Il Santo: una persona dal cuore divino con una coscienza sociale

La solennità di Tutti i Santi precede la Commemorazione dei defunti, quasi a indicare che i santi trascinano con loro i morti; li prendono per mano per ricordare ai vivi che da soli non si va molto lontano.

Il Santo quindi è una persona dal cuore divino con una coscienza sociale, capace di andare al di là degli interessi esclusivamente personali: sa agire indistintamente per il bene di tanti. Una persona che sente i dolori altrui come propri, e le gioie degli altri come sue. Sa compatire e aiutare il bisognoso e allo stesso tempo è capace di incoraggiare gli artisti ad abbellire questo mondo. Denigra gli sfruttatori e sostiene la politica degli onesti. È una persona capace di generosi atti anonimi e, amando l’umanità, ha imparato ad amare se stesso. Sa inoltre che il futuro della vita umana dipende da coniugi in grado di raggiungere relazioni sane ed equilibrate. Sono i testimoni non di una fede che fugge dal mondo, ma che resiste nel mondo: che ama e resta fedele alla Terra malgrado tutte le tribolazioni che essa ci procura.

Al tramonto della festa di Tutti i Santi, i cristiani non solo ricordano i morti, ma si recano al cimitero per visitarli, come a incontrarli e a manifestare l’affetto per loro, coprendo di fiori le loro tombe. Questo è segno che portiamo negli occhi e nel cuore tante persone che non vediamo più, ma che hanno contribuito a rendere bella la nostra esistenza. La nostra mente è rivolta a coloro che con noi hanno gioito e pianto condividendo speranze, facendoci dono del loro amore e della loro amicizia. Ricordiamoci che i nostri cari non svaniscono nel nulla, ma sono sempre presenti! I legami di amicizia, di amore, di fedeltà e di sacrificio che danno senso alla vita di ogni giorno nelle nostre case, non cesseranno di accompagnarci anche dopo la morte.

Il cimitero, luogo dove esercitare la fede, è oggi uno dei pochi spazi di silenzio che, oltre a suscitare nell’animo il ricordo dei propri cari, permette una riflessione sulla vita e sulla morte, sulla propria esistenza e il proprio futuro. È bene mantenere e salvaguardare questo spazio in un mondo dove il chiasso e il rumore ci impediscono di gustare e ascoltare di più la nostra interiorità e ci spingono a riempire sempre e comunque la nostra vita di parole, suoni, dialoghi e ascolto degli altri più che di se stessi.

Al cimitero vediamo meglio le nostre fragilità, i sogni infranti, la terribile solitudine in cui vivono tanti anziani, malati e persone prive di un affetto duraturo. Si colgono meglio egoismi ed errori ed è più facile ritornare a valorizzare di più la nostra umanità e quella interiorità che contribuisce alla nostra serenità e ci apre al domani con maggiore fiducia e speranza.

Uniti ai nostri cari non temiamo di affrontare l’inverno che ci sta davanti, né i giorni che inesorabilmente si accorciano.