Danilo Venturini, è un insegnate yoga di origini trentine e co-fondatore dell’Associazione Yoga per Tutti di Andria nata nel 2008. Una vita intera dedicata allo yoga ed alla spiritualità.

Saluto Danilo, tornato nella sua amata Puglia per le vacanze estive, in un periodo decisamente triste per la nostra terra date le recenti tragedie… Chiacchiero un po’ con lui e gli chiedo, fra le tante cose, come e se lo yoga possa influenzare la nostra società e apportare quindi delle modifiche positive su larga scala.

Danilo, per i non addetti ai lavori, puoi spiegarci cosa è lo Yoga?

Yoga in sanscrito vuol dire unione, nello specifico è l’unione fra coscienza del sé individuale e coscienza infinita universale. Lo yoga non è altro che un metodo per il raggiungimento di questa unione. Lo yoga tradizionale, Raja Yoga, che vuol dire Yoga Reale, ha come obiettivo quello di purificare corpo e mente per la realizzazione finale; in uno dei testi classici dello yoga, scritto da Patanjali nel V secolo d.C., viene indicato, sotto forma di aforismi (Yoga sutra), il percorso da seguire per liberarsi dalla sofferenza e dalla schiavitù della mente, un percorso fatto di otto gradini o membra.

Il Raja di Raja yoga, invece, è il metodo che ho deciso di seguire, un metodo proposto da un maestro di yoga moderno chiamato Shrii Shrii Anandamurti: differisce dal classico Raja yoga per alcuni dettagli che riguardano la pratica meditativa.”

Quanti anni avevi quando hai iniziato il tuo percorso yogico e come mai ti sei affacciato a questo mondo?

Avevo 20 anni quando ho iniziato ad interessarmi allo yoga, a 20 anni si è molto curiosi, la motivazione iniziale è stata la curiosità infatti, in seguito si è trasformata in attrazione e questa attrazione ha lasciato posto poi a degli effetti benefici reali che avvertivo man mano che praticavo con costanza, mi sentivo sereno e questo andava di pari passo con l’inizio di una dieta vegetariana, fu una vera e propria rivelazione.

Inizialmente con degli amici avevamo una sorta di “comune” e assieme praticavamo uno “Yoga spontaneo”, si leggevano testi e si praticava una meditazione molto semplice. Dopo un anno avvertii l’esigenza di un metodo ben preciso da seguire e un maestro di riferimento che non si fece attendere. Il maestro arrivò sotto forma di monaci missionari che viaggiavano per il mondo e insegnavano il metodo Raja di Raja, monaci che appartenevano ad un’organizzazione internazionale nata in India chiamata Ananda Marga che significa “il sentiero della beatitudine”. Un sentiero non è un’autostrada facile e diritta, ma tortuoso e pieno di ostacoli, che conduce ad una meta difficile da raggiungere ma ambitissima, la beatitudine per l’appunto.

Danilo, ispirato dai monaci missionari dell’Ananda Marga e dal suo Guru inizia questo percorso, un percorso interiore che lo porterà in giro per il mondo. Si trasferisce in Germania per un training di studio durato due anni, più un terzo anno in Svezia conclusosi con il titolo di acharya; acharya vuol dire colui che insegna attraverso il suo esempio. Raggiunta la formazione completa divenne a sua volta missionario, inviato in Giappone con degli incarichi precisi a livello organizzativo.

Come può migliorare la qualità della vita di una persona che affacciandosi alle pratiche yogiche deve comunque destreggiarsi in un contesto sociale decisamente difficile, caotico e stressante?

La società con le sue distrazioni sicuramente non facilita il percorso spirituale, l’ideale sarebbe praticare in un luogo ameno, scevro da inquinamenti di ogni sorta, ma sappiamo che non è sempre possibile. Il metodo del nostro maestro è stato messo appunto affinché possa essere praticato anche nel contesto cittadino. In questo caso pero è necessaria, oltre alla guida del maestro e il metodo, una forte motivazione e la frequentazione di persone che praticano o che hanno un determinato approccio verso la vita, il gruppo è importante.

Lo yoga può cambiare il mondo, o comunque attraverso lo yoga puoi provare a cambiare te stesso, il benessere individuale produce altro benessere. In questo senso può la società intera beneficiarne?

Quando una persona sta meglio mentalmente e fisicamente, inizia a nutrire anche la propria parte spirituale, esprime nella propria cerchia di amici e familiari il proprio benessere individuale, basterebbe questo affinché ne possa beneficiare la società. Il lavoro spontaneo di una persona che racconta le proprie esperienze positive può però non essere abbastanza per influire sull’andamento positivo della società intera, ecco perché all’interno dei gruppi di praticanti yoga vengono organizzate attività che hanno come fine ultimo il benessere dell’individuo come singolo e dell’intera comunità. Ad esempio, l’Ananda Marga segue diversi progetti: di aiuto e soccorso in caso di calamità, progetti di educazione neo-umanista, progetti volti al miglioramento dell’economia come il PROUT… l’organizzazione a cui appartengo è molto attiva in questo senso, il suo motto è infatti “Autorealizzazione e servizio per l’umanitá” e per umanità si intende qualsiasi tipo di essere vivente.

Nel mio caso lo yoga ha proprio trasformato la mia vita, forse nel periodo in cui mi sono avvicinato alla pratica cercavo, come tutti, una via di uscita dai miei conflitti interni ed esterni. Non ero felice, ma già dal primo approccio le cose cambiarono, il respiro è fondamentale, l’abitudine al respirare in un certo modo ha innescato un cambiamento radicale. C`è chi arriva al cambiamento attraverso l’approccio spirituale, chi attraverso la pratica delle asana (posizioni), chi anche attraverso letture spirituali che sono fondamentali in questo percorso.

Quale lettura ti senti di consigliare a chi si approccia inizialmente alla pratica yogica?

Personalmente, nel periodo in cui iniziai a praticare yoga fui molto ispirato da un libro in voga all’epoca: Autobiografia di uno yogi, del maestro Yogananda, potrei consigliare anche libri di Raja yoga del maestro Sivananda e Biopsicologia Tantrica di Christian Franceschini, un manuale di pratiche yogiche posizione, respiro, alimentazione.

Nel tempo lo yoga dal suo approccio tradizionale si è evoluto molto e conosciamo diverse scuole di pensiero, diversi filoni che si sono poi sviluppati negli anni, la bibliografia è immensa e per tutti i gusti.

Il respiro consapevole è il primo passo per restare in contatto con sé stessi, un piccolo passo per un gande cambiamento. Respirate.