«Quando piantiamo una rosa, notiamo che rimane assopita per lungo tempo nel seno della terra, ma nessuno osa criticarla, dicendo “non ha radici profonde”, “manca di entusiasmo nel suo rapporto con la campagna”. Al contrario, la curiamo pazientemente, con acqua e concime»

(W. Timothy Gallway)

Acqua, concime e attesa: tutto quello che serve di inverno. Quando i fiori sono secchi, gli alberi spogli, la nebbia domina l’orizzonte, la brina ricopre i campi, e il sole, quando appare, rivela un viso tenue, pallido.

Acqua, concime e fiducia: il fiore si aprirà, gli alberi saranno ricoperti di gemme, il cielo tornerà azzurro, i campi saranno verdi e il sole forte e caldo.

Caro lettore, adorata lettrice,

qual è, a tuo avviso, la principale cura di cui abbiamo bisogno?

Io ritengo che nulla ci sia vitale quanto la fiducia: in se stessi e negli altri. Chi non ha fiducia in se stesso, si spegne. Chi non ha fiducia negli altri, si avvelena: e semina rabbia.

Chi non ha fiducia, non pianta rose. E, d’inverno, non attende.

La fiducia sostiene le fragilità. Dà tempo a quanto è immaturo. È allegria nella fatica. Nutre germogli di speranza. È la matrice di ogni successo.

La fiducia sa che ritornerà il gelo. Conosce l’altalena delle stagioni. Sa che non c’è talea senza tagli. Non per questo smette di ammirare una rosa. Perché: «È il tempo che hai perduto per la tua rosa che ha reso la tua rosa così importante».

I tempi della crescita sono lenti. Anche i cambiamenti alimentati dal desiderio mantengono il loro travaglio. A ognuno il suo stadio, a ciascuno il suo ritmo: conoscerli e riconoscerli, è saggezza. Rispettarli, è segreto di felicità. Attraversarli, è inalare il profumo della vita.

Ha scritto Madeleine Ouellette-Michalska: «La fine del mondo è quando si cessa di aver fiducia».

LEGGI I TUOI CAFFÈ COL DIRETTORE

Clicca sul link per acquistare Ti racconto, se vuoi