Perché Macron? Perché la Francia ha ancora negli occhi gli orrori di Vichy, le guerre coloniali, la sanguinosa rivolta algerina; perché la Francia ha ancora in testa i valori dell’Illuminismo e della democrazia rinata nel secondo dopoguerra.

Caro Direttore,

mi chiedi un parere sul voto francese. Ci provo, consapevole che gli umori degli uomini cambiano rapidamente, soprattutto in questo tempo di incertezze e di instabilità. Stiamo, dunque, all’oggi e guardiamo a quel che è accaduto a Parigi. La vittoria di Emmanuel Macron e la sconfitta di Marine Le Pen hanno confermato le previsioni della vigilia, e hanno rovesciato quelle di un anno fa, quando c’era una Marine forte e salda, e quando Macron non era neanche all’orizzonte. La ingloriosa fine della presidenza Hollande e l’inglorioso inizio del candidato Fillon avevano coperto la Francia di nubi piuttosto nere. Sembrava possibile il ripetersi di un fenomeno Trump anche in Europa: rifiuto delle élites, rifiuto della globalizzazione, rifiuto di un’economia tutta finanza e poco lavoro. Sembrava vicino anche in Europa il Trump che sogna confini, muri, esclusioni. La Francia si prestava alla bisogna. La caduta verticale dei partiti, la voglia di sfascio senza sconti, la rabbia degli esclusi, la nascita di egoismi anche giustificabili.

In questo terreno di coltura cresceva Marine Le Pen, figlia di cotanto padre collaborazionista dei nazisti, negazionista della Shoàh, antisemita e razzista. La figura giusta per portare la Francia fuori dalla storia e dalla cultura europea. La donna, ruvida ma non stupida, coglieva il suo momento, istigava le folle piene di livore contro il mondo del Potere, cavalcava la loro voglia di scassare tutto, anche senza una reale prospettiva di cambiamento. A Trump era riuscito il colpo, perché non doveva riuscire a Marine?

La mia risposta è nelle cose: perché la Francia ha ancora negli occhi gli orrori di Vichy, le guerre coloniali, la sanguinosa rivolta algerina; perché la Francia ha ancora in testa i valori dell’Illuminismo e della democrazia rinata nel secondo dopoguerra. Ecco, per queste ragioni, Marine Le Pen non poteva farcela, nonostante i suoi cambiamenti di toni, scremati infine della furia razzista e dell’odio sociale.  Emmanuel Macron ha rovesciato la prospettiva, ha costretto i partiti colpevoli e stare fermi un giro, ha costruito un movimento in sintonia con i francesi che usano il cervello, non la pancia. E il loro cervello dice che l’Europa deve migliorare ed essere più attenta ai più poveri e agli incazzati, che la Francia senza Europa non va da nessuna parte, come non ci vanno la Germania né l’Italia. L’Europa è stata ed è un regolatore di conflitti nazionali, che fino a settant’anni fa sfociavano regolarmente in guerre con decine di milioni di morti. Macron ha vinto perché è riuscito a parlare con realismo, ma senza pessimismo, ché per questo bastava Marine.

Adesso viene in difficile: il come cambiare l’Unione europea. Per riuscirci ci vorrà la consapevolezza di tutti, comprese le élites ripudiate. Non sarà una passeggiata, men che meno per l’Italia che ha un debito pubblico da podio mondiale. Ma dalla Francia viene una speranza, in un’Europa dove si aggirano ancora venditori di fumo e di soluzioni facili, dei grillismi vari. Macron e la Francia ci dicono che il futuro non può essere il ritorno alle tenebre del passato.


Fontewikipedia.org
Articolo precedenteI bruchi potrebbero risolvere il problema dello smaltimento della plastica
Articolo successivoStrage del 7 maggio: la veglia di preghiera e i funerali
Pugliese errante, un po’ come Ulisse, Antonio del Giudice è nato ad Andria nel 1949. Ha oltre quattro decenni di giornalismo alle spalle e ha trascorso la sua vita tra Bari, Roma, Milano, Palermo, Mantova e Pescara, dove abita. Cominciando come collaboratore del Corriere dello Sport, ha lavorato a La Gazzetta del Mezzogiorno, Paese sera, La Repubblica, L’Ora, L’Unità, La Gazzetta di Mantova, Il Centro d’Abruzzo, La Domenica d’Abruzzo, ricoprendo tutti i ruoli, da cronista a direttore. Collabora con Blizquotidiano.  Dopo un libro-intervista ad Alex Zanotelli (1987), nel 2009 aveva pubblicato La Pasqua bassa (Edizioni San Paolo), un romanzo che racconta la nostra terra e la vita grama dei contadini nel secondo dopoguerra. L'ultimo suo romanzo, Buonasera, dottor Nisticò (ed. Noubs, pag.136, euro 12,00) è in libreria dal novembre 2014. Nel 2015 ha pubblicato "La bambina russa ed altri racconti" (Solfanelli Tabula fati). Un libro di racconti in due parti. Sguardi di donna: sedici donne per sedici storie di vita. Povericristi: storie di strada raccolte negli angoli bui de nostri giorni. Nel 2017 ha pubblicato "Il cane straniero e altri racconti" (Tabula Dati).