Intervista a Francesca Magliano, coordinatrice aree professionali “Associazioni Genitori CONdivisi”
La migliore amica delle donne o, se volete, di tutti noi. Già, perché Francesca Magliano, avvocato di professione, ha fatto dell’attivismo la sua passione. Andriese d’adozione, spende la maggior parte del suo tempo nella difesa dei diritti della famiglia e, in particolare, delle donne. Si racconta così: «La professione è il mio primo amore, ci ho dedicato tutta me stessa. Ho aperto il primo studio a Molfetta, mia città d’origine, ma tre anni fa mi sono trasferita ad Andria per amore e devo ammettere di sentirmi a casa».
Com’è nata l’Associazione ’’Amiche per le Amiche’’?
Dal mio essere un animale sociale. Anche a Molfetta mi sono sempre appassionata all’attività associativa e al mondo rosa. Quando sono arrivata ad Andria, ho iniziato a conoscere donne in gamba, impegnate professionalmente e nella famiglia. Così si è formato un primo nucleo con l’idea di “promuovere” le Amiche, ognuna nel proprio campo, e dare anche un piccolo contributo alla vita sociale e culturale della Città sostenendo, le amiche in difficoltà con iniziative benefiche. Il primo evento lo abbiamo organizzato più di un anno fa, riguardava il benessere psicofisico delle donne nei momenti di crisi, quali menopausa e adolescenza. Protagonista, in quell’occasione, fu gente comune che ha contribuito ad un crescendo di adesioni; il passaparola, poi, ha fatto il resto.
Il vostro ultimo progetto, ”Eppure…credevo fosse amore”, si rivolge ad un tema di grande attualità: pensate di aiutare le vittime di stalking?
Sì, certo. Soprattutto, vorremmo essere vicine a quelle vittime di violenza e di dipendenza affettiva a cui cercheremo di trasmettere un messaggio positivo di forza e coraggio.
Cosa spinge una donna a non denunciare un compagno violento?
Le motivazioni sono tante, alcune sono ataviche, altre familiari e culturali. Spesso subentra la paura di rimanere sole, di non potercela fare, quando invece non c’è cosa più dolorosa di sentirsi sola sapendo di essere in compagnia. A volte tutto è causato dalla dipendenza economica. Ci si libera dopo anni seguendo un percorso duro e doloroso. Considerando che il mio lavoro mi porta a collaborare con psicologi psicoterapeuti, posso dire di aver assistito a tanti casi simili, nei quali la violenza psicologica è molto più sottile.
Tra poco sarai madre di una bambina. Porgendoti i nostri più sentiti auguri, ti chiediamo come vedi il futuro per una donna.
Spero di dare a mia figlia gli strumenti per poter scegliere, per diventare una donna forte e vitale, anche se davanti al gentil sesso ci sono diversi ostacoli da superare. La parità è ancora lontana, troppi i retaggi culturali (una neo mamma non può fare il sindaco!). Ci siamo illuse di esserci riuscite, ma credo che abbiamo molto da fare e unite è più facile. Dobbiamo cercare di non isolarci nei nostri gruppi e associazioni, ma sederci “ai tavoli che contano” con uomini che comunque quando riconoscono il valore di una donna sono più solidali e collaborativi di donne stesse che antepongono i loro interessi personali a quelli del gruppo.
La competitività tra donne può essere un limite?
L’esasperata competizione di qualcuna provoca danni per tutte. Questo è il nostro tallone d’Achille. Non si può dialogare con tutte, ma solo con quelle che, nonostante le proprie giustissime ambizioni personali, condividono valori, educazione, altruismo e solidarietà; donne coscienti dei propri limiti, donne che intravedono nelle altre un’occasione di arricchimento senza percepirne la minaccia.
Qual è lo scopo della vostra associazione?
Non c’è un fine ultimo perché ci sarà sempre un nuovo traguardo da raggiungere. Stiamo coinvolgendo città limitrofe, ma non avrei mai pensato che il nostro gruppo potesse fare proseliti. Viviamo quest’esperienza con entusiasmo ed ognuna di noi, mettendosi in discussione, valorizzando le proprie competenze e scoprendo qualità e doti nascoste, si sente parte del gruppo: la goccia di un mare infinito come l’amore.