellato sopra di noi e dalla coscienza morale dentro di noi”, epitaffio dell’amico Immanuel Kant. Per inerpicarsi insieme sulle montagne dell’amore, della conoscenza e della vita.
Al tuo arrivo la lunga mensa era semplicemente coperta da una tovaglia, ora invece trabocca di prelibatezze. Cibi semplici, genuini, salutari. Non ti meravigli. Conosci bene gli anfitrioni. Non può essere diversamente nella dimora di un esperto della salute che conosce profondamente il valore terapeutico di una sana e gustosa alimentazione e di uno stile di vita semplice.
Non parte l’arrembaggio, deprecabile costume sperimentato in altre occasioni. Gli ospiti, gente semplice che ad eventuali titoli attribuisce un valore relativo, civilmente, in punta di piedi, si appressano, ricolmano i loro piatti, ed, allontanandosi, il loro olfatto fa dilatare i polmoni, mentre gli occhi vengono ammaliati dalla ricchezza dei colori.
Tutti prendono posto, anche i bambini, mentre la musica delizia le orecchie, e la voce della cantante risuona sensuale nell’aria arricchitasi delle esalazioni della nera terra e dal profumo del mirto. Con lo sguardo perlustri tutti i tavoli, alla ricerca di quello dove si è seduto Paolo. C’è un posto libero, fibrilli di gioia.
Con gli altri commensali avevi avuto già modo di parlare. Una signora bionda, farmacologa, fine nei tratti e nei modi. Suo marito, Maurizio, un avvocato amministrativista. Giuseppina, un medico di famiglia. Una cardiologa napoletana, lunghi capelli biondi, tubolare collana turchese, vestito nero, tristezza nel suo viso. Con lei era stato imbastito un confronto, civile, rispettoso, sulla presenza di Garibaldi e dei Piemontesi nel Sud, una tragedia per la gente, una razzia per il territorio. Mentre i nomi dei responsabili, come quello del Generale Cialdini, continuano ancora a infangare la toponomastica italiana.
Arriva anche Giulia, indaffarata per tutta la serata nell’offrire affetto e calda accoglienza a tutti gli ospiti. Lanci uno sguardo alle sue pietanze ed a quelle di Paolo. Identiche alle tue. Alimenti tipici della dieta vegana, attenta alla salute, al rispetto degli animali ed alla salvaguardia del pianeta. Sorridi sotto i baffi, si fa strada una dieta dall’impronta ecologica lieve, rispettosa di altri esseri senzienti e della salute umana.
Un susseguirsi di interlocutori al vostro tavolo non danno tregua al Presidente. Sempre accogliente. Arriva anche Michele Ruggiero, coraggioso ed integerrimo magistrato della Repubblica di Trani, esperto di problematiche finanziarie, su cui si erano scagliati con virulenza opinionisti da strapazzo e pennivendoli asserviti alle esigenze del capitale e della finanza globale. Si era permesso, lui, una pulce, il pubblico ministero di un tribunale di provincia di indagare agenzie di rating. La sua amarezza di leale servitore dello Stato freme di dignitoso sdegno per essere stato lasciato solo, nelle parole “evidentemente ci sono delle verità che è bene restino sullo sfondo”.
Data la sua presunta incompetenza, il Parlamento gli tributò, invece, l’onore di designarlo consulente della commissione bicamerale banche. Doveva valutare l’operato della commissione bancaria, relazionandone il profilo della condotta messa in atto all’Istituzione legislativa.
Arriva una signora, che non conosco. Riprendendo le parole dell’Enciclica “Laudato sì’” il giurista mormora: “Abbiamo bisogno, in modo ineludibile, che la politica e l’economia, in dialogo, si pongano decisamente al servizio della vita, specialmente della vita umana”.
Merita proprio un dono, Paolo, come testimonianza di affetto e di stima. Telefoni, perciò, all’amico Marvulli Raffaele e gli chiedi se puoi regalare il suo bellissimo libro “Racconti e ricordi di Bisceglie”, unico nel suo genere, un’opera d’arte della civiltà contadina, che tutti, proprio tutti in ogni contrada del Bel Paese dovrebbero leggere. Acconsente, si sente persino onorato. Lo preghi, perciò, di rimanere al telefono, e a distanza le due belle, autentiche persone si parlano.
Il tempo passa. Inclemente. La lancetta piccola lambisce il numero quattro. Gli strumenti musicali riposano da tempo, ma la musica della natura generata dal dolce mormorio delle washingtonie, delle palmae humiles, dei pini, degli oleandri, dei tigli e dei numerosi ulivi, tra i quali giganteggia un patriarca della natura coetaneo di Federico II di Svevia, risuona lievemente. Dalla terraferma si muove una leggera brezza verso il mare, le cui onde si sono addormentate sui fondali. La luna da un po’ ha preso congedo. Ha da percorrere un lungo tratto della sua orbita, la bella vagabonda che fa sognare cuori e poeti. Risplendono di nuovo le stelle, gli ultimi ospiti si congedano, ed il verde cancello con un tonfo chiude la bellissima festa. Grazie. Di cuore. Amici autentici. Vi voglio bene.