Cefalea è il termine scientifico per indicare il solito, perenne e inaspettato mal di testa, quando la “capa gira”, e magari può persino comportare uno svenimento.
È un dolore che non si irradia unicamente nella zona del capo, ma scende anche a livello del collo. Solitamente la cefalea è legata a diverse patologie, come sintomo primario, e non deriva da una spia d’allarme accesa dal tessuto cerebrale, in quanto questo è privo di recettori adatti alla via del dolore, ma viene da strutture intorno ad esso preposte a questa funzione. Tali strutture sono definite le nove zone e sono le seguenti: periostio del cranio, muscoli, nervi, arterie, vene, tessuti sottocutanei, occhi, orecchie, seni paranasali e mucose.
L’epidemiologia ci dice che a soffrire almeno in una occasione di cefalea, in un dato anno, sono circa il 90% della popolazione mondiale, e l’1% presenta, dopo essere ricorso a indagini strumentali, patologie gravi. Secondo il GFK Eurisko, circa 23 milioni di persone in Italia soffrono di cefalea, e per 19 di questi si tratta di un semplice dolor di testa causato dalla stanchezza, mentre per 4 milioni di persone diventa un dolore insopportabile che progredisce volta per volta. La prevalenza vede le donne essere più colpite, ed è una delle cause più frequenti per cui ci si reca al pronto soccorso o all’ambulatorio del medico di famiglia.
L’eziologia invece è molto ampia, infatti si possono presentare circa 200 tipi di mal di testa, i quali vanno a porre una distinzione a monte tra due tipologie di cefalee: primarie e secondarie.
Tra le primarie riscontriamo la nota emicrania e la cefalea tensiva, mentre la cefalea a grappolo e la nevralgia del trigemino sono più rare. Esse si pongono con dolori pulsanti da un lato del cranio, e sono associati a fattori di natura chimica o ambientale, come ansia, alimentazione e carenza di sonno.
Le secondarie possono derivare da cause più severe o da cause non gravi, come nel caso della cefalea cervicale, derivante da affezioni muscolari, e qui un uso spropositato di farmaci antinfiammatori può creare maggiori complicanze. A farci capire se c’è un problema maggiore sono le “red flag”, ovvero campanelli d’allarme che sono messaggeri di problemi superiori. Tra questi ad esempio: la comparsa di una nuova cefalea oltre i 50 anni che si irradia i pochi minuti, anomalie all’esame neurologico, parestesie agli arti, confusione mentale che è maggiore al risveglio, dolore al capo dopo sforzi o manovra di Valsalva (respiro a glottide chiusa), disturbi visivi. Le malattie che si celano dietro tali sintomi possono essere trauma cranico, ipertensione arteriosa, abuso di sostanze alcoliche o oppiacee, sinusite, meningite, aneurisma cerebrale.
Se il dolore persiste ed insiste, e non permette l’esecuzione di ADL (activity daily living), è opportuno e indispensabile rivolgersi ad uno medico neurologo, in modo da stilare un programma di prevenzione e terapia.
Alcuni consigli per affrontare una crisi di mal di testa: assumere un farmaco appena il dolore inizia a svilupparsi e a propagarsi, così da contrastarlo all’inizio quando è più debole; cercare di riposare in un ambiente sereno, privo di luce e rumori; evitare ambienti troppo caldi o troppo freddi; provare a massaggiare la testa, in maniera disto-prossimale.
È consigliabile anche l’uso, in tisane, di zenzero, uno dei più potenti antinfiammatori naturali, il quale grazie alle sue proprietà inibisce gli enzimi in grado di produrre infiammazione.
Molto utile possono essere anche i fiori di Bach, che fungono da armonizzatore psicofisico e sono adatti nelle situazioni di emergenza. Sono un ottimo rimedio non solo per l’emicrania, ma anche per malesseri generali, stati di stress, disturbi d’ansia o crisi di panico.