Ad un anno dalla scomparsa del famoso docente, pubblicata un’opera che racconta gli albori della nascita della Facoltà barese

Nell’alveo delle celebrazioni che stanno accompagnando i trent’anni dall’istituzione del Politecnico di Bari e della Facoltà di Architettura, viene reso un doveroso tributo al docente che con dedizione e caparbietà seppe tramutare in realtà il sogno di vedere realizzato nel capoluogo barese la sua École d’Architecture: Claudio D’Amato Guerrieri (Bari, 22.12.1944 – Roma, 6 agosto 2019).

Nell’opera «Claudio D’Amato Guerrieri e la “scuola barese” di architetturaa trent’anni dall’istituzione del Politecnico di Bari e della Facoltà di Architettura», curato da Giuseppe Fallacara e Amerigo Restucci, edito da Gangemi (528 pagine, 48 euro), n.76 della Collana Archinauti,ottanta voci ripercorrono le passioni, i principi ispiratori del progetto, ma anche gli incontri e le amicizie che portarono alla realizzazione di un agognato sogno divenuto poi una formidabile creatura.Un progetto di scuola modello in Italia, contrassegnato da una sua precisa identità.

La poderosa opera, corredata da disegni, schizzi, foto ma anche da cimeli personali, riesce a far comprendere, non solo alle giovani matricole e ai futuri architetti, quanta dedizione e forza di carattere sia stata necessaria per veder realizzato nel capoluogo regionale questo ambizioso percorso di studi universitari.Indubbiamente una meritata conquista per la società pugliese, come sottolineano le testimonianze dei rettori del Poliba, in ordine temporale: Umberto Ruggiero, Eugenio Di Sciascio e Francesco Cupertino.

Fallacara e Restucci, che prima ancora di essere appassionati scrittori sono degli autorevoli docenti universitari, iniziano il loro racconto nel 1989-90, quando venne istituita prima la Facoltà di Architettura e successivamente il Politecnico nel quale confluirà la facoltà. Grazie al lavoro svolto a Roma presso la Scuola di Architettura e all’insegnamento del suo maestro e mentore Paolo Portoghesi, Claudio D’Amato Guerrieri decide di portare in Puglia l’idea di dar vita ad un architetto colto, attraverso l’acquisizione di competenze artistiche, umanistiche e tecnico-scientifiche, coniugando tradizione e culto della storia, proprio attraverso l’innovazione.

La sua intuizione fu quella non di puntare alle performance della tecnologia imperante in quegli anni ‘90 ma confrontarsi con il “terreno” pugliese dove da sempre è esistita la sua distintiva risorsa: la pietra, simbolo e testimone cangiante di cultura. E’ così che diventa fautore di questo rapporto, per dimostrare che i nuovi strumenti possono, attraverso un innovativo progetto didattico, dare luce, vita, all’antico Dna dei pugliesi, protesi nella cultura del Mediterraneo. Ne diventa Preside dalla fondazione, nel 1990, e successivamente Direttore del Dipartimento di Ingegneria Civile e dell’Architettura (Dicar il suo acronimo), sino alla fine della carriera, nel 2015. Ma attento e scrupoloso qual era, resta attivo anche dopo per “proteggere, programmare” il futuro di quella considerata come la sua unica “figlia”, la scuola barese d’architettura.


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Nato a Bari nel 2003, vive e frequenta il Liceo Scientifico “Leonardo da Vinci” a Bisceglie. Si definisce un amante delle materie scientifiche, pratica il calcio amatoriale e l’attività fisica e tifa per il Milan, per il quale nutre una autentica venerazione. Ama il mare e la campagna, il buon cibo e la vita all’aria aperta. Musicalmente preferisce ascoltare brani italiani, in special modo quelli di Ultimo e Tommaso Paradiso, ma ascolta anche brani stranieri, come quelli di Shawn Mendes e Bruno Mars. Non rinuncia mai ad una serata in compagnia di amici, specie se sono quelli con i quali è facile parlare di sport ma anche di altri piaceri come quelli de la bonne vie. Desidera viaggiare e visitare in particolare le città d’arte. Scrive per esternare le sue passioni.