
A mamma Olga e mamma Anna
Arriva il giorno
che non sei più figlio,
che sobbalzi ad uno squillo
importuno e temuto.
E ti senti colpevole,
ti senti inutile.
Ti paralizzi su decisioni
che non avrebbero dovuto appartenerti.
Ma la vita sceglie di importele.
Vorresti tornare
alla sua cura
che ti sollevava,
che ti permetteva di abbandonarti,
che ti dava sicurezza.
Oggi,
genitore di chi ti ha generato,
non accetti il suo rifiuto
di ciò che resta della sua esistenza,
che lei vede svuotata.
Non ne accetti la resa.
Arriva il momento
che non sei più figlio,
che la battaglia è persa.
Ma è vinta la conquista
di ciò che proclamiamo di credere
fino al momento di affidargli il nostro caro.
Di nuovo il tuo genitore
ti rende lo spazio,
il tempo e la tua libertà
che non sei più sicuro di volere.
Genitore di chi ti ha generato.