
Dissero che il tempo ammazzò la notte
ma io non ci credevo allo schiaffo più grande,
arrisi al feretro dell’ideale
e non dire che il borgo comune
ci vuol giudicare,
è solo un modo vile per sentirsi
migliore.
Il tonfo al quadrato di una pozza di
sangue
versata nei cieli con le ali macchiate
ci ritrovammo a pregare
in fila al ricordo
di un distratto correre
con un respiro comune
sotto la colonna di fumo
delle macerie dell’anima rattoppita al silenzio,
cruda fossa comune,
l’olocausto dei nati sotto una stella sbagliata
nel sipario più breve
ma di sacro in coscienza
han conservato la fede
col più umile gesto verso l’onnipotente.