«La povertà è sistemica, poiché è frutto di un tipo di società il cui obiettivo è accumulare sempre più beni materiali senza nessuna considerazione umanitaria (giustizia sociale) e ambientale (giustizia ecologica)»

(Leonardo Boff)

Caro lettore, adorata lettrice,

il mio amico lettore dai gusti sopraffini abbonda coi suoi suggerimenti: per cui, se non ti aggrada la piega che stanno prendendo i nostri caffè, scrivimi in privato e ti do il suo indirizzo. Smile.

Sta di fatto che in settimana mi ha mandato un altro articolo a firma di Antonio Spadaro, anche questo pubblicato su “Avvenire”.

Questa volta, Spadaro affronta il tema della “teologia della prosperità”, una dottrina che sostiene che la fede possa portare a ricchezza, salute e benessere, mentre la mancanza di fede condurrebbe a povertà e malattia.

Questa “teologia”, lo metto tra virgolette per non offendere i veri teologi, non mi sembra poi così originale: mi pare sia stata preceduta di secoli dal determinismo calvinista. A chi avesse voglia di approfondire, consiglio la lettura di Max Weber, L’etica protestante e lo spirito del capitalismo. In alternativa, si può sempre provare a conteggiare le innumerevoli banche della piccola e ben prospera Svizzera.

Tornando a Spadaro, egli ricorda che papa Francesco ha bollato come “vangelo diverso” la sedicente teologia della prosperità, proprio perché del Vangelo stravolge il senso.

E cosa mi viene in mente mentre te ne scrivo? Ecco, mi sovviene che il presidente Mattarella di recente ha ricordato l’importanza di schierarsi, di non assistere passivamente al quel che succede nel mondo: ok, probabilmente non l’ha detto con queste parole, ma io così ho capito e non sono mica il presidente della Repubblica. Sono solo uno che si preoccupa della piega che sta prendendo la storia contemporanea: e non sono di certo l’unico a preoccuparsi, anche se temo che siamo in minoranza.

Mi dirai: e che c’entra Mattarella con la teologia della prosperità? Domanda fondata, per cui provo a srotolare il filo sottile che cerco di seguire nel mio scrivere contorto…

Breve riepilogo delle puntate precedenti. Nel Paese a stelle e strisce, il pastore Esek William Kenyon (1867-1948) fa fortuna sostenendo che, attraverso il potere della fede, i credenti possano ottenere prosperità. Le sue idee si intrecciano con il “pensiero positivo” e l’American way of life, trovando terreno fertile nel movimento neo-pentecostale e carismatico. D’altro canto, la convinzione che Dio desideri per i suoi fedeli una vita prospera, economicamente ricca, fisicamente sana e individualmente felice ben si sposa con visioni elitarie e suprematiste. In altre parole: America first. Insomma, un modo di pensare e di indottrinare che si innesta a meraviglia sul modello neoliberista di “TrumpMusk” (la “maschera di Trump”, ndr) e che fa terra bruciata di valori come solidarietà, pace, giustizia sociale, equa ripartizione dei beni, rispetto dell’ambiente e delle generazioni che verranno.

O almeno così ho capito io ed è per questo che mi preoccupo.

E tu, mio amico lettore, adorata lettrice, da che parte stai, mentre il mondo prospera per pochissimi e schiaccia tutti gli altri?

Dom Helder Pessoa Câmara: «Quando io do da mangiare a un povero, tutti mi chiamano santo. Ma quando chiedo perché i poveri non hanno cibo, allora tutti mi chiamano comunista».

Albert Einstein: «Il mondo è un luogo pericoloso, non a causa di coloro che compiono azioni malvagie, ma a causa di coloro che osservano senza fare nulla».

Paulo Freire: «L’educazione non cambia il mondo. L’educazione cambia le persone. Le persone cambiano il mondo».


2 COMMENTI

  1. Condivido appieno le considerazioni espresse. È tempo di dare valore ad altro che non sia denaro, accumulo in totale disprezzo della dignità umana, del dolore della bellezza, della cura. Grazie per le sue sollecitazioni augurando che possano muovere orientamenti più squisitamente umani in difesa di valori autentici.

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