Intervista a Maria Lanciano

Indagini e crimini efferati sono gli ingredienti principali di una cena succulenta e divertente, uno spettacolo teatrale che la compagnia “Murders Inn” porta in giro per tutta la Puglia con simpatia e divertimento, qualità che l’ideatrice, nonché attrice e regista delle pièce, la barlettana Maria Lanciano, evidenzia nell’intervista che ha rilasciato per Odysseo:

Ciao, Maria. Da dove nasce la tua idea di dirigere ed interpretare lo spettacolo “Murders Inn-Cena con delitto”?

La mia passione nasce dalla mia profonda attrazione per la criminologia. Io nasco psicologa e poi mi specializzo come attrice e come sceneggiatrice, ma rimane in me, fermamente radicata, la voglia di raccontare il CRIME. Ho iniziato con questo format particolare, ovvero le cene con delitto, perché volevo creare uno spettacolo teatrale interattivo, che abbattesse la fruizione passiva di un normale spettacolo e coinvolgesse direttamente il pubblico.

Bombardato da tanti programmi televisivi che trattano l’argomento, l’utente medio si trova sempre di più di fronte al genere crime. A cosa si deve, secondo te, questa, forse macabra, attrazione?

Il perché di questa attrazione verso il crime è difficile a dirsi. Io sono curiosa, ma, in fondo, forse più spaventata, di capire come chiunque possa, un giorno, svegliarsi e decidere che la sua priorità sia più importante della tua vita. E’ un meccanismo contorto, ma credo che l’uomo abbia sempre dimostrato di avere un lato oscuro che forse adesso viene maggiormente reso noto, rispetto al passato, ma è sempre stato lì. Ora tutti sono curiosi di imparare a leggere la realtà circostante.

La tendenza, in questi casi, è che la cosiddetta “cassa di risonanza”, provocata dalla mediaticità dell’omicidio, rischi di dare, diciamo così, il cattivo esempio a chi fruisce da esterno all’atroce evento. Quanto è difficile incuriosirsi alle diaboliche macchinazioni della mente umana, pur restandone distaccati?

Molti programmi scendono in dettagli che forse non è giusto mostrare per rispetto della vittima e delle loro famiglie, però credo che bisogna raccontare cercando modi alternativi per far passare determinati messaggi. Io credo che forse l’invasività mediatica nel modo di raccontare tragedie sia sbagliata, ma non il fatto di raccontare. Noi in questi spettacoli non raccontiamo casi reali di cronaca, alcune volte inquadriamo le storie all’interno di un contesto verosimile, come quello della rapina al treno Glasgow-Londra, la più grande rapina ferroviaria della storia, ma ci teniamo ben lontani dal ferire la memoria di qualcuno. Per questo motivo, quando interpretiamo il ruolo di efferati assassini, subentra la pratica attoriale e la tecnica, che consente la distanza dal personaggio e la possibilità di poterlo immaginare e rendere al meglio della sua “malvagità”, senza “contagiarci”.

Assistendo alla rappresentazione teatrale del Murders Inn si ha la sensazione, nonostante tutto, di un’interpretazione leggera e spensierata. Quale tipo di lavoro c’è dietro il lato tragicomico che un’attrice come te deve mostrare?

La leggerezza e il divertimento che precedono gli “assassinii” del Murders Inn, sono alcuni degli espedienti narrativi che utilizziamo per tranquillizzare lo spettatore e metterlo in sintonia con la storia. Quindi c’è un lavoro di scrittura previo, che fa da base per l’interpretazione degli attori, ed essendo inquadrato in una cena spettacolo, con un pubblico molto eterogeneo, non può essere fatalmente drammatico. Il dramma lo lasciamo alle confessioni, dove l’assassino si svela per la bestia, inumana che è.

Progetti futuri?

Vorremmo portare in scena spettacoli in inglese, dove portiamo il format delle cene con delitto per turisti stranieri. Abbiamo tanti altri progetti di teatro interattivo, anche con complesse evoluzioni tecnologiche di cui a brevissimo vi daremo notizia sulla nostra pagina facebook

 


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Iscritto all'Ordine dei Giornalisti della Puglia, ho iniziato a raccontare avventure che abbattono le barriere della disabilità, muri che ci allontanano gli uni dagli altri, impedendoci di migrare verso un sogno profumato di accoglienza e umanità. Da Occidente ad Oriente, da Orban a Trump, prosa e poesia si uniscono in un messaggio di pace e, soprattutto, d'amore, quello che mi lega ai miei "25 lettori", alla mia famiglia, alla voglia di sentirmi libero pensatore in un mondo che non abbiamo scelto ma che tutti abbiamo il dovere di migliorare.