Il contributo di Ugo Bardi

Tra i tanti progetti editoriali che affollano ultimamente il panorama italiano è da segnalare quello messo in atto da una casa editrice che già dal nome si caratterizza in modo programmatico per il tentativo, come dovrebbe essere prassi di ogni iniziativa di natura culturale, di mettere a fuoco ed illuminare le complesse dinamiche della nostra contemporaneità, compito primario del resto della più sana riflessione filosofico-scientifica, come ci hanno insegnato sia figure del mondo classico che di quello moderno: è il caso di LU::Ce Edizioni di Massa, dove con tale ‘metafora’ si sta ad indicare ‘la conoscenza come visione’ con lo strutturale obiettivo di mettere in atto delle scelte consapevoli per far fronte agli inediti scenari e problemi che ci affliggono a livello globale.  Tale progetto filosofico che ne è a monte, viene a concretizzarsi in diverse e significative collane come ad esempio ‘Apocalottimismo’, ‘Avventura scientifica’, ‘Cartacanta’ ‘, ‘Biblioteca resistente’, ‘Indicativo presente’, ‘Quaderni dell’ASPO’; vengono ospitati dei lavori che, col farsi carico dei risultati raggiunti in diversi settori scientifico-tecnologici, invitano a riflettere sulle condizioni dell’oggi e sulle necessarie transizioni da fare, sull’urgenza di agire col metterci in guardia da possibili catastrofi e di salvaguardare alcuni ‘beni comuni’ essenziali col mettere in atto una più che mai opportuna ‘resistenza’.

Nella collana ‘Avventura scientifica’ si segnala un testo incentrato sulla transizione energetica di Ugo Bardi, Il futuro del trasporto. Come la mobilità elettrica cambierà la nostra vita del 2024, con prefazione di Sandrine Dixon-Declève, Co-presidente del Club di Roma e postfazione di Michele De Palma, Segretario Generale della FIOM; preceduto anche da una presentazione dell’ex-ministro Enrico Giovannini che ne evidenzia l’insistenza sulla decarbonizzazione del sistema economico per ‘portare il mondo su un sentiero di sviluppo sostenibile’, tale testo che segue Viaggiare elettrico del 2017 parte da una non comune storia del trasporto per arrivare a sostenere la necessità di mettere in campo tecnologie innovative come le macchine elettriche. Non a caso viene dedicato allo sforzo di “quei temerari” che ci hanno creduto sperimentando “strani veicoli… a volte messi insieme con un po’ di scotch e filo di ferro”, ma “sempre rigorosamente e completamente elettrici”.

E questo è stato anche possibile al fatto che Ugo Bardi nei suoi continui viaggi ne ha incontrato in varie zone d’Italia alcuni  come, ad esempio, il pugliese Pierino Chirulli di Martina Franca che ha fondato la Serveco,  un’azienda basata “sui principi dell’economia circolare”; frutto di tale scelta strategica sono state sperimentate “varie idee di nuove tecnologie, tra le quali dei veicoli elettrici… veicoli automatici senza pilota”, come il “Solarino” (2020) macchina pulisci-spiaggia con annesso pannello fotovoltaico e con un’autonomia di tre ore.  E tale non comune invenzione tecnologica si caratterizza inoltre per l’attenzione rivolta al rispetto dell’ambiente e della fauna marina in particolar modo; inoltre, “il Solarino può essere trasformato in un robot agricolo elettrico con poche modifiche” ed è preso da Bardi come esempio di “due tendenze in corso”, quella dei “veicoli senza pilota” e l’altra di “veicoli che si muovono senza l’uso di ruote su terreni non asfaltati”.

