Ci sarebbero così tante cose da dire sul vino… è uno spazio geografico, una poesia, un silenzio liquido, il tuo momento.
Vi è mai capitato di viaggiare con la mente? senza prendere un treno, un aereo, ma restando fermi? Non ci sono macchine in movimento o non si è costretti a portarsi dietro valigione pesanti.
Solo un movimento ordinato e regolare di un albero mosso dal vento, di un insetto che sfida la gravità a testa in giù sul soffitto, delle luci natalizie ad intermittenza, del vino rosso che abbraccia possessivamente il suo mondo rotondo.
E poi c’è un divano, e ci sono io.
Il mio mondo è un mondo fantastico, è come il disegno di un bambino con la terra, i fiori, i frutti, gli alberi, il sole ed il vento. Ma io non guardo disegni tutto il giorno, guardo calici di vino e lì dentro ci trovo tutto e mi immagino il terreno un po’ marnoso o sabbioso, carsico o calcareo che darà poi un vino consistente, minerale, di corpo.
Il sentore floreale e/o fruttato dà la complessità al vino: si tratta di profumi primari, se sono distintivi di quel vitigno, secondari e terziari, se derivati successivamente dalle fermentazioni usando lieviti selezionati se si vuole mantenere un certo standard o addirittura durante l’affinamento in botte.
Il sole garantisce una buona maturazione dell’acino che poi ritroveremo nella percentuale zuccherina che poi si trasformerà in volume alcolico.
Ci sarebbero così tante cose da dire sul vino… è uno spazio geografico, una poesia, un silenzio liquido, il tuo momento. E quando quel momento diventa passione e poi lavoro, puoi gridare al mondo e dire: sono una donna fortunata.
Vi è mai capitato di sentir dire da un sommelier: autoctono? Cos’è questa brutta parola?
Autoctono vuol dire che è nato nello stesso luogo in cui vive. In Puglia, il vitigno autoctono per eccellenza è l’Uva di Troia o Nero di Troia, dati i suoi colori intensi, tendenti al nero. Derivata dalla città di Troia, ma col tempo insediata anche più a Sud, nella provincia Barletta-Andria-Trani. Ne era amante Federico II di Svevia che amava degustare vini corposi e carichi.
È uno dei vitigni reimpiantato nella zona dopo la crisi dell’800, dovuta alla fillossera; fu reimpianto per amore della sua struttura piena, consistente e alcolica.
Di colore rosso rubino, abbastanza consistente e di corpo. Presenta dei tannini abbastanza persistenti, ma contrastati dalla morbidezza, sprigiona al palato una vera orchestra sinfonica. I sentori fruttati non mancano in un vino così complesso, dando spazio ad un’intera distesa immaginaria di lucciole rosse tra mirtilli, ciliegia e fragoline di bosco.
Ecco cos’è per me il vino, è un sogno. È viaggiare con la mente verso un mondo immaginario e ritrovarmici grazie ai ricordi che sono in grado di scaffalare.