Stiamo assistendo ad uno dei più grandi eventi politici degli ultimi anni in Europa. Un giovane ingegnere prende per mano e risolleva dallo sfacelo, per ora solo morale, il proprio Paese, fino a ieri guidato da una classe politica inefficiente, mostratasi incapace nel dare una svolta alla crisi ed alla corruzione che ne hanno devastato lo sviluppo. Tzipras, fermo e deciso nelle proprie convinzioni ideali, con l’ingenuità dettata dalla coerenza politica, ha gridato all’Europa la storica frase: “Il Re è nudo!”. Un grido che ha svegliato il popolo greco dal torpore e dalla confusione creata dalla politica europea e dal potere della finanza; quest’ultima ormai incide e decide sulle sorti dei Paesi (quelli deboli) incurante delle popolazioni, delle loro sofferenze e di tutto quanto porta con sé il “debito pubblico”, in ogni occasione drammaticamente usato ed abusato.

Il giovane leader greco è riuscito a concretare quanto altri ululanti demagoghi italiani e stranieri, con le loro quotidiane minacce, non sono mai riusciti a realizzare: si sono appagati nel rovesciare giornalmente, sulla stampa ed in tv , insulti e frecce avvelenate contro tutti e tutto, con il solo risultato di prospettare, il più delle volte, assurde e grottesche proposte, e rendere il potere della troika e, soprattutto, di chi regge le fila della finanza sempre più impermeabile alle critiche ed agli attacchi.

Tzipras ha, in particolare, il merito di aver letto con intelligenza la situazione del suo Paese; ha calcolato con realismo la forza dei propri avversari dentro e fuori della Grecia e lavorato ad un programma che, senza eccedere in maniacali ed impossibili scontri frontali, comunque, costringerà la controparte europea a venire a patti non con un leader, ma con l’unica forte e vitale esigenza della gente.

“La principale priorità è quella di affrontare la crisi umanitaria che sta vivendo il Paese a causa dei tagli imposti dall’austerity.Il popolo ci chiede di combattere per difendere la sua dignità”: un principio, enunciato da Tsipras nel giorno della sua nomina, che non è negoziabile su alcun tavolo e che richiede il rispetto da parte di tutti coloro che agiatamente siedono sugli scranni di Bruxelles ed ai posti di comando delle Banche. Una bandiera che ha condotto il suo partito ad ottenere la maggioranza quasi assoluta nel Parlamento e un’apertura di credito da parte di numerosi politici europei.

Sono bastate poche ore per varare il nuovo Governo e nominare i 10 nuovi Ministri: questo, per chi è abituato a vedere le lunghe ed innumerevoli contrattazioni, i ricatti, le ritrattazioni, le mezze promesse, i tradimenti, i franchi tiratori e quant’altro ci propina normalmente la nostra politica, rappresenta un segnale inequivocabile di rinnovamento. Quello che si percepisce, tra l’altro, del nuovo Governo greco è una decisa volontà di non abbandonare i problemi della gente nei meandri della politica, e la storia di Tsipras e del suo partito ne sono garanti.

Perché, ci si deve chiedere, negli altri Paesi della Ue dove la crisi non è stata forse meno indolore, non ci sono stati altri Tzipras o Syriza a svegliare la gente ? Perché nel nostro Paese siamo scivolati in una serie di “riformicchie” all’Italiana per tenere buona le gente, senza che nessuno sia stato in grado di parlare al Re Nudo ? Eppure, ad un certo punto sembrava che l’ M5S stesse per avviare una forza innovatrice, per alzare un vento che avrebbe spazzato tutto il vecchio della politica e della collusione della stessa con i poteri forti della finanza. E la parabola sembrava procedere parallela e quasi contemporanea a quella di Syriza. Una prima uscita alle elezioni parlamentari con entusiasmanti percentuali al di sopra del 20% e nutrita rappresentanza parlamentare. Poi, i due movimenti hanno preso strade differenti.

Se Tzipras ha saggiamente e coraggiosamente lavorato con la politica e nella politica, ma tenendo ben salda l’immagine del Paese e della gente, da parte italiana non si è concretizzata nessuna evoluzione in tal senso; si è continuato a sbandierare una dubbia supremazia della rete, a ricevere pizzini e diktat dall’Innominato, a respingere ogni idea di struttura organizzativa, ad avvolgersi attorno a se stessi in inutili rifiuti su ogni questione, in definitiva a non aver elaborato nessun realistico programma per la ripresa del Paese. Questi i sentimenti di molti, come lo scrivente, che avevano sperato in una Syriza italiana e non “all’italiana”.

D’ora in poi, i problemi dei Greci saranno tanti e non facilmente sormontabili, ma la gente saprà che finalmente ha un Governo dalla loro parte che, come Davide, dovrà e potrà combattere il Golia finanziario; quella diabolica ragnatela politico-finanziaria che non si rassegnerà facilmente a ricevere un affronto dalla piccola Grecia. Perché un cedimento potrebbe portare con sé i germi di un contagio negli altri Stati in sofferenza, nei quali i focolai della crisi e della rivolta sono ancora accesi e le ferite ancora aperte nella dura sopportazione di forti restrizioni; nel terrore della incombente minaccia di default.

Per molti, però, compresa l’Italia, il Re non è ancora nudo.