Lo scorso 25 maggio 2020, Michele Ruta, andriese trapiantato a Mantova dove lavora in Posta, sopravvive ad un terribile incidente in moto. A dicembre dello stesso anno pubblica il suo primo libello, “25” (nulla accade per caso), Vidiemme. Un numero o, forse, un destino, l’amore per la vita decantato in versi che sfuggono alle dinamiche del fato, e sugellato dalla preziosa prefazione, fra gli altri, di Eros Ramazzotti

Ciao Michele. Al di là della numerologia, che significato assume il “25” nella tua silloge?

25 è il giorno in cui sono nato, 25 il giorno in cui mi consegnarono il casco nuovo comprato su Amazon, 25 il numero del letto d’ospedale. Ho riflettuto tanto su queste fortuite coincidenze nei mesi trascorsi in ospedale. Il 25 decisamente mi porta fortuna!

Per chi, come te, è sopravvissuto ad un gravissimo incidente, l’Amore resta ancora, citandoti, “un prezzo troppo alto da pagare”?

La risposta a questa tua domanda si trova tatuata sul mio braccio sinistro: “AMOR VINCIT OMNIA”

Non è il solito brocardo latino che fa figo, ma la convinzione che, nonostante tutto, nonostante ci sia un prezzo alto da pagare, l’amore (nel senso ampio del termine) vince su tutto.

Da dove deriva quella “fame di tempo” che si legge tra le righe della tua poetica?

La fame di tempo che a volte si legge tra le righe delle mie poesie è la paura di non avere tempo a sufficienza. Tempo per amare, per voler bene, per sorridere. A volte mi sembra di vivere in costante debito bei confronti del tempo, e cerco di ottimizzare al meglio le giornate della mia vita.

Come mai hai scelto di pubblicare 48 liriche e perché hai dato loro un imprinting di pura essenzialità?

48 è il numero casuale delle poesie raccolte (ne ho scritte molte di più) ho fatto una cernita di quelle più significative per me, e di quelle scritte in questi mesi d’ospedale. L’essenzialità è il vestito che preferisco dare alle mie liriche. Definirmi poeta è troppo, poeti sono Montale, Ungaretti, Quasimodo, Leopardi, io sono uno “scolaro“ che scrive pensieri , più o meno gradevoli.

Quale rapporto ti lega ad una grande firma del cantautorato italiano, Eros Ramazzotti?

Anche qui il caso, l’ho conosciuto anni fa in un suo ristorante a Milano. Conoscevo e conosco tutte le sue canzoni a memoria. Devo ringraziare mia cugina Rossella, l’ha contattato spiegandogli che sono un suo grande fan, ed ero in coma a causa di un incidente in moto. Mi ha inviato in video messaggio di pronta guarigione, poi abbiamo chattato durante la mia degenza, e gli ho chiesto di buttare giù due righe per la prefazione del mio libro.

Detto fatto. Un vero e speciale amico.