«Se continueremo a commettere ingiustizie,
Dio ci lascerà senza la musica».
(Cassiodoro)
È la musica quella realtà che, attraverso le sue note, ti accarezza quando sei ferito, ti inquieta quando sei sereno, ti fa divertire quando vuoi ballare, ti fa sognare quando vuoi cantare.
Tutti amiamo la musica; forse è una delle arti più amate al mondo, perché la musica è speciale, visto che traduce in note quelli che sono i nostri sentimenti più nascosti e in parole ciò che non riusciamo a dire o non sappiamo dire.
L’immagine che oggi ho voluto proporre riprende un passo biblico: il sogno di Giacobbe, presente nel libro della Genesi al capitolo 28 versetti 10-19a.
Non è mia competenza e non è neanche questo il luogo dove analizzare questa bella pericope, ma mi piace molto l’interpretazione data dallo scrittore statunitense Elie Wiesel, che ricollega il testo veterotestamentario al nostro tema.
Giacobbe, nella suo sogno, vide una scala che poggiava sulla terra, mentre la sua cima raggiungeva il cielo e sulla quale salivano e scendevano angeli. Wiesel commenta: “Gli angeli quella scala si sono dimenticati di ritirarla ed è la scala musicale, capace di unire la terra al cielo”.
Quante volte abbiamo fatto anche noi l’esperienza di volare e di essere trasportati, rapiti da una musica che ci affascinava.
Eppure, si potrebbe obiettare: tutti i tipi di musica portano ad un rapimento? O c’è – soprattutto oggi – una brutta musica, dalla sonorità devastante e dionisiaca, in cui irrompe e prevalica il rumore?
Flaubert parla di codesta musica in questi termini: “Noi spesso battiamo su una caldaia incrinata una musica da far ballare gli orsi e invece vorremmo commuovere le stelle”.
Quasi a dire che alcune musiche (contemporanee) vorrebbero essere poetiche e portare la tranquillità nell’uomo, ma invece fanno sì che questo si inquieti ancor di più.
Questa musica-rumore, secondo il mio modesto parere, traduce i rumori delle ingiustizie del mondo e i rumori di una guerra non solo reale, ma anche interiore.
Allora cerchiamo di accogliere – noi tutti che siamo amanti della musica – l’invito di Cassiodoro, di non commettere più ingiustizie di ogni genere, così da usufrire ancora del meraviglioso dono della musica, capace di essere anche “via ad Deum”.