«Cosa direi a Di Maio? Nulla. Parliamo lingue diverse»

Enrico Giuranno, storico attivista del M5s in Salento, è un ex consigliere comunale. Ha lasciato il consiglio comunale di Casarano all’indomani della consultazione per il caso Salvini-Diciotti: «È stata la classica goccia che ha fatto traboccare il vaso»

Sia gentile, chi è Enrico Giuranno, prima come cittadino e poi come politico?
Sono laureato in filosofia. Idealista. Apicoltore. Pessimo investitore di denaro, tempo e fatica.
Cattolico. Impegnato nel mondo del volontariato in Italia e all’estero.
Mi piace stare sul confine, fra persone che la pensano diversamente, essere Ponte. Da grande vorrei fare l’artista: scrivere, dipingere.

Il Movimento 5 stelle e il suo “credo politico”:  lei si è dimesso da consigliere comunale, come è cominciato e finito?
Sono un cattolico. Le mie azioni e posizioni nel sociale, nel privato e in politica, sono ispirate all’antropologia cristiana e alla dottrina sociale della Chiesa. Del Movimento riconoscevo e apprezzavo il metodo. Era un contenitore in cui ciascuno metteva quello che di meglio aveva da mettere. In quel contenitore ho imparato tanto e ho provato a mettere quello che di più prezioso avevo: il Vangelo.
Un anno fa le regole che facevano il metodo sono cambiate. Ho atteso per tutelare il gruppo di cui faccio parte e le relazioni che sono state il dono prezioso di questa esperienza. Poi però non ho più resistito

C’è una verità scomoda da conoscere sui 5 stelle o è tutto alla luce del sole?
Beh, se con questa domanda si intendono strani riti di affiliazione, patti di sangue o sacrifici umani, direi di no.
Quello che c’è da sapere è pubblico e accessibile a tutti.
È noto a tutti che le ultime candidature politiche sono state decise a tavolino e il passaggio su Rousseau è stato solo una verniciatura per legittimarle, è noto a tutti che in barba al principio dell’uno vale uno oggi abbiamo un capo politico non scelto dalla base, è noto che il capo politico ha (in virtù del nuovo statuto che ha snaturato il Movimento) diritto di veto sulle candidature e sul voto della base, è noto a tutti che in alcune regioni il candidato Governatore è stato calato dall’alto e non scelto dagli attivisti ed è anche noto che spesso questi prescelti prendono anche delle gran tranvate quando si confrontano coi voti veri nelle urne.
Sono tutte cose note, fuori e dentro il Movimento, quello che forse è meno noto è il disagio con cui gli attivisti vivono queste modificazioni del dna del Movimento, è meno noto il costante raggiungimento della soglia di sopportazione di tanti (anzi ormai pochi) attivisti che continuano ad inghiottire.
È noto anche il linguaggio utilizzato da troppi all’interno che guardano ai fuoriusciti come a “traditori, rinnegati, infiltrati” (finalmente smascherati).
Spesso questo livello del dibattito qualifica da sé lo spessore di quanti lo alimentano e la dice lunga anche sul livello di settarismo a cui è ormai giunta grossa parte del Movimento.
È poco nota anche la vana speranza di tanti che da dentro resistono sperando in una sorta di rifondazione affidata (nei sogni) al garante Beppe Grillo (che non si capisce più bene cosa garantisca) o a Fico o a Di Battista o all’intercessione della Buonanima di Casaleggio (padre).
Speranza che temo resterà vana …almeno fino a quando un progetto del genere non sarà utile ad altri fini elettorali.

In Italia non le sembra che la libertà sia solo cambiare il padrone?
Il Movimento in cui mi riconoscevo mi ha permesso di incidere poco, ma di incidere. Mi ha permesso di mostrare come ciascun cittadino possa e debba prendere a cuore un metro quadro di res pubblica e farsene carico.
Alcuni amici, da tempo, dicono che il Movimento è servito solo a sedare gli animi, a dare sfogo e incanalare la rabbia che stava per sfociare in altri canali.
Non so se fosse tutto deciso dall’inizio, se ci fosse un disegno preordinato. Lo dirà la storia. So che sono stato tradito e un movimento di incendiari si è trasformato in una stazione di pompieri che si credono draghi, ma che ad ogni ruggito anziché fuoco tirano fuori acqua.

