FRA INQUINAMENTO, CAMBIAMENTI CLIMATICI E DISEGUAGLIANZE ECONOMICHE.
A Forlì, il 23 e 24 marzo scorsi, si tiene il Congresso “Ambiente e salute nel 3° millennio”. Cartoncini bianchi, piegati longitudinalmente, accolgono con semplicità nomi e cognomi. Eppure, titoli accademici e professionali, ne hanno a iosa. Medici, scienziati, giuristi, ingegneri, dirigenti dell’Asl venuti da tutt’Italia a Forlì, il 23 e 24 marzo. Un vezzo di asciutta sobrietà, che viaggia controcorrente nel mare straripante del patinato e borioso apparire. Nell’aria aleggia il profumo dell’umiltà, della passione, della competenza.
Denunciano… che la vita sul pianeta azzurro corre gravissimi rischi… che la salute individuale e collettiva dei cittadini è seriamente in pericolo.
Quante strade deve percorrere un uomo
prima che tu possa chiamarlo uomo?
Dalle comode poltroncine, numerosi professionisti del mondo sanitario, sentinelle della salute sul territorio, ascoltano, prendono nota, digitano, hanno fame di sapere, ed un sommovimento di pensieri, sentimenti ed emozioni sconvolge i loro animi. Anche il tuo. Dubbi, certezze, paura, angoscia, sgomento, rabbia, speranza, determinazione a lottare trapelano dai visi. Mani, frementi. Sembra che abbiano voglia di battere i pugni nell’ascoltare nefandezze contro cui, per impotenza, non si può far nulla.
E quanti mari deve navigare una bianca colomba
prima di dormire sulla sabbia?
Chiaro, inequivocabile, allarmante ed anche propositivo il messaggio, lanciato dal Congresso “Natura e salute” nella sede dell’Università. Urlato con un sorriso sulle labbra, con un linguaggio fermo ed una pacata compostezza. Con onestà intellettuale, senza genuflettersi allo strapotere delle multinazionali dell’industria chimica, farmaceutica, agroalimentare. Senza lasciarsi soggiogare dai palazzi del potere politico.
Estremamente complesso il problema da affrontare, impegnativo. Difficile da dipanare. Riguarda le relazioni tra la natura e l’uomo. Oggi. Nell’antropocene, attuale era geologica. Sono molti i fattori in gioco. Occorre, uno studio multidisciplinare integrato, perciò, che lo inquadri con una metodologia adeguata, facendo ricorso a prospettive analitiche convergenti.
Il primo sasso nello stagno lo lancia, l’epidemiologia, lo studio della frequenza, della distribuzione e dei determinanti di salute e malattia nelle popolazioni. Diversi sono i fattori, esterni o interni all’organismo, che agiscono contemporaneamente o successivamente. Un ruolo considerevole lo giocano, i determinanti ambientali e sociali. Che sono molteplici. E spesso scalzanti, nefasti.
E quante volte devono volare le palle di cannone
prima di essere proibite per sempre?
Gli operatori delle scienze della Terra e della salute, da tempo, li hanno individuati e sottoposti nelle sedi opportune all’attenzione del mondo politico, economico, finanziario, culturale, sia nazionale che globale.
Bollettini di guerra di tutti contro tutti, persone, animali e cose. In ogni luogo e momento. Ad ogni quota. Si salvi chi può! E a farla franca non sono certo i soggetti più fragili. La comunità internazionale è incapace di cooperare, pur trovandosi di fronte ad una minaccia incalzante ed incombente. Prevale l’irrazionalità. Le semplici scelte da adottare confliggono con gli interessi macroscopici di un manipolo di soggetti e di entità finanziarie che arraffano nelle loro grinfie un incommensurabile patrimonio di ricchezze. Probabilmente, occorre un fortissimo shock per spingere le classi dominanti a responsabilizzarsi, intraprendendo un’azione di radicale cambiamento. Ma potrebbe arrivare quando irrimediabilmente si spalancherà il baratro.
La risposta, amico mio, soffia nel vento,
la risposta soffia nel vento.
Anche l’epigenetica racconta la sua lettura della realtà. I ricercatori, partendo dagli studi fatti su gemelli omozigoti hanno riscontrato che essi nascono con lo stesso patrimonio genetico. Crescendo, si differenziano a causa dell’ambiente naturale e sociale, dello stile di vita, delle emozioni e delle sofferenze provate, che possono influire e cambiare l’espressione di alcuni geni. Ancora responsabilità personali ed ambientali.
Un ruolo rilevante nella partita ingaggiata dall’uomo sulla Terra lo svolge l’economia. Lineare! A partire dalla rivoluzione industriale, si è scatenata una frenetica corsa al saccheggio indiscriminato con una politica estrattiva forsennata, il ricorso a combustibili fossili. Discariche, inceneritori e depuratori che non bastano mai.
E quanti anni può esistere una montagna
prima di essere erosa dal mare?
Le disastrose conseguenze sono sotto gli occhi di tutti: il grado di contaminazione dell’aria, dell’acqua e del suolo e l’innalzarsi della temperatura è preoccupante per la salute di tutti gli esseri viventi, per la qualità della loro vita.
