Del Rio, nomen omen ovvero: un nome, un cattivo provvedimento. Vi chiedete perché? Pensate: le Province, gli esuberi, la stabilizzazione dell’economia pubblica tutto in un pasticcio messo sulla bilancia di una legge di fine anno inguardabile ed illeggibile. Approvata in fretta e furia la sospensione dei concorsi e delle assunzioni negli Enti pubblici per due anni; tagli al personale delle province, stabiliti, ad orecchio, nella misura del 50% del personale in servizio, con la riduzione al 30% per quelle sedi di città metropolitane. La croce scaricata sui Comuni che già navigano con difficoltà, con organici logori, scarsamente professionalizzati e inadeguati. Una valutazione ministeriale fatta non si sa con quali parametri, che ammassa tutte le amministrazioni provinciali, virtuose o meno, in una pressa dalla quale devono uscire miliardi utili a finanziare le promesse elettorali. Non è il provvedimento del taglio di esuberi che risulta fuori luogo e inopportuno, ma quello che colpisce è l’approssimazione e la incongruenza che hanno determinato il “rio emendamento”. Forse generato in un raptus demagogico, con il quale, però, si è andati oltre ogni limite pur di evitare le solite lungaggini della concertazione sindacale. Ora, se esaminiamo l’emendamento con un po’ più di calma e razionalità di quella di Del Rio e Ministri, ci vengono in mente le seguenti semplici considerazioni:
1. come si fa a stabilire l’organico di un Ente senza conoscere, prima e con attendibilità, nel dettaglio delle stesse amministrazioni, competenze e relativi carichi di lavoro? Anche gli uscieri sanno che il peso delle competenze varia in ciascuna provincia, in funzione del territorio, delle attività controllate, delle difficoltà organizzative, e della complessità degli interventi richiesti;
2. com’è possibile determinare a priori tagli del 50 e del 30 per cento pur non sapendo il rapporto esistente in ciascun Ente tra l’organico previsto e quello effettivamente in servizio? In alcuni casi, per motivi di bilancio, potrebbe già essere ridotto del 50%; mentre altre Amministrazioni che hanno assunto allegramente, in maniera anche illegittima, si trovano nelle migliori condizioni e con organici strapieni; questi casi meriterebbero un taglio di gran lunga superiore;
3. quale straordinaria mescolanza e confusione di profili e professionalità si verrà a creare nel momento del passaggio preannunciato del personale soprannumerario in altri Enti, i quali non potranno mai avere, né prevedere, una capienza adeguata e simmetrica rispetto alle esigenze del collocamento forzoso?
4. i Ministri interessati si sono affannati ad assicurare che i dipendenti delle Province non perderanno nulla dello stipendio in godimento e non saranno licenziati; allora ci chiediamo: dov’è l’economia ?
5. il proverbiale cocomero del risparmio anche questa volta è finito sul fondoschiena dell’ortolano, in questo caso delle migliaia di giovani (per la precisione almeno 20.000, quanti sono i presunti esuberi) che per due anni e oltre non vedranno più l’ombra di un’assunzione negli enti pubblici e statali; le pubbliche amministrazioni dovranno prima sistemare tutti i possibili esuberi, nonché le richieste delle solite pressioni politiche in uno scenario futuro che non è difficile immaginare;
6. tutto questo alla faccia della meritocrazia (niente più concorsi!), del rinnovamento delle pubbliche amministrazioni con personale giovane e motivato, delle politiche rivolte ai giovani ed all’occupazione e della speranza che si allontana sempre più all’orizzonte;
Che dire, allora, di questo provvedimento? Si intende, tutti sono d’accordo sui tagli e sulla razionalizzazione, ci mancherebbe altro! In questo affare c’è però un fondo di irreal-politik da parte di chi la pubblica amministrazione forse la conosce solo sulla carta e sui numeri, ma non nella difficile e complessa realtà di ogni giorno. Magari sarebbe stato più opportuno e realistico fare due o tre semplici operazioni:
– una seria ricognizione sul rapporto organico previsto/organico di fatto e livello di competenze, per creare una seria valutazione degli esuberi che potrebbero anche essere, in molti casi, superiori alle stesse aspettative di Del Rio, ma in altri di molto inferiori.
– un incentivo al pensionamento anticipato, eliminando le penalità e favorendo il massimo esodo;
– la soppressione (contestuale ai pensionamenti) dei posti in organico e rideterminazione della previsione organica di ciascuna provincia;
Non sarà la nostra una soluzione demagogica, non sarà una cura drastica sotto l’aspetto della spesa, ma grazie a Dio potrebbe realisticamente salvare capra e cavoli e ridare fiato all’occupazione giovanile, perché, se così non fosse, per migliaia di giovani, e per i prossimi tre anni, non potremmo più augurare un “buon anno”.