Ma tale ‘avventura’ si è avvalsa di altre importanti esperienze tentate  nei primi anni del secolo da parte di Bardi con altri come il progetto  dimostrativo europeo “Ramses, il figlio del sole” e la “500 retrofittata”,  progetti  che non sono andati in porto  per motivi burocratici  e per ‘l’impresa Italia’ sarebbe stata un’occasione per “non sprecare risorse” e non dipendere dall’estero, cosa che sta ancora una volta avvenendo; nel loro complesso tali veicoli, che in varie parti del pianeta si stanno sempre più sperimentando,  sono portatori di “un paradigma completamente nuovo” ed hanno bisogno da parte dell’intera comunità di un cambiamento  di prospettiva per essere accolti come tali. In tutto il mondo sta, infatti, in questi ultimi tempi “esplodendo il mercato dei veicoli elettrici”, mentre  l’Italia si trova ad “essere il fanalino di coda fra i paesi europei” con i relativi “danni potenzialmente enormi alla nostra economia” e con i connessi rischi per l’occupazione; e questo è dovuto al fatto che, per una serie di ragioni storico-culturali dovuti all’egemonia crociana presente sotto diverse vesti,  ancora persiste  una  notevole diffidenza nei confronti della scienza e della tecnica, svuotate  così del loro intrinseco valore conoscitivo, quando invece nella cosiddetta ‘società della conoscenza’ da più parti auspicata sono sempre più una risorsa sine qua non per lo sviluppo di ogni paese in ogni campo.

Del resto, nella nostra educazione di base e nella stessa formazione universitaria, salvo qualche rara eccezione, ancora manca un percorso orientato in tal senso e, anche se in certi curricula ci sono gli insegnamenti di ‘Filosofia della scienza’ e di ‘Storia della scienza’, non riescono ad incidere più di tanto nella forma mentis dei giovani, dato il plafond culturale di base ereditato; poi tutto questo è accompagnato dal fatto che  nelle Facoltà scientifiche è quasi del tutto assente un sapere come la ‘Storia e filosofia della Tecnica’, che invece in Francia, ad esempio sin dai tempi di Auguste Comte  con l’istituzione dei Polytecniques e delle grandi Écoles,  ha trovato un adeguato spazio concettuale con evidenti ricadute sul tessuto socio-educativo.  E tale campo di ricerca ha trovato in seguito un organico sviluppo nel secolo scorso, prima nei lavori di Gaston Bachelard, poi nelle riflessioni di Georges Canguilhem e soprattutto di Gilbert Simondon, considerato non a caso da più parti il massimo filosofo della tecnologia del ‘900 e autore di un’opera dal significativo titolo Del modo di esistenza degli oggetti tecnici, tradotta recentemente in italiano, opera che dovrebbe far parte integrante del nostro patrimonio conoscitivo di base.

 Poi l’Italia, pur essendo stata la patria dell’Umanesimo frutto dello stretto intreccio di arte, scienza e tecnica e fatto che spesso si dimentica, è caratterizzata da un analfabetismo scientifico di massa, che trova le sue lontane origini nel ‘Caso Galileo’, a cui si aggiunge la scarsa informazione, fatto che non aiuta a capire il ruolo trainante della ricerca scientifica e tecnologica; un esempio evidente è quello  successo proprio in questi ultimi giorni che ha visto la distruzione, da parte di alcuni attivisti, di un campo sperimentale all’aperto, portato avanti con le Nuove Tecniche Genomiche (TEA) per cercare di migliorare nella logica della sostenibilità ambientale certi prodotti agricoli, col portare sicuramente dei benefici in alcune zone del Sud divorate dalla siccità. Infatti, Bardi nell’appendice ci mette giustamente di fronte ad una serie “di bufale elettriche”, ben 18, che affollano le menti degli italiani e che vengono sistematicamente demolite col descrivere in modo articolato la “tecnologia dei veicoli elettrici”, le diverse tipologie, la dimensione ecologica, oltre a fornici dei “consigli pratici” per chi si inoltra in tale mondo; un’operazione del genere con individuare altre non meno evidenti ‘bufale’ in giro andrebbe estesa ad altri settori, come il comparto delle bio-tecnologie sia in campo agricolo che medico che se ben orientate sono il volano di un rinnovato paradigma socio-economico e politico in grado di fronteggiare le policrisi in corso.

