
«Quest’anno il clima che attraversa il Paese e l’Europa cambierà il mio modo di vivere la mia personale festa ovvero la ricorrenza dello “sbarco degli Albanesi”, nel lontano 1991».
Marzo 2019.
Il mese di marzo come ogni anno annuncia l’arrivo del bel tempo e il risveglio, il sole inizia a splendere sulla Murgia in infiniti riflessi di verde che non hanno eguali e il bianco candido dei borghi li fa sembrare delle pietre preziose incastonate sulle corone delle colline, il tutto avvolto in un passepartout azzurro-unico di mare-cielo. A parte l’etimologia del nome, marzo è stato sempre inizio di cambiamenti e programmi per nuove campagne e conquiste non solo militari: per me personalmente è un mese molto particolare a cui sono affezionato.
Quest’anno il clima che attraversa il paese e l’Europa, per certe scelte e azioni politiche da parte dei partiti di governo, moltiplicate e amplificate dai media e in concorrenza con i “social da bar”, cambierà il mio modo di vivere la mia personale festa ovvero la ricorrenza dello “sbarco degli Albanesi”, nel lontano 1991.
I motivi per quale le scrivo, caro Direttore, sono due. Il primo: per presentarci e avere il piacere di condividere con lei e con i lettori di “Odysseo” questa ricorrenza, perché da qui tutto ebbe inizio; il secondo, appunto, è per ribadire che quest’anno non sarà la stessa cosa.
Innanzitutto devo provare a spiegarvi in che cosa consiste la mia personale ricorrenza. Semplicissimo: nel ricordo di quei giorni (oltre il primo marzo, giorno del mio arrivo) faccio un giro nei luoghi e alle persone conosciute in quei momenti storici per gli albanesi e anche per la città di Brindisi e provincia.
Dico “storici” perché mentre noi ci liberavamo da un sistema totalitario, i brindisini dovevano conoscere e mettere come mai prima alla prova il loro spirito di aiuto e soccorso, la loro solidarietà e capacità di accoglienza, un mix perfetto tra senso del dovere e carità cristiana, mentre aprivano senza paura le loro porte e i loro cuori, prima ancora delle stesse Istituzioni. Servire il prossimo era urgente!
Appunto a quei momenti io porto omaggio in questa terra dove mi sono fermato (a differenza di altri che si diffusero in tutta l’Italia e per l’Europa), e mi sento privilegiato come testimone e parte integrante della storia del territorio; sia pure con umiltà, posso dirmi fiero del mio costante impegno e di essermi appassionato alle vicende della vita di questa terra, in questi 28 anni. Non ho preteso nulla e mi sono immerso nella realtà pugliese.
Quando parlo per le persone, il mio è un recupero di memoria di qualcosa di invisibile che sfugge agli occhi di tutti, e si perde insieme a loro. Le Persone incontrate erano di età e professioni diverse, le più svariate, dal barista all’ufficiale della capitaneria di Porto, dal sacerdote alle Forze dell’Ordine, dagli operai ai commercianti e gli impiegati, dalle cuoche ai vigilantes, dall’agricoltore ai sindaci. Intendo sottolinearlo: tutte queste persone si trovavano nello stesso posto per dare qualcosa.
Alcuni di loro sono venuti a mancare, (ahimè, il loro numero cresce di anno in anno), ma anche loro ricevono ogni qualvolta la mia visita, è d’obbligo per me rivolgere loro un pensiero (sempre sotto gli sguardi dei paesani che si chiedono: “Ma questo che parenti può avere nel nostro cimitero?”).
Invece, tra i luoghi quasi nulla è cambiato e il rammarico (per l’amor proprio) aumenta ogni anno verso le associazioni e le Istituzioni: non un luogo, neanche un’opera d’arte, è dedicato a ricordare lo spirito di quei giorni, l’ospitalità, l’accoglienza.
