Quanti sepolcri imbiancati aspettano la sentenza della magistratura? Un alibi, per giustificare la propria condizione pilatesca
“Attendere inattivi e restare ottusamente alla finestra non sono atteggiamenti cristiani”. È Bonhoeffer che parla, che …paga con la vita la sua scelta di compromettersi, di agire nella storia con coerenza, di accettare anche il pericolo. Disponibile persino ad assassinare il dittatore tedesco, contro cui moltissimi sedicenti democratici si mossero con passi felpati, anche quando non avevano nulla da rischiare!
Quanti democratici di oggi, laici o animati da profonda fede religiosa, sarebbero disposti a cogliere il senso profondo delle riflessioni di Dietrich, dei suoi coerenti gesti ed a imitarne la testimonianza? Quanti plaudono all’operato del razzista Salvini?
Quanti sepolcri imbiancati aspettano la sentenza della magistratura? Un alibi, per giustificare la propria condizione pilatesca. Non sono, infatti, abituati a schierarsi, a mettere in gioco la propria faccia, a scegliere da che parte stare a rinunciare a privilegi e benessere epidermico. “Che in prima linea vadano gli altri!” dicono in cuor loro, così essi potranno sempre indossare la casacca più conveniente.
Sulla linea inaugurata dal grande teologo tedesco si era già mosso anzitempo nel passato lo sparuto gruppo di docenti universitari, 12 su oltre duemila, tra cui il molfettese Gaetano Salvemini, che rifiutando di prestare giuramento allo Stato Fascista perdeva la cattedra universitaria, unico suo sostentamento economico, ed ogni sera era costretto a cambiar dimora per tutelare la propria incolumità fisica.
Questa strada imboccherà Danilo Dolci, quando nel lontano 1956, disobbedendo alle leggi dello Stato Italiano, venne processato per resistenza e oltraggio a pubblico ufficiale, istigazione a disobbedire alle leggi ed invasione dei terreni. Lo studioso triestino era sceso fino in Sicilia per aiutare la gente della Sicilia ad emanciparsi dalla povertà, dalla sudditanza culturale e politica, dalla subalternità alla criminalità, avvalendosi dell’arte maieutica, che lo coinvolgeva in prima persona.
Quando venne incriminato si schierarono dalla sua parte Elio Vittorini, Carlo Levi, La Pira, Piovene, Guttuso, Zevi, Bertrand Russell, Moravia, Bobbio, Zavattini, Silone, Capitini, Sylos Labini, Eric Fromm, Sartre, Piaget.
Mimmo Lucano il sindaco di Riace, meno famoso di Danilo Dolci, che con il suo gesto riuscì ad incidere sul diffuso senso comune e sulle leggi della Repubblica, elusive sovente dei principi della Costituzione, si muove nello stesso solco. Ma quanti in Italia ed all’estero si schiereranno dalla sua parte, persone famose e comuni cittadini, spesso trepidanti per una paura indotta da politici rampanti, che non intendono incidere minimamente sulle vere cause dei flussi migratori?
Il Sindaco di Riace non ha avuto altra scelta, è ora accusato di aver violato una legge ingiusta e disumana, che discrimina le persone in base al colore ed alla condizione sociale, economica e culturale, cocci di terracotta che riempiono le carceri, mentre i colletti bianchi la fanno quasi sempre franca. In Italia.
“Resistenza e resa” è uno dei libri di Bonhoeffer, e Mimmo resiste civilmente ad una legge che è una vera a propria provocazione, un’offesa nei confronti di chi crede nei valori della persona umana, che ha diritto a vivere con pienezza la propria esistenza.
Forse con l’eventuale resa dovrà sottostare alla sentenza di giudici avvezzi a volgere le spalle ai valori profondi della Costituzione. Ma la condanna equivarrà ad una onorificenza conquistata sul campo, ed i cittadini a tutto tondo potranno andare fieri di lui, che con il suo operato politico, in difesa dei migranti, costringe molte coscienze a pensare, a schierarsi, a sperare che le forme di legalità obsoleta cedano il passo alla legalità scolpita nelle pagine della Costituzione. Un sincero plauso!