Certi voli sono uno sperpero di gesti, d’inconsulto

aggrapparsi, come se potesse salvarti un frammento dell’infanzia,

o i cerchi concentrici che apre il tuffo di un ricordo. Precipitare

dalle impalcature è una faccenda di karma, è la legge

della gravitazione universale, e in basso, in attesa del tonfo, una colonia

di gatti si contende il primato sui bidoni dei rifiuti.

In alto, nell’azzurro profondo, s’insinua con morbida destrezza

la leggerezza di una nuvola, il disinteresse metallico della gru.

L’aveva cucito sulla pelle il nome, custodito nella tasca

posteriore dei pantaloni. Non è dato sapere se ne indossasse

uno di tipo vetero proletario, per esempio Gaetano,

oppure conforme all’era nuova, Ahmed,

o Kevin. Il mondo pervicacemente s’aggrappa a una totale

inconsapevolezza. Prestabilito è il contorno

di raccapriccio e di grida. Si nascondeva nel vento il santo,

veniva dall’aria col suo cappello dal sapore di foresta.

Quel santo chiamato Eupremio aveva nel cuore i muratori,

avvezzo alle impalcature e alle vertigini. Gli basta una sola mano

e il muratore rimane immobile nell’aria. Adesso tutto è pronto

per infilarsi in qualche indigesta agiografia. Anche i giornali

riscaldano il clamore dei titoli sul santo sconosciuto, perduto

in un medioevo di polvere, con l’anacronismo del nome, con la sparizione

subitanea, eccesso di timidezza, fulminea come uno starnuto.

***

Nota d’autore:

Propongo qui di seguito alcune mie poesie tratte da un libro pubblicato lo scorso anno dalla casa editrice Macabor, dal titolo Miracoli del giorno.

Si tratta in realtà di azioni di buon senso e di semplice umanità che spetterebbe agli uomini compiere, ma gli uomini di questa società, di questo paese, non riescono più a essere sufficientemente umani da impedire che persone disperate che attraversano il mare in cerca di un futuro dignitoso affoghino in tanti, in troppi, nel disinteresse o peggio nella volontà criminale di favorire i naufragi, non riescono a impedire che tanti lavoratori perdano la vita nei cantieri, nelle fabbriche. Che ci si tolga la vita per un fallimento, che si perseveri nella diffidenza e nel razzismo nei confronti di chi appare diverso. Così i santi danno il buon esempio, fanno vedere come si fa, dimostrano che non è impossibile conservare un briciolo di umanità.


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Paolo Polvani è nato nel 1951 a Barletta, dove vive. Ha pubblicato i seguenti libri di poesia: Nuvole balene, ediz. Antico mercato saraceno, Treviso 1998; La via del pane, ediz.Oceano, Sanremo 1999; Alfabeto delle pietre, ediz. La fenice, Senigallia, 1999; Trasporti urbani, ediz. Altrimedia, Matera 2006; Compagni di viaggio, ediz. Fonema, Perugia 2009; Gli anni delle donne, e-book, edizioni del Calatino, 2012. Un inventario della luce, ediz. Helicon 2013. Cucine abitabili, Mreditori, 2014 Una fame chiara, edizioni Terra d’ulivi, 2014. Sue poesie sono state pubblicate da numerose riviste, tra cui: Anterem, Steve, L’immaginazione, Il filo rosso, La Vallisa, Portofranco, La corte, L’area di Broca, Le voci della luna, Offerta speciale, Quinta generazione, L’ortica; e su numerosi blog, tra cui: Carte sensibili, WSF, Fili d’aquilone, Poiein, Corrente improvvisa, La presenza di Erato, Poliscritture, La bella poesia. E’ presente in molte antologie, tra cui: Dentro il mutamento, edito dalla casa editrice Fermenti nel 2011 e in varie antologie tematiche, tra cui Il ricatto del pane, ed. CFR, Rapa nui, ed. CFr, e 100 mila poeti per il cambiamento, Albeggi editore. Ha vinto diversi premi di poesie. E’ tra i fondatori e redattori della rivista on line Versante ripido, che pubblica alcuni tra i poeti più interessanti del panorama letterario italiano e internazionale. Fa parte dell’associazione Autorieditori che promuove la pubblicazione e la diffusione della poesia.