
«Si ama la propria madre quasi senza saperlo, senza comprenderlo, perché è naturale come vivere; e avvertiamo la profondità delle radici di tale amore solo al momento della separazione finale. Nessun altro affetto è paragonabile a questo, perché tutti gli altri sono incidentali, mentre questo è innato»
(Guy De Maupassant)
Oggi è il compleanno di mamma. Da tre giorni, non lo è più. Quindi dovrei dire che oggi “sarebbe stato” il compleanno di mamma. Avrebbe compiuto 93 anni.
Come sia vivere il primo compleanno di mamma, essendo rimasto senza madre e senza padre, non lo so dire di preciso.
La cosa si complica ancor di più se penso che sono figlio unico e che, con mia madre, ho perso l’ultima radice.
D’altro canto, mi sento tristemente sereno. Ho ricevuto tanto amore, ho provato a restituirlo.
È tutto. E sono grato.
Mia mamma era una donna ordinariamente straordinaria. Me lo hanno detto e ripetuto in tanti in questi giorni. In suo onore e memoria, io e i miei cari siamo stati sommersi da una marea di amore e di affetto. Anche di questo sono grato.
I suoi funerali sono stati una festa triste. Un momento di comunità. Amici e colleghi, docenti e personale non docente, parrocchiani e non credenti, i miei tanti ex alunni, tutti insieme, divenuti famiglia, una sola, generosa e gentile famiglia. La mia nuova radice.
Insieme ai tanti parenti venuti da lontano per l’ultimo affettuoso saluto. Insieme alla famiglia di mia moglie Lella, che è anche la mia grande famiglia.
I miei figli Damiano e Davide ricorderanno mia madre come la nonna fashion blogger, la più amata dal popolo del web, che la piange e saluta. Mancheranno i suoi: «Ci cazz vuol dire online?».
A mia moglie devo un infinito grazie per come è stata figlia dal primo all’ultimo giorno. Anche oltre l’ultimo giorno.
Anche ad Adriana, la badante che negli ultimi anni come una figlia l’ha accudita, devo un altro grazie infinito. Guai a chi mi tocca le badanti! Lei ha saputo amare mia madre persino più di me. Almeno per certi aspetti.
In realtà, dovrei ringraziare tante altre persone che mi hanno aiutato ad essere figlio fino in fondo. Ma l’elenco sarebbe troppo lungo e noioso. E io odio essere noioso.
Allora vi dirò l’essenziale. Quello che è visibile al cuore, ma che, in certe occasioni, si fa visibile anche agli occhi.
Mia madre mi ha partorito di 8 chili e 250 grammi, come ripeteva sempre con orgoglio. E senza parto cesareo. Per riprendersi, dopo la mia nascita, è rimasta per altri 23 giorni in ospedale: anche questo me lo ripeteva sempre. Così come mi ripeteva le parole della suora, visto che sono stato in pericolo di vita per i primi tre giorni da che ho visto la luce: «Questo tuo figlio si salverà e sarà forte!».
In realtà, è mia mamma ad essere stata una donna forte, energica, generosa. Ha vissuto da bambina la guerra, ha perso troppo presto il padre, ha accudito sei fratelli maschi e aveva una sola sorella. Ha fatto tanti lavori. È stata emigrante in Germania, a Monaco di Baviera. Ha amato tanto, tantissimo suo marito, il mio papà, che si è ammalato anche lui troppo presto e che lei ha sempre accompagnato e sostenuto nella sua malattia. Fino a farsi fatta quattro mesi e una settimana su una sedia sdraio, in ospedale. Per non lasciarlo mai, neanche una notte. Tranne nelle rarissime occasioni in cui mi concedeva di darle un turno di riposo, giusto il tempo per farsi una doccia e dormire, una tantum, in un letto. Mio padre è morto da 27 anni e lei se lo piangeva ancora: «Noi ci siamo conosciuti, fidanzati e sposati in 23 giorni: non come quelli di mo’, che fanno l’amore per dieci anni, si sposano e poi divorziano…». Immagino che ora stiano facendo festa. E magari faranno anche l’amore: «Perché Mimimo aveva sempre “quel” pensiero fisso in testa! Io non tanto…».
Mia madre aveva un senso di ilarità innato. Sapeva essere e farsi amica. Aveva il dono di farsi amare, di bucare il cuore della gente con la sua allegria e il suo sorriso. Col suo dialetto ostunese che imponeva a tutti, a suon di: «I sto parl’ italian! Ca i’ la terza elementar’ so’ fatt’! Però i’ era brava: m’ar’cord ancor’ l’ tabellin’…».
Mia madre amava a modo suo ed era un modo meraviglioso.
Mia madre aveva una incredibile voglia di vivere. Mentre, impotente e lacerato, la vedevo lottare per aggrapparsi alla vita sino all’ultimo, disperato respiro, d’improvviso ho capito: «Ecco da chi ho preso la mia grande passione per la vita: da mia madre, non solo da mio padre!».
È incredibile quanto si possa essere stupidi per un’intera esistenza e cogliere solo in un momento, in “quel” momento, una verità che era lì, sotto i tuoi occhi.
Mia madre mi ha donato la Vita. Tutto quello che sono, lo devo a lei. È questa la verità. Una verità che non mi lascerà mai più. Ecco perché lei resterà sempre con me. Fino all’ultimo respiro. Anche oltre.
Come ci si sente ora? Con un vuoto cupo, riempito di dolore persistente, un dolore nuovo e immenso, incolmabile. E con una triste serenità, quella di chi, pur con tutti i suoi limiti, ha amato ed è stato amato.
Allora ciao, mamma. E grazie. Buon compleanno! Ti voglio bene.
Quasi dimenticavo: mia mamma si chiamava Anna. Anna Amati.
Era nata a Ostuni, il 3 maggio del ’32.
Grazie professore per averci raccontato il tuo amore per la tua mamma. Buon compleanno Anna
Grazie a te di cuore, Rosa
Hai la fortuna di poter piangere, ma di GIOIA, Paolo. La fortuna, immensa, di averla AVUTA, e per tanto tempo. Ci riuscii con mio padre, di 96 anni.
Con mamma di 61 ed io di 27, mentre stavo uscendo da un momento difficilissimo, neanche una lacrima: ero arrabbiatissimo! Ci riuscii solo dopo alcuni anni, recuperata la lucidità e la serenità. Da allora è sempre con me, FELICISSIMO di averla avuta.
Ti voglio bene, amico mio. Grazie!