Ho letto senza voglia un articolo: Disability Etiquette 101, il galateo della disabilità, scritto da Eleonora Campus. Prende in esame i comportamenti tra le persone quando tra loro vi è una persona con disabilità. L’ho letto senza voglia perché mi riesce sempre difficile dover sottolineare il comportamento corretto tra uomini, parlare di uguaglianza, di inclusione sociale delle persone con disabilità e, io aggiungo, di diverse tendenze sessuali o di diverse religioni o colore di pelle o stato sociale: mi sembra parlare di temi vecchi. Invece, purtroppo non è così e in Inghilterra riflettono sulla “disability etiquette”, a tal punto da voler rendere obbligatorio un decalogo. Eleonora Campus si chiede: • siamo sicuri che l’uguaglianza non passi e si raggiunga anche attraverso i comportamenti? • un atteggiamento che banalizza un “galateo comportamentale”, può essere anch’esso la causa di una impossibile uguaglianza? E ancora: • quale è un comportamento corretto…? • un simile galateo è un sogno di qualche visionario “esagerato” o esiste già? Sono in accordo con lei quando sottolinea che la dignità umana è legata all’uguaglianza. Poi mi chiedo se sia necessario redigere dei decaloghi, ma basta ascoltare la gente che parla per rendersi conto che sottolineare comportamenti linguistici e di prassi è più che necessario. Basta osservare le strade: quanto rispetto c’è nelle nostre strade per i parcheggi per i disabili o per le barriere architettoniche? E quante volte la parola “handicapatto” è usata in maniera inadeguata e/o per additare qualcuno ? Quindi sottolineare “come fare” non è cosa inutile. Ecco alcuni consigli mutuati da Eleonora Campus: 1. Parlate di una persona con disabilità facendo prima riferimento alla persona e poi alla condizione di disabilità: “persona disabile” (come da Convenzione ONU) e NON “il disabile”. 2. Quando si parla con una persona con disabilità, dovete parlare direttamente a quella persona e non a un eventuale accompagnatore presente. 3. Quando incontrate una persona con una disabilità visiva, bisogna sempre che facciate riconoscere voi stessi e gli altri che possono essere insieme a voi. 4. Per avere l’attenzione di una persona che è sorda o con problemi di udito, toccate la persona sulla spalla o fate un gesto con la mano. Guardate direttamente la persona e parlate chiaramente. 5. Va bene e non sentitevi in imbarazzo se vi capita di usare modi di dire comuni e accettati che sembrano far riferimento alla disabilità della persona (Esempio: “ci vediamo più tardi…..” o “hai sentito questa notizia…?”). 6. Quando si è presentati ad una persona con disabilità, è consigliabile offrire di stringergli la mano. Molte persone che hanno un uso limitato delle mani o che hanno un arto artificiale possono stringere la mano. Anche stringere la mano con la mano sinistra è un saluto accettabile. Se la persona disabile non può sollevare le mani, con un gesto poggiate un momento la vostra mano sulla sua. 7. Se offrite aiuto, aspettate che l’offerta venga accettata. In seguito ascoltate o chiedete istruzioni. 8. Trattate gli adulti come adulti. Evitate di dare pacche sulla testa o sulle spalle per incoraggiare. Rivolgetevi alle persone disabili dando del tu e usando i loro nomi SOLO quando quella stessa familiarità la usate anche per tutti gli altri presenti. Aggiungo un aspetto spesso sottovalutato perché interessa una minoranza di persone disabili: rivolgetevi alle persone disabili usando il titolo di “Dottore” (o comunque qualifiche)  laddove la persona lo abbia conseguito, quando la stessa forma è usata anche per tutti gli altri presenti. Ciò anche quando la presentazione può risultare indigesta nel caso siano proprio gli altri presenti a non avere alcun titolo. Un atteggiamento volutamente eludente tale forma rappresenterebbe una riduzione della persona disabile e un grave atto di pregiudizio che partirebbe dal presupposto di una cosiddetta “superiorità normo” auto-arrogata (a prescindere). 9. Ascoltate attentamente quando si sta parlando con una persona che ha difficoltà a parlare. Aspettate che la persona finisca, invece che correggere o parlare per quella persona. Se serve, fate brevi domande che richiedono risposte brevi, un gesto o un movimento della testa. Mai fingere di capire se si hanno difficoltà a farlo. Invece, ripetete ciò che si è capito e permettete alla persona di rispondere. La risposta sarà una indicazione per capire. 10. Aggiungo: non usate la condizione di disabilità per insultare e schernire il prossimo. Usare a scopo dispregiativo le caratteristiche umane di alcuni, lede la dignità di quanti le possiedono e genera sottocultura e conseguente discriminazione. Penso che se ognuno di noi contribuisse ad educarsi e a educare a comportamenti rispettosi, si potrebbe salvare la dignità dell’uomo; e e se piccoli gesti diventano prassi sicuramente si potrà vivere in un mondo di persone uguali.

Carlo Ceco GInistrelli


[ Foto: Huffington Post ]