
Ho ereditato dai miei nonni tre libri di fiabe. Con le pagine gialle e i disegni ad acquerello, ogni sera mio padre ne apriva uno e iniziava a raccontare.
Capitava ogni tanto che si dimenticasse quale fosse l’ultima fiaba letta. Allora mi raccontava una storia che mi piaceva così tanto che spesso gli chiedevo di non leggerne una nuova. La storia era quella di una povera mosca a cui staccavano per dispetto le ali, perché era caduta nella pentola del latte di una vecchina. La vecchietta avrebbe restituito le ali solo quando la mosca le avrebbe ridato il latte. La mosca andava dal fattore, che le diceva che le avrebbe dato il latte se la mosca gli avesse portato un po’ di fieno. La mosca andava dal contadino che le chiedeva acqua per l’insalata. Alla fine, la piccola mosca senza ali riusciva a portare l’acqua al contadino, il fieno al fattore, il latte alla vecchietta e correva dal fabbro per farsi riattaccare le ali. Ma al momento di riattaccare le ali, il fabbro pensava bene di utilizzare il martello, schiacciando la povera mosca.
Per quanto sia crudo il finale, ero affascinata dalla tenacia della mosca che, nonostante il suo peso, cercava di portare una pentola di latte al fabbro. Ed ero terribilmente infastidita da quel fabbro sciocco che pensava di attaccare con un martello due ali ad una mosca. Il fabbro lo sapeva che l’avrebbe uccisa, ma promette comunque alla mosca di aiutarla.
Così va il dibattito sul ddl Cirinnà. Si parla in maniera ossessiva di una possibile conseguenza, ovvero quello dell’utero in affitto, ignorando completamente che non c’è nessunissimo articolo che parla di utero in affitto. E succede che chi scrive, parla, dibatte della Cirinnà fa esattamente la parte del fabbro: schiaccia la mosca, più o meno consapevolmente, a cui già mancano le ali per essere come le altre mosche.
La legge in sé è un’enumerazione più o meno comprensibile di diritti, ma è come la si racconta ai cittadini che cambia la direzione del supporto popolare. È con grande fastidio che seguo chi denuncia la mercificazione dei bambini, venduti a questi mostri depravati dei gay. Va bene, possiamo anche discutere sull’opportunità o meno di una pratica simile (ricordando, però, che non è ad uso esclusivo degli omosessuali, anzi). Quello che mi infastidisce davvero è che quando si parla di ddl Cirinnà, si parla solo di utero in affitto. Che però non c’è. Allora qualcuno dice che è un’introduzione surrettizia di questa pratica.
Ma c’è un grossissimo MA. E cioè che l’utero in affitto non è in discussione, è in discussione l’adozione da parte del coniuge di un figlio avuto in precedenza dall’altro. L’utero in affitto, fecondazione eterologa o come la si vuole chiamare, è una pratica che continua a restare illegale in Italia (e continuerà ad essere utilizzata da quella ristretta minoranza che può andare all’estero). Esattamente come l’aborto: si può essere favorevoli o contrari a livello individuale, ma se si sceglie di praticarlo, che si dia almeno la possibilità di farlo in maniera sicura e non clandestina e pericolosa.
Quindi, che ci facciamo con questi bambini che comunque nascono con il famigerato utero in affitto? Li buttiamo a mare? Ci tappiamo le orecchie urlando “CIRINONONONONONONO”.
Se ci dovessimo attenere alla definizione classica e letterale di “Democrazia”, dovremmo fare così, dato che la democrazia è la dittatura della maggioranza.
Ma non viviamo più in una polis, la realtà politica è diventata complessa e multidimensionale e siamo nel Terzo Millennio (tendenzialmente) e la definizione di Democrazia si è evoluta, venendo definita anche come il regime di tutela delle minoranze.
Per cui, anche se vi fa schifo come pratica, anche se proprio non tollerate che due gay vadano in Spagna a prendere un figlio (però in questo caso metterei in discussione anche le adozioni internazionali eh, alla fine uno deve comunque pagare un sacco di soldi per andare a prendersi un bambino di un’altra nazione), dovete accettare una cosa: la Cirinnà tutela quei bambini.
Sul rischio epidemico che orde di gay impazziti vadano in giro a spargere ovuli e semi, direi che si può stare abbastanza tranquilli: gli omosessuali sono il 4% della popolazione italiana e non sono nemmeno troppo sicura che tutti tutti siano in grado di permettersi le spese mediche per l’utero in affitto.
Quindi, fate i bravi voi che scrivete e parlate della Cirinnà, pensate alla mia povera moschina: una vecchia rabbiosa le stacca le ali, senza ali la fanno lavorare almeno trenta volte quello che era il suo peso e poi un fabbro, che si suppone conosca il suo mestiere (come anche un giornalista dovrebbe), l’ha schiacciata per ingenuità.
BELL’ARTICOLO: DOVREBBE ESSERE PUBBLICATO COME “EDITORIALE” PER CONTROBILANCIARE DUE EDITORIALI SULLO STESSO ARGOMENTO MA DI SEGNO DIVERSO