Molto interessante si rivela il capitolo su “il futuro del trasporto” sia quello privato che pubblico e commerciale con evidenziare la stessa “evoluzione dei veicoli elettrici” in corso in più parti del mondo come in Cina, dove proprio in questi ultimi tempi si sta sperimentando l’aereo elettrico, come viene esposto nel blog diretto da Ugo Bardi,  insieme con l’”evoluzione tecnologica delle strade”; e tutto questo è accompagnato da una lucida riflessione sui “modi assurdi e stupidi” da parte dell’umanità di “continuare a far crescere l’economia fino a superare di gran lunga i limiti che il pianeta Terra può reggere”. Il ricorso all’elettrico e alle indispensabili fonti rinnovabili da cui attingere è ritenuto un modo per “cambiare molte cose” nel gestire “questo disgraziato ecosistema”, scelta che può fungere da apripista nel mettere in campo quella che da più parti viene chiamata ‘pace verde’ per la sua evidente portata geo-politica in quanto più in grado di riequilibrare il rapporto tra paesi ricchi e paesi poveri; ma il tutto va sorretto dalla convinzione da parte di ogni comunità, sia nazionale che mondiale, di scommettere in modo strutturale sulle “innovazioni tecnologiche” orientandole a tal fine con la coscienza critica, come giustamente Ugo Bardi sottolinea, che “nessuna tecnologia è una cosa buona se continuiamo a pensare che non esistono limiti alla crescita”. Non a caso, nella ormai ricca letteratura internazionale sull’Antropocene, questo tema è all’ordine del giorno per cercare di raddrizzarne il percorso e per rendere l’impatto umano sull’ecosistema meno devastante rispetto anche al recente passato (Per una visione agapica dell’Antropocene, 3 marzo 2022).

Il futuro del trasporto, pertanto, non è solo un viaggio nel mondo dell’elettrico e, lungi da tentazioni catastrofiste presenti in diverse parti col loro a volte inevitabile corredo di ‘bufale’, ci può aiutare ad essere dei collassonauti (Come essere collassonauti, 6 aprile 2023) e consapevoli ‘apocalottimisti’, come si evidenzia in alcuni interessanti volumi pubblicati nell’omonima collana della casa editrice LU::CE; e  si rivela soprattutto uno strumento indispensabile per farci rendere conto che il futuro umano  in generale dipende e dipenderà sempre di più dalle nostre scelte da richiedere una messa in discussione di certi modi di pensare e di agire ereditati dal passato. Tali scelte si stanno rivelando cruciali e non più rinviabili per il destino dell’intero Pianeta, e si potranno fare con l’aiuto indispensabile di nuove tecnologie; esse devono essere alimentate dalla sana ricerca di base e sorrette in particolar modo da un continuo sforzo di riflessività, cosa del resto necessaria per far fronte agli ultimi esiti della cosiddetta Intelligenza Artificiale, come viene ribadito  nel blog di Ugo Bardi che tra l’altro invita gli stessi scienziati  a prendere  una decisa posizione contro la recente idea di un ritorno al nucleare. E si deve essere grati a quei ‘temerari’ che, tra mille difficoltà ed ostacoli anche di natura culturale dei più difficili spesso da estirpare, hanno sperimentato e si avventurano a sperimentare inedite strade nei diversi settori con l’essere dei ‘nuovi Adami sulle sponde del Rubicone”, a dirla col vecchio e sempre più attuale I. Kant (Pensare con Kant attraverso Simone Weil, 9 maggio 2024).


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Mario Castellana, già docente di Filosofia della scienza presso l’Università del Salento e di Introduzione generale alla filosofia presso la Facoltà Teologica Pugliese di Bari, è da anni impegnato nel valorizzare la dimensione culturale del pensiero scientifico attraverso l’analisi di alcune figure della filosofia della scienza francese ed italiana del ‘900. Oltre ad essere autore di diverse monografie e di diversi saggi su tali figure, ha allargato i suoi interessi ai rapporti fra scienza e fede, scienza ed etica, scienza e democrazia, al ruolo di alcune figure femminili nel pensiero contemporaneo come Simone Weil e Hélène Metzger. Collaboratore della storica rivista francese "Revue de synthèse", è attualmente direttore scientifico di "Idee", rivista di filosofia e scienze dell’uomo nonché direttore della Collana Internazionale "Pensée des sciences", Pensa Multimedia, Lecce; come nello spirito di "Odysseo" è un umile navigatore nelle acque sempre più insicure della conoscenza.