«Benvenuti a teatro. Dove tutto è finto ma niente è falso»
(Gigi Proietti)

Non ho mai “usato” esplicitamente Odysseo per scopi personali, poiché è chiaro che scrivere, anche di sé, rende inevitabile il fatto di parlare certo di qualcosa, ma sempre anche di qualcuno. Il fatto è che non è quasi mai necessario identificare quel qualcuno, chicchessia, poiché, quando si scrive di vita, è a tutti i lettori che ci si rivolge, nella speranza (o forse nella presuntuosa attesa) che chiunque possa rivedersi in quelle righe.

Natale è ormai da un pezzo alle spalle. Avevo scritto di essere stanca e non avevo mentito, eppure anche questa volta posso sperare di parlare a tutti, cercando di diffondere il Verbo.

Gesù disse: “Ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, lavete fatto a me”.

Bene, chi mi legge abitualmente sa che ho a che fare con diversissime tipologie di alunni e che alcuni di loro sono particolarmente complicati: “Le mie bestie” li ho chiamati in diverse occasioni, rischiando volontariamente di essere fraintesa dai più, con la certezza nel cuore che nessuna di quelle bestie, se mi avesse letta, avrebbe mai frainteso nulla.

Beh, intanto non leggevano nemmeno le etichette dello shampoo, figuriamoci scrivere: non era storia per loro, non credevano fosse storia per loro, non volevano fosse storia per loro. Avevano ben altro a cui pensare nella vita, quei fratelli e sorelle più piccoli.

Di fatto non avevano capito una cosa o, meglio, non avevano focalizzato il loro unico e vero bisogno: essere visti e subito dopo essere riconosciuti. E forse non lo avevano capito nemmeno molti degli adulti con cui avevano avuto a che fare. Io non ho fatto il miracolo, non ho la scienza infusa e non sono Pico della Mirandola, però ho ricevuto un dono, questo sì, l’ho ricevuto e l’ho restituito: nonostante sia rimasta sola molto presto, ho sempre ricevuto gli abbracci di umani angeli inattesi che spuntavano da ogni dove, pronti a prendersi cura di me e sostenermi. Mi volevano bene. E dunque, alle mie bestie ho restituito questo: ho voluto e voglio loro un bene inquantificabile. Quindi dal primo giorno, quando non avevo idea nemmeno di come sarei sopravvissuta in quella jungla, ho lasciato che fosse quello a lavorare: l’amore incondizionato che sentivo di provare per loro. E l’amore si sa, non è mai sempre e tutto rose e fiori.

Abbiamo rischiato di dover divorziare tante volte, anche per cause esterne, ci siamo ritrovate ed aspettate, perse ancora e rincorse… tutto senza mai muoverci realmente dai nostri posti. Incollate tutte a quel filo rosso che ci aveva unite dentro un inferno e ci mostrava attimi di Paradiso, ai quali restavamo appese per continuare a camminare.

Questo peregrinare fra isole di ciclopi, sirene, mostri, gorgoni, sculture, maghi, profeti, eroi, santi, amori e demoni ci ha avvicinate ad Itaca: Achille aveva combattuto ed era perito sotto il suo stesso tallone, Ulisse era tornato in patria e lo aveva fatto, in questa versione, calpestando il palcoscenico di un teatro.

Le mie bestie erano riuscite a superare disastrose catastrofi che solo il caso sa creare quando vuole per forza metterti il bastone fra le ruote: se lo sono mangiato il caso, fino a masticare e digerire non solo il bastone, ma anche le ruote! Divorato tutto! Hanno fatto gruppo, hanno portato a termine il più titanico compito di realtà si fosse loro palesato: dopo mesi di fatiche e scivoloni, depressioni e seccature, duro lavoro e ricerca di motivazione, quando è arrivato seriamente il momento di cui fino ad allora si era solo parlato come fosse una favola lontana, si sono trasformate in pochi minuti nel vero cast di una compagnia teatrale e si sono organizzate come ingranaggi di una perfetta macchina da guerra che doveva raggiungere dignitosamente lo scopo: portare in scena la nascita di nostro Signore, raccontata in chiave ironica e rigorosamente dialettale. Ho visto, forse per la prima volta nella vita, la vera incarnazione del problem solving. Avevano acquisito tutte le abilità e le competenze necessarie e le avevano letteralmente sputate fuori d’improvviso, quando erano davanti al fatto compiuto e non potevano scappare. Fallire e darla vinta alle difficoltà ed alla cattiveria umana o rimboccarsi le maniche, mettere in pratica tutto quanto imparato e fare i fatti!

Signori, hanno scelto la via più difficile, si sono tramutate nel miracolo dei miracoli: le mie bestie hanno superato ogni mia più rosea aspettativa, erano meravigliosamente organizzate, sapevano perfettamente cosa fare e lo hanno fatto, in totale autonomia! Hanno portato in scena il loro spettacolo, hanno fatto teatro, sono state capite, il pubblico ha riso di gusto e pianto di pancia! Angeli, erano angeli del Signore!

E nel momento in cui pensavo di aver raggiunto l’apice della fierezza e dell’orgoglio, mi hanno definitivamente stesa al suolo, il suolo più bello che fosse possibile regalarmi.

Si sono impadronite di quel microfono che temevano come fosse peste, con le luci puntate addosso a tutto il gruppo ho incrociato lo sguardo di qualcuna, in piena sfida con il cuore in mano, che sembrava dirmi: “Pssorè, ora ascolta tu!”.

Vi rubo pochi minuti .

Noi 17 ragazze, con stili di vita diversi, con pensieri completamenti opposti, siamo state catapultate tutte in ununica stanza senza conoscerci minimamente. Volevamo ringraziare di tutto la nostra prof. Allinizio è stato davvero difficile andare daccordo, ci sono state mille incomprensioni, mille litigi fino a quando un giorno la nostra prof ci ha dato un compito in cui, attraverso dei disegni presi da riviste, dovevamo far uscire i nostri punti deboli e da quel giorno siamo riuscite ad aprirci. Grazie a questo, abbiamo iniziato a fidarci luna dellaltra e ad andare sempre più daccordo, collaborando sempre di più. E si, è proprio grazie a lei, alla nostra professoressa, che nonostante ci abbia stressato con i miti, con lOdissea, con lIliade e tanto altro, ci ha aiutato a crescere sotto tutti i punti di vista, ci ha aiutato ad affrontare ogni tipo di problema. Lei è sempre pronta e disponibile ad aiutarci, sempre pronta a colmare attimi di ira, pronta anche a cazziarci quando ce n’è bisogno. Concludiamo come le abbiamo sempre detto: “Pssorè si can”.

Perché lo riporto? Perché lo hanno scritto! Perché lo hanno pensato e lo hanno fatto! Perché hanno trovato la spinta, la voglia, il mordente, il coraggio. Forse, solo loro sanno davvero quanto conti non solo il contenuto di quel pensiero, ma il modo, il come, molto prima del cosa. Conosco i miei polli: mi volevano atterrare nell’unico modo possibile: urlandomi in faccia, nel momento meno opportuno, che sanno quanto le amo. E una volta che ami e lo tatui dentro, te lo porti dietro! Come il palco di quel teatro: non lo dimenticheremo mai più.

Dunque oggi “uso” Odysseo per loro, permettetemelo: perché sono delle potenze incredibili. Lo hanno fatto con me, lo hanno fatto con la loro tutor d’aula e lo hanno fatto con chi ci ha sostenute e aiutate in questa impresa regalandoci del tempo prezioso ed una professionalità che noi non potevano avere. Non hanno tralasciato niente e sono state attentissime al dettaglio.

Mi fermerò qui perché qualsiasi racconto ulteriore distoglierebbe e l’attenzione dall’unico concetto che vorrei trapelasse: più le realtà sono difficili, più nascondono bellezza! E trovarla significa scavare in miniera: il punto è che poi, anche quando non è Natale, trovi i diamanti.

Alle mie bestie, diamanti grezzi oggi montati su oro puro: mi ero chiesta se fossimo audaci o disperate e mi ero risposta che la fortuna aiuta gli audaci e la Provvidenza aiuta i disperati, una delle due sarebbe intervenuta.

E invece siete intervenute voi, voi che eravate il problema e siete diventate la soluzione: vi porto al dito come anelli preziosi e come il più grande insegnamento che questa vita mi abbia concesso.

Siete un dono di Dio, non c’è altra via, ma per correttezza devo avvisarvi: Dio che Vi dona, vuole anche che continuiate a crescere e per questo, sappiatelo, da oggi si ricomincia! E la prof. sarà agguerrita più che mai, perché il vostro meglio dovete ancora produrlo! Quale meglio?

Il meglio del meglio!

P.s. A chiunque abbia letto arrivando fin qui, mi ripeto: “Ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, lavete fatto a me”. 

Vi auguro di riconoscere ognuno di quei fratelli e spendervi con e per loro. Gesù Cristo nostro Signore non ha mai tradito le aspettative di nessuno abbia creduto in Lui anche quando proprio non c’era un bel niente di apparentemente credibile.

Mai, non ha tradito mai.

Ed eccolo, come sempre, tornare nelle vesti più impensate.

Alzate una pietra e Lo troverete.

Spostate un pezzo di legno e Lo vedrete.

Con il cuore strabordante, il capo chino, ma a testa alta e mani giunte: auguri… Arsedea.

(Mio Dio, io ti ringrazio).


FontePhotocredits: Myriam Acca Massarelli
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Sono una frase, un verso, più raramente una cifra, che letta al contrario mantiene inalterato il suo significato. Un palindromo. Un’acca, quella che fondamentalmente è muta, si fa i fatti suoi, ma ha questa strana caratteristica di cambiare il suono alle parole; il fatto che ci sia o meno, a volte fa la differenza e quindi bisogna imparare ad usarla. Mi presento: Myriam Acca Massarelli, laureata in scienze religiose, insegnante di religione cattolica, pugliese trapiantata da pochissimo nel più profondo nord, quello da cui anche Aosta è distante, ma verso sud. In cammino, alla ricerca, non sempre serenamente, più spesso ardentemente. Assetata, ogni tanto in sosta, osservatrice deformata, incapace di dare nulla per scontato, intollerante alle regole, da sempre esausta delle formule. Non possiedo verità, non dico bugie ed ho un’idea di fondo: nonostante tutto, sempre, può valerne la pena. Ed in quel percorso, in cui il viaggio vale un milione di volte più della meta ed in cui il traguardo non è mai un luogo, talvolta, ho imparato, conviene fidarsi ed affidarsi.