«Dona a chi ami ali per volare, radici per tornare e motivi per rimanere»
(Dalai Lama)

Ti è mai capitato di dover affrontare a mani nude un cane che minacciava di azzannarti? A me sì, e avevo anche da proteggere mio figlio piccolo rimasto dietro me, paralizzato dalla paura. Eravamo soli su una spiaggia, non c’erano un bastone, una pietra, nulla a cui appigliarsi e quel cane randagio digrignava i denti, ringhiava, abbaiava forte, si faceva sempre più minaccioso. Come ne siamo usciti? Rimanendo fermi, i piedi ben piantati per terra, gli occhi fissi negli occhi di quel cane.

Rimanere è, dunque, la parola che vorrei consegnarti per questo caffè. Lo so, oggi va molto più di moda “resilienza”, ma “rimanere” ha una tradizione di nobili radici. Basti pensare al vangelo di Giovanni: rimanete in me, rimanete nel mio amore, rimanete nella mia parola.

Rimanere nella parola vuol dire ascoltare: si dice audire in latino ed è strettamente collegato a obaudire, verbo da cui derivano, in italiano, “obbedire” e “obbedienza”. “Ob” significa “perché” e indica una causa esterna: una parola o un avvenimento che accadono  al di fuori di me e ai quali, “perché li ascolto”, posso scegliere di aderire. Nei quali posso rimanere. In accantitudine!

Caro lettore, adorata lettrice,

ne sono consapevole, ti sto costringendo o meglio invitando in un vortice vertiginoso, ma vedi tu quel che vedo anch’io? La triade rimanere, ascoltare, obbedire comporta, alla fine, una scelta. E solo chi sceglie è libero.

Un paradosso: rimanere in ciò che si ascolta, obbedire a ciò che si ascolta, al solo scopo di essere liberi. Da istinti e pulsioni, da imbonitori e profeti di sventura, da euforia e depressione: liberi.

Chissà che non possano esserti utili, in tempo di pandemia di informazioni e deformazioni, queste riflessioni. Ci abbuffiamo di messaggini che uccidono dentro. Ci contagiamo di rabbia e paura. Riempiamo le dispense di cibo, carta igienica e rancore. E poi: le parole!

Siamo letteralmente bombardati di parole: ma quante di esse ci invitano a rimanere in noi? Quante meritano di trovarci in ascolto? A quali obbedire? Quali scegliere di trattenere con noi?

Se dovessi rispondere con una sola battuta direi: solo quelle che ci aiutano a restare fedeli. Fedeli a noi stessi, a uno scopo, a chi è venuto prima e verrà dopo di noi, al grande cerchio dell’umanità. Fedeli al mondo, alla gioia, all’empatia. Fedeli al presente, al futuro, ai cambiamenti. Fedeli alla Vita. Fedeli e grati. Fedeli e pazienti. Fedeli e calmi. Fedeli ed equanimi. Fedeli e creativi.

Allora, caro lettore, adorata lettrice,

se quanto provo a dirti ha un minimo di senso anche per te, lascia che condivida un suggerimento: spegni lo smartphone su cui mi stai leggendo, non accendere il televisore, smorza la radio, esci sul tuo balcone e inspira l’aria della tua libertà.

Poi, se puoi, rimani in te. Forse all’inizio potrebbe sconcertarti il tuo mondo interiore, potrebbe persino apparire come quel cane che digrignava i denti contro di me e il mio cucciolo. Ma tu non fuggire. Piedi ben saldi nell’ascolto della tua storia, cuore libero a sufficienza da obbedire alla parola che ti risuona: e vedrai che non ci saranno limiti in grado di contenerti. Resterai in casa, tra quattro mura, proprio come me, come tutti noi, almeno fino a quando quest’incubo non sarà passato: ma nulla potrà soffocare le tue ali.

Martin Buber informa: «Senza essere e rimanere se stessi, non c’è amore».

Che sia forte, fermo e leggero, il tuo caffè.

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4 COMMENTI

  1. Anch’io l’anno scorso sono stato attaccato da un cane sulla spiaggia mentre correvo e mi sono fermato, ma mi avevano detto anche di non guardarli negli occhi, altrimenti sentono come se li sfidassi. Allora è meglio fermarsi e aspettare senza fissarli e infatti a me è successo che si è messo a girarmi intorno fino a quando non si è stancato e se ne è andato. Comunque è una brutta esperienza.

    • Sì, Nino, hai ragione. Quello che non ho detto nell’articolo che la sfida è stata tra lui che abbaiava e io che gli urlavo: ho perso la voce ma ci è andata bene, le urla lo bloccavano…

  2. Anche a me è successo prof. Durante il mio primo lunghissimo in preparazione alla 100 km alla quale però non partecipai; ero in compagnia del nostro caro amico “Furio” sulla strada del castello. Sbuca fuori da una villa privata un pitbull dai denti micidiali. Per un attimo le comiche: io che mi riparavo dietro le sue spalle lui che si riparava dietro le mie. Una paura immensa, ma la nostra cara Centista AMA è venuta in soccorso: le è bastato alzare la voce.

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