Tap, Xylella, sono il passato o problemi  insormontabili?
Tap e Xylella sono due evidentissimi stupri al nostro territorio, alla nostra economia e alla nostra identità.
Ero al mio posto nel Movimento fino a quando non aveva alcuna incertezza su questi temi.
Oggi i pochi portavoce rimasti fermi sulle posizioni iniziali (pochi e tutti di altre regioni eccezion fatta per qualche comunale) sono stati epurati con le scuse più disparate (o lo saranno a breve)

Il quesito online sulla piattaforma Rousseau, il caso Diciotti-Salvini, ha votato a favore o contro e perché?
Da alcuni articoli di stampa parrebbe che il motivo delle mie dimissioni sia l’esito del voto sull’immunità a Salvini.
Questo mi fa sorridere.
Sono entrato in un Movimento che decideva ogni cosa consultandomi e mi sono ritrovato in un partito che da quando è al governo chiede  il mio parere su nulla…
Avevo deciso di uscire, ho aspettato l’esito della votazione come si aspetta l’autopsia di un cadavere prima dei funerali.
A vista, dall’avanzato stato di decomposizione, avrei immaginato che sarei stato fra i pochi a votare la linea fedele ai principi e mi ha piacevolmente sorpreso il 40 per cento degli iscritti che ha votato come me.
Ho votato il quesito consapevole che sarebbe stato il mio ultimo boccone amaro nel Movimento.
Perché era un quesito offensivo della nostra storia, delle nostre origini, dei nostri proclami, ma era soprattutto offensivo per la mia dignità.
Mi fa ridere chi accosta le mie dimissioni da consigliere comunale di Casarano al caso Diciotti perché questo è stato solo il culmine, la classica goccia che fa traboccare il vaso, la firma del medico legale in fondo alla relazione che certifica l’avvenuto decesso.

Cosa direbbe, se potesse, a Di Maio?
Nulla, mi sono reso conto che parliamo lingue diverse. Inutile perderci tempo.

Alla politica non sono mancati uomini di cultura e morale come Moro e Berlinguer, oggi hanno eredi?
Moro e Berlinguer furono apprezzati dopo la morte …in questo Paese i vivi non servono.
Servono i morti da ricordare e mai da emulare.
Mi piace ricordare una visita al Senato nella scorsa legislatura in cui ebbi modo di conoscere e salutare il sen. Lucio Romano (credo fosse nell’Udc o altra roba del genere) una persona di cultura e spessore, lontano da tante mie posizioni, ma sicuramente una bella persona.
Ricordo con piacere lo spessore di Saverio De Bonis, espulso dal Movimento perché persona libera e con una storia personale da fare invidia.
Naturalmente nei partiti attuali (5 stelle in primis) persone così fanno paura. Meglio i Calderoli e le Minetti, tifosi a servizio del leader.
Quello che manca non sono gli uomini di spessore in politica, ma gli uomini di spessore in generale, in ogni ambito. E soprattutto mancano i partiti, quelli veri, che uomini così sapevano suscitare e valorizzare.
Ma queste sono solo le opinioni di un ex consigliere comunale qualsiasi.

Quanto l’università  aiuta il novello aspirante politico che non ha mai lavorato? L’istruzione non va in senso contrario alle esigenze sociali attuali?
Non saprei. In una società altamente specializzata sono contento di non saper far bene niente. Ho studiato filosofia e credo mi abbia aiutato ad avere una visione d’insieme dei vari problemi.
In consiglio comunale e in tutte le istituzioni periferiche è sempre un continuo cercar fondi. Ci si può limitare a quello, il mio sindaco è un commercialista e si occupa di far quello, io che coi soldi e coi conti non ci sono mai andato d’accordo mi sono occupato di capire perché non ci sono più soldi e non si possono garantire servizi dignitosi ai cittadini.
Così mentre gli altri vedono (quando le vedono) le carenze della mensa dei bambini, io indico la Costituzione manomessa con l’inserimento del pareggio di bilancio.


1 COMMENTO

  1. “Moro e Berlinguer furono apprezzati dopo la morte …in questo Paese i vivi non servono.
    Servono i morti da ricordare e mai da emulare.”

    Belle parole! E’ vero! Quando io critico apertamente l’uso di Moro e Berlinguer che gli “attempati” italiani di ogni ordine e grado fanno, intendo proprio questo.
    Pensare ai vivi! Al presente! I “morti” devono essere un esempio da emulare e non usare a proprio uso e consumo. Quando gli uomini anziani e “acculturati” usano Moro e Berlinguer devono comprendere che oggi, nell’attuale sistema mondiale, non troverebbero tutta quella rilevanza che la storia e il contesto dei loro anni gli ha dato.
    Spesso la nobiltà del loro pensiero viene tramandato da chi, essendone stato affascinato a suo tempo, continua a restare attaccato a pensieri e uomini che oggi poco potrebbero fare nell’attuale contesto socio-politico ed economico.
    Con questo non voglio sminuire il pensiero di questi uomini, ma forse pensare un po’ più ai vivi sarebbe già il primo passo delle generazioni del 900 verso un dialogo con l’oggi… che sicuramente non l’hanno compreso e cosa grave è che ancora oggi, trascinano con loro nel passato schiere di giovani che potrebbero invece crescere e dare tanto per la loro energia e la loro intraprendenza. Insomma da emulatori di Moro e compagnia, si sono trasformati in cattivi maestri.

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