Riflessioni per prevenire la tristezza di Ferragosto…

In una società despiritualizzata spesso si cercano risposte di tipo psicologico o psicanalitico a questioni di interiorità spesso associate a depressioni, angosce o malinconie.

In oriente, i padri del deserto parlavano del demone meridiano, di uno spirito che nel mezzo della giornata, della vita, delle attività, portava allo scoraggiamento. Il monaco guardava nel “suo mezzogiorno” il lavoro fatto e pensava a ciò che avrebbe dovuto realizzare per programma. Di qui nasceva un animo di stanchezza. Inoltre si guardava a ciò che ancora si doveva operare e, così, nasceva l’angoscia spirituale.

Il tutto creava l’akedia, ciò che noi definiