”Signore, fammi essere alla loro altezza!”

E se il 2020 fosse solo il trailer del 2021? Avevo pensato ed avevo detto. Me ne sono amaramente pentita, a un certo punto. Il Karma sente e legge, suggeriva una voce: il 2021 sarà il film. E ne ha effettivamente avuto tutte le fattezze: le fatiche di Ercole.

Ma dopo troppo tempo ero finalmente tornata a casa: me lo sono ripetuta mille volte senza mai essere soddisfatta. Non era quella la ricompensa, ma non capivo perché continuavo a non trovare pace.

Il lavoro era a posto, a casa. I miei figli stavano bene, a casa. Le soddisfazioni continuavano ad arrivare, a casa. Una strada non prevista si era aperta, a casa.

E non voglio entrare in alcun dettaglio: quella strada di fatto era lincarnazione di una missione di cui non avevo ancora visto le forme. La mia. Un campo minato fatto di anime, quelle dei reietti della società, in assoluto gli ultimi come quelli di 3P, Padre Pino Puglisi.  Come quelli di Gino Strada, quelli di don Andrea Gallo, notevolmente più malmessi di quelli di don Lorenzo Milani.

Da un lato i miei bambini dietro ai loro banchi, più o meno vivaci, con le loro mascherine e il terrore della DAD, in mezzo i miei ragazzi alluniversità, desiderosi di confronto ed immensamente ricchi di presenza e alla fine loro, gli ultimi veri, gli ultimi nella vita, quelli che non ce lhanno una vita e, se ce lhanno, la violentano fino a violentarsi.

Piccoli, anagraficamente piccoli, figli di codici e di capi, pedine di un branco, derelitti, negletti, emarginati e disprezzati: puzzano, non si lavano, non hanno etica e morale, non conoscono rispetto e hanno bruciato qualsiasi opportunità. Bestie.

La canzone è sempre la stessa, io la nota stonata. Esistono da sempre i bimbi in primaria di ogni angolo di mondo e i mieibambini, gli alunni dellintero emisfero e i mieialunni: ora esistono le bestie di milioni di branchi e le miebestie.

Loro possono essere additate con qualsiasi epiteto, ma quando sono io a fissarle dritto negli occhi, le cose cambiano e non accade perché io sono io; accade perché provo per loro un sentimento primordiale ed istintivo fatto della loro stessa materia. Rabbia, rifiuto e amore.

Sono stereotipate le mie bestie: Nike Air Force One, giubbotti firmati, capelli freschi di barbiere, soldi facili, violenza, dita tranciate a 14 anni, illegalità, fame. Hanno gli occhi neri come il carbone, gli sguardi fieri di chi esiste solo in branco ed è invisibile in quanto individuo, i sorrisi arroganti e gli atteggiamenti strafottenti.

Smontano aule, urlano, fanno versi; un giorno quellaula sembrava lesito di una guerra incivileed entrata non feci domande. Li guardai, fui probabilmente eloquente

Prof., u professor non se lha meritat la lezion!

Un istante lungo una vita: il professore non si è meritato la lezione.

Aveva ragione, perché loro hanno meritato solo botte dalla vita, dacché sono nati colpevoli di aver visto la luce nei posti sbagliati per qualunque bambino. E allora loro te li devi meritare. Tu glie lo devi il fatto di meritarteli. Avevo il ghiaccio dentro e il fuoco fuori:

– Non so se sono più stronza io che tento di salvarvi o voi che fate finta di fottervene!, risposi a voce alta. E lo so che avevo il volto schifato. Lo sapevo e lo so.

Come so che avevano capito e che sarebbe terribilmente necessario ricordarglielo continuamente, senza aspettative, ma senza mai mollare. Perché si può mollare, perché quello tentano di farti fare: demordere.

Con me non attacca, mettetevelo in testa. Continuai, mentre era calato il silenzio. Fate le bestie, ma ora siete le mie bestie. E le mie bestie che si sentono fottute là fuori, lo sono molto di più per essere finite nelle mie mani. Voi detestate essere visti perché vi vergognate: preferite essere Nessuno. Vigliacchi! Non funziona! Io vi vedo e mentre a voi piacerebbe io mi fermassi a questa superficie da Zoo Safari, io vi dico che vedo i vostri peggiori nemici: voi stessi. Vedo il dolore, vedo limbarazzo, vedo la fatica che fate a reggere il mio sguardo quando dico la verità, vedo che vi piace e che mentre vorreste sputarmi tutte le parolacce inutili che conoscete, non riuscite a non annuire abbassando la testa. E non la abbassate per timore, perché non avete paura. Lo fate perché sapete che vi voglio bene e che mi fate del male ogni volta che fate così.

Questo serve, è la mia unica certezza. È di verità che hanno bisogno: non di sentirsi dire urlando che sono cafoni, lo sanno già. O meglio, lo fanno e lo fanno di proposito. Non di vedersi sospendere: quello cercano.

Hanno bisogno di essere riconosciuti e vedersi dimostrare che esistono. A costo di vedere la loro professoressa rossa di rabbia vera ed incontenibile che non è la rabbia per le mancanze di rispetto allautorità, ma per il male che fanno a loro stessi.

Le mie bestie, allinizio, mi passavano davanti come non esistessi, mi ignoravano e speravano ci cadessi con tutte le scarpe per avere un problema in meno a frapporsi fra loro e la prossima mossa contro le regole. E contro il loro bene.

Eppure un altro giorno mi dissero piene di sorpresa:

– Nessuno ci ha mai chiesto scusa. Né per favore. (Avevo solo detto la cosa per me più naturale della terra: per favore, scusami, ti ho interrotto).

E allora ho deciso che i ci dovevo proprio mettere e io, quando mi ci metto, sono un baobab: invado. Ed ammetto: ci ho solo provato, perché sembrano non esserci speranze, puoi solo tentare di dare torto allapparenza. Di fatto, se ci credi, qualcosa la spunti.

Ieri sono entrata a scuola senza preavviso e ho sentito uno di loro litigare con la segretaria che non lo voleva far passare, quasi la cosa potesse mettermi in pericolo. Ho girato la testa, ho fatto cenno di sì, lo hanno lasciato venire: non voleva niente. Si stava facendo rimproverare perché non mi aspettava e voleva salutarmi.

Perché lo sto raccontando? Perché sento il peso di un dono e del suo caro prezzo e perché per quanto tutto questo costi fatica, una fatica incredibile, ciò che mi resta ogni volta è ben altro. Ed ora che è quasi Natale, di più: mi chiedo se ce lho io un cuore abbastanza grande da contenere i gesti damore di quelle anime considerate scarto. Se riesco a sentirmi adulta al punto da essere più forte delle loro braccia spalancate e delle teste piegate su una spalla, con il sorriso, in attesa che io accetti di essere accolta nel loro abbraccio.

Le guardo le mie bestie e con gli occhi rivolti al Signore, in ginocchio ancora chiedo:

Sei sicuro che io meriti tanto?

E allora prego: rendimi alla loro altezza. Ti prego: fammi essere solo questo, alla loro altezza. Aiutami a salvarle, ora che mi ci hai mandata. Aiutami. Ogni volta di più, se sembra impossibile.

Signori, credetemi, le mie bestie sono bellissime. E non sono finite. Non possono esserlo. Non devono esserlo.

Loro, il mio regalo di Natale 2021limmensa grandezza della Casualità che mi ha portata da loro e che con loro, per ora almeno, mi ha voluta.

E sia.


Articolo precedenteCE N’È TROPPO DI NATALE
Articolo successivoBuon Natale!
Sono una frase, un verso, più raramente una cifra, che letta al contrario mantiene inalterato il suo significato. Un palindromo. Un’acca, quella che fondamentalmente è muta, si fa i fatti suoi, ma ha questa strana caratteristica di cambiare il suono alle parole; il fatto che ci sia o meno, a volte fa la differenza e quindi bisogna imparare ad usarla. Mi presento: Myriam Acca Massarelli, laureata in scienze religiose, insegnante di religione cattolica, pugliese trapiantata da pochissimo nel più profondo nord, quello da cui anche Aosta è distante, ma verso sud. In cammino, alla ricerca, non sempre serenamente, più spesso ardentemente. Assetata, ogni tanto in sosta, osservatrice deformata, incapace di dare nulla per scontato, intollerante alle regole, da sempre esausta delle formule. Non possiedo verità, non dico bugie ed ho un’idea di fondo: nonostante tutto, sempre, può valerne la pena. Ed in quel percorso, in cui il viaggio vale un milione di volte più della meta ed in cui il traguardo non è mai un luogo, talvolta, ho imparato, conviene fidarsi ed affidarsi.

2 COMMENTI

Comments are closed.