Dibattito tra intellettuali, accademia, cattedra: sembra più facile dire cosa Simone Weil non è, cosa da Simone Weil non può venire, più che dire di lei.

Cos’è Simone Weil, chi è stata, chi è, lo si è intravisto a Teramo, nelle giornate del 30 e 31 agosto, intorno al tavolo della Sala di lettura “Prospettiva Persona”, in via Nicola Palma, 27, presso le accoglienti Suore Missionarie dell’Eucarestia. Un tavolo che ha riunito studiosi di diversa età, lingua e provenienza, accolti nella città abruzzese dal calore attento del ‘duo’ Giulia Paola di Nicola / Attilio Danese e accomunati dall’urgenza di interrogarsi e interrogare il presente, lasciando fuori da quella sala tutto ciò che, spesso, riduce questa urgenza a dibattito tra intellettuali, accademia, cattedra.

In mezzo a queste diverse età, lingue e provenienze, stava innanzitutto la consapevolezza che conoscere Simone è ‘una volta per tutte’: forse perché “per leggere Simone Weil bisogna essere Simone Weil”, da questo incontro è impossibile tornare indietro. Qualcosa – qualcosa di “infinitamente piccolo” come lo è un “chicco di melograno” – si ri-orienta diversamente nell’anima trafitta dal suo pensiero.

Un pensiero radicale come l’esistenza che lo ha generato e radicante come l’aspirazione che lo guidava; straordinario in quanto fuori in ogni senso dall’ordinario e, di più, inflessibilmente contrario a ogni pretesa di ordinare; febbrile e incredibilmente fecondo, concentrato in 34 anni di vita e riversato in un’immensa opera, trasversale a scienza, filosofia politica, mistica.

Weil

Le due giornate sono state l’ultimo di una serie di incontri che da quattro anni ricorrono, raccogliendo l’ispirazione che da questo pensiero non smette di rinnovarsi. Il 2014 è stato a Teramo il momento conclusivo in vista della pubblicazione degli atti e degli studi maturati nei seminari precedenti, intorno al tema dell’incontro/scontro tra la Weil e la Chiesa pre-conciliare.

E proprio nella forma di un incontro/scontro, tra Trani, Teramo e Ostuni, le 35 tesi della lettera inviata da Simone Weil a Padre Couturier sono state messe e rimesse a tema in un dialogo serrato e rigoroso, un dialogo di quelli che trascinano gli amici in una discussione che non fa sconti, più che far salire in cattedra gli “esperti” accorsi per l’occasione.

Sollecitati dal Prof. Paolo Farina, la Lettera a un religioso è stata esaminata – vivisezionata, quasi – discussa e fatta rivivere nell’attualità di una Chiesa che, per quanto lontana da quella di cui la Weil rifiutava il battesimo, è ancora affamata di parole di verità.

Il frutto di questo faticoso lavoro è un saggio che raccoglie i contributi di questi amici in dialogo, ora in corso di pubblicazione presso la casa editrice Effatà.

Tra una giornata teramana e l’altra, Maria Antonietta Vito e Domenico Canciani hanno presentato il loro Una costituente per l’Europa, testo che non si limita a raccogliere gli scritti politici dell’ultima Weil, del suo periodo a Londra, ma ne lascia emergere la trama essenziale, le contraddizioni e le risoluzioni, quello spirito capace di sintonizzarsi così straordinariamente con le attese di oggi.

Nel pensiero di Simone, la parola non aveva diritto di essere senza azione, né l’azione poteva essere senza che fosse innanzitutto mutamento di sé. O la parola serve a preparare e custodire la buona pratica, oppure è rumore vano; e la buona pratica, o è in primo luogo allenamento di sé, oppure è movimento vuoto. E se, allo stesso modo, non può darsi il cristianesimo senza incarnazione, così per lei la conversione non poté essere altro che un volgersi con tutta se stessa – pensiero, anima e corpo – al volto di Cristo.

È con il pensiero, l’anima e il corpo che questi amici possono dire di essersi donati l’uno all’altro, in via Nicola Palma 27, a Teramo. Torneranno a farlo, nel 2015, intorno ad un tema nuovo, la lettura weiliana di Platone. Torneranno da Simone Weil, per ritrasformarne la parola in azione e provare a restituirla, mescolandola come un lievito, allo “splendore della realtà”.