E quanti anni possono gli uomini esistere
prima di essere lasciati liberi?
Bisogna invertire da subito la direzione di marcia, seguendo un altro modello economico. Circolare. Mutuato dalla natura. La biodiversità va salvaguardata. Le limitate risorse della madre terra, prelevate ed utilizzate con oculatezza, parsimonia e rispetto, perché occorre dar loro il tempo di rigenerarsi. L’energia, ottenuta dal sole, dall’acqua e dal vento. La mobilità, rallentata e… sui mezzi pubblici. Il tasso demografico, contenuto. Invece…tutto procede a scatafascio, perché la crisi è antropologica.
E quante volte può un uomo volgere lo sguardo
e fingere di non vedere?
La risposta, amico mio, soffia nel vento,
la risposta soffia nel vento.
Risuona nella sala del Congresso una miriade di preoccupate riflessioni, accompagnate da saggi e pietosi suggerimenti. In questa narrazione se ne privilegiano, alcune – che peccato! – solo per esigenze di spazio. “Che l’inquinamento atmosferico ha raggiunto livelli di allarme… che le conseguenze sono a carico di tutte le età, in particolare delle persone più fragili… che le cellule germinali vengono danneggiate dal particolato… che le microscopiche particelle interferiscono anche con le cellule staminali… che il particolato attraversa la placenta e raggiunge il feto… che un quarto delle morti è attribuibile a cause ambientali… che l’aumento della temperatura ha effetti deleteri sulla salute… che l’acqua per i cambiamenti climatici, comincia a scarseggiare… che occorre proteggere fiumi, laghi, falde idriche… che il glifosate è pericoloso… che sono migliaia le molecole chimiche interferenti con le funzioni più complesse dell’organismo… che l’uso massiccio di pesticidi, erbicidi, insetticidi contamina suoli, acque superficiali e profonde… che le sostanze tossiche arrivano sulle nostre mense… che le multinazionali hanno il controllo delle nostre vite…che bisogna privilegiare gli alimenti di agricoltura biologica… che la prevenzione primaria deve essere in cima ai pensieri ed alle azioni di tutti.”
E quante volte può un uomo volgere lo sguardo
e fingere di non vedere?
Del rapporto tra l’uomo e la natura si è interessata ultimamente l’enciclica di Papa Francesco. Molto lucida e preoccupata. Ma quali sono i riflessi giuridici che se ne possono trarre nel territorio italiano? La nostra Costituzione pone in equilibrio e, quindi, in armonia tra di loro il valore “uomo” ed il valore “natura”, che sono stati orrendamente sacrificati, soprattutto nell’ultimo ventennio, come testimoniano la difficoltà di trovare lavoro e la devastazione del territorio nazionale.
La risposta, amico mio, soffia nel vento,
la risposta soffia nel vento.
La responsabilità è da addebitare al sistema economico finanziario, squilibrato. Impostosi a seguito della decisione di Nixon, nel 1971, della non convertibilità del dollaro in oro. Da quel momento si passa dalla “economia dello scambio” alla “economia della concorrenza” con la conseguenza della “finanziarizzazione” dei mercati. Congiuntamente, diventa ruggente il pensiero e l’azione del neoliberismo, e a tutti i popoli viene imposto di non ostacolare con vincoli giuridici, giudiziari e politici gli operatori economici e finanziari.
E quante volte deve un uomo guardare in alto
prima di poter vedere il cielo?
E quanti orecchi deve avere un uomo
prima di poter sentire gli altri che piangono?
I nostri governanti senza batter ciglio si piegano alla dominante logica di mercato. Solo dolosamente responsabili della perdita di sovranità del Paese, perché varano leggi anticostituzionali, il cui scopo palese è il perseguimento degli interessi particolari delle banche e delle multinazionali, a discapito di quelli generali riguardanti l’intera comunità politica e quella biotica. “Si indebolisce, di conseguenza, lo stato sociale, tagliando le spese per la sanità, l’istruzione, la ricerca, la protezione dell’ambiente e persino le spese per la sicurezza e la giustizia.”
E quante morti ci vorranno prima che lui sappia
che troppi sono morti?
Occorre urgentemente tornare a riapplicare la Carta costituzionale, facendo valere il “diritto collettivo” della comunità nella tutela e valorizzazione dell’uomo e dell’ambiente, riscoprendo il valore della funzione sociale della proprietà privata.
Da un punto di vista sociale occorre… eliminare le diseguaglianze… cambiare gli stili di vita… incrementare l’agricoltura biologica, l’artigianato… gestire il turismo in modo accorto e consapevole… evitare il consumo di altri suoli agricoli…impedire le emissioni di gas tossici… riattivare l’economia con la partecipazione dello Stato in opere infrastrutturali.
La risposta, amico mio, soffia nel vento,
la risposta soffia nel vento.
Durante i due giorni del Congresso, più volte la musica e le parole della canzone “Blowin’ in the wind” di Bob Dylan, intervallate nel testo, risuonano nei cuori e nelle orecchie di quanti hanno voglia di ascoltarle e si impegnano fattivamente a creare crepe nelle muraglie erette per proteggersi da chi guazza nelle paludi del potere!