«Forse è quello che succede con la crescita. Forse crescendo si affievolisce la gioia. E fa male”
(Inside Out 2)
Quando i figli chiedono qualcosa a gran voce, si deve rispondere.
Mentre ero intenta a studiare per il concorso al piano -2 di una clinica per un prericovero, ho ricevuto un messaggio che mi allertava. Il senso era più o meno quello che vuole passarti chi ti vuol dire: “Abbiamo un problema, Watson!”.
Era la mia amica che mi avvisava del fatto che i nostri figli, a briglie sciolte, si stavano organizzando per andare a vedere Inside Out 2 la stessa sera e volevano li accompagnassimo: “Ops, e come facciamo con le mie stampelle? Io non posso guidare, mannaggia alla polpetta”, ho risposto. “Non so a che ora finisco qui, appena rientro ho comunque due cose urgenti da sbrigare e già non posso muovermi nella calma, figurati nella fretta!”.
Niente, avevano messo in moto la marcia dell’entusiasmo colorato, inarrestabili: “In qualche modo faccio”, ha incalzato la mia amica: “Anche se all’ultimo minuto, vengo a prendervi io! Vi lascio all’ingresso del cinema così non cammini e vado a parcheggiare. In qualche modo ci riusciamo, anche se farò tardi”.
Così è stato, a tamburo battente: quando i ragazzi partono con il “Volli, volli, fortissimamente volli”, scatta l’indomabile istinto materno, anche invalido, di non deluderli.
E così siamo arrivati in quel cinema mentre osservavo, fra me e me, che fra le emozioni di Inside Out 2, mancava l’evoluzione di “Volontà”: forse perché non è un’emozione. Vabbè, la stavamo portando noi.
Certo sono rimasta un po’ interdetta quando il signore all’ingresso mi ha detto: “Primo piano, sala 5. I ragazzi con le scale mobili, lei in fondo a destra, ascensore”. Ci ho messo un attimo a capire: perché mai avrei dovuto separarmi dai ragazzi? Ah già, geriatricamente zoppa: benedetta stampella e zampa zoppa… ascensore!
“Ragazzi non fate gli stupidì! Ci vediamo di sopra”.
E quando le porte dell’ascensore si sono aperte al primo piano, li ho trovati sul pianerottolo che facevano cosa? Gli stupidi!! Ma sono scoppiata a ridere perché avevo davanti 4 provoloni felici che al suono delle porte che si aprivano ed alla vista di “mamma/zia” si sono immobilizzati come stoccafissi, a dimostrare che no, non stavano facendo gli stupidi.
E niente, che stupidi. Rido ancora adesso.
Detto ciò, a film praticamente iniziato da qualche minuto, ridicolmente poggiata su qualsiasi cosa potesse farmi da supporto nel buio pesto, inclusi gli umanoidi felici che avevo al seguito, finalmente ci siamo seduti, nella speranza la mia amica riuscisse a parcheggiare prima della fine della pellicola.
Ops, fra le emozioni di Inside Out 2 non c’era neanche la Speranza, ma forse perché quella va messa nei sentimenti. Vabbè, ancora, la stavano portando noi.
Ed eccoci qui, Inside Out 2, un sequel che come ogni sequel di rispetto, deve faticare per seguire le orme del suo predecessore: qui scatta l’allarme pubertà, cambiano tutte le cose, si accumulano quintali e quintali di ricordi, ad accompagnare Gioia, Tristezza, Disgusto, Paura e Rabbia arrivano Noia, Imbarazzo e la grande protagonista: Ansia!
Un’Ansia che prende il potere, in buona fede ma solo facendo danni, un’Ansia che mette ansia (quindi ben riuscita, perché all’inizio la sensazione che lascia è proprio questa), un’Ansia che non cancella, ma cattura e relega in una specie di galera tutte le altre emozioni. Loro non trovano pace, ma nemmeno via d’uscita.
Non stupisce che al suo cospetto, Noia ed Imbarazzo praticamente scompaiano nonostante nuove protagoniste come lei.
Dunque una realizzazione personificata che aiuta molto a farsi un’idea un po’ più realistica del complicato marchingegno di cambio scena repentino che avviene ad una certa età: la confusione. Ma, c’è un ma: se l’ansia è centrale nel film come lo è in questo tempo contemporaneo, all’interno della storia le si chiede, a danni fatti, solo di abbracciare le altre emozioni. Passa quindi il messaggio che tutte insieme, equilibrate, riportano un minimo di respiro.
Un po’ di amarezza: fosse davvero così facile liberarsi della sua primazia e soprattutto, fosse realistico che Ansia fa tutto da sola, senza Paura, Tristezza, Rabbia, Disgusto.
Quella che “analizza” Inside Out 2 è la “testa” di un’adolescente alla fine e, parola di mamma e di insegnante, gli adolescenti non sono per niente così semplici e semplificabili.
Il film? Ok, un’animazione che offre spunti di riflessione, ma resta davvero lontana dalla credibilità. La stessa da cui, pensandoci, mi sono allontanata io quando ho scelto di seguire il carrozzone in un’avventura contro il tempo e il dolore del mio menisco maciullato.
Vedete però, nella vita vera torna tutto. Io l’ho fatto, ma perché? Perché la figlia della mia amica mi aveva detto una cosa che aveva cambiato tutto: “Zia, ognuno si metterà la maglia del colore dell’emozione che lo caratterizza!” e nella mia testa avevo già risposto: “Alessiuccia mia, il nero non c’è! Che mi metto?”.
Ma lei non mi aveva dato il tempo di fiatare, aggiungendo: “Quindi tu devi essere gialla zia! Tu sei gialla, tu sei Gioia!”.
Beh popolo Qadosh, credo non ci sia altro da aggiungere: anche questa è fatta. Ed è stata fatta con Gioia!