La mia visita di ricordo diventa così il contraltare dell’ingratitudine dei politici brindisini verso la gente e il territorio, ma alza sul piedistallo in maniera personalizzata la riconoscenza e il rispetto con nome e cognome, con luoghi concreti e ricordi reciproci, intorno ad un tavolo e una tazza di caffè, perché non ci vuole poi tanto…
Il secondo motivo è ancora più breve del primo. Dicevo: quest’anno, non sarà la stessa cosa… Ho seguito le vicende sull’immigrazione e su due eventi in particolare dei quale si è parlato molto (ancora girano petizioni da firmare): quello del sindaco di Riace e il caso Diciotti. Non entro nel merito della loro storia…, ma certe situazioni le ho vissute personalmente e le capisco benissimo, forse meglio di certi firmatari. Appunto, quando incontrerò gli amici italiani, in questi giorni, chiederò se saranno disposti ad essere auto-accusati e processati dai giudici per “ospitalità e accoglienza” aggravata da “senso del dovere” e “pietà Cristiana” perpetrata. E chiederò se, anziché innalzare una statua a eroi mitologici come Prometeo o Ercole o il Sindaco di turno, saranno disposti ad assegnare a tutta la popolazione di Brindisi il Premio Nobel per l’Accoglienza (scusate la mia presunzione, ma questa cosa non me lo può e non ce lo può insegnare uno che scende dalle Dolomiti).
Che dite? Accetteranno o si vergogneranno i Brindisini per quello che hanno fatto? Io spero che tutto questo silenzio non strumentalizzi il tema così come quelli che ne parlano. La cosa per me è chiara e semplice! Più di quanto si può immaginare.
Ecco, tutto qui, Direttore. Non so se la mia lettera sia all’altezza, ma di sicuro non è esauriente, mi permetta una constatazione finale: per scrivere sulle vicende dei viaggiatori non basterebbe tutta la carta del mondo, anche quella che dev’essere ancora prodotta, figuriamoci le leggi, ma di certo la mia è una testimonianza firmata. Un viaggiatore.
“Quando parlo per le persone il mio è un recupero di memoria di qualcosa invisibile che sfugge agli occhi di tutti, e si perde insieme a loro”.
Io credo bastino queste sue parole per portare la sua lettera ben oltre l’altezza a cui, più in basso, faceva riferimento. Dal mio angolino, Besnik, mi permetto di comunicarle la mia commozione nel leggerla e la ringrazio per aver condiviso i “suoi” momenti storici, che sono (o dovrebbero essere) i momenti di ognuno di noi.
Grazie, ancora, per aver ricordato a tutti che “il mondo è paese e non ha confini”.
Buona giornata
1 Marzo: veramente fu un “esodo biblico” per gli Albanesi; come scrive il sig. Nico, la Puglia
con tutte le instituzioni, sia civili che religiose, e soprattuto il popolo di questo regione, merita veramente il “Nobel per la Pace”
Un bell’articolo. Grazie Besnik
Artikull I thjeshte I shkruar nga nje dore fisnike,per te evidentuar ndjenjen me fisnike QE duhet te karakterizoj CDO njeri MIRENJOHJEN, per te Falenderuar, per te mos len te harrohet mikpritja e nje Populli, ne kete rast popullin e Brindisit vlerat njerezore QE tregoi Ky popull ne pritjen massive te emigranteve Marsit 1991,Historia nuk duhet te harrohet ,Popujt bartin vlera te cilat duhen evidentohen QE ti trashegojn brezat, Eshte fisnike mos te harrosh kurre doren QE te ndihmoi.Bravo Niko Albanesi.!
Siamo abituati a vedere i confini ovunque ma non ci accorgiamo che “il mondo non ha confini”.
La tua saggezza mi conquista
Sei speciale
Niko
Caro Nico , le tue parole fanno riflettere, numerosi viagiatori hanno il lusso di scoprire e vivere a testa alta la propria idea di viaggio, molto spesso il mezzo di trasporto la fa da padrone, poco diffuso è capire quale storia porti in valigia il viaggiatore… bisognerebbe fare attenzione a questo. Impareremo mai a guardare oltre? Se il mondo non ha limiti dovremmo insegnarlo soprattutto al nostro cervello, sin da quando siamo bambini e così nessun viaggio farebbe mai paura.
Grazie per aver condiviso la tua storia.
Speriamo che questo clima cambi presto.
In bocca a lupo per entrambe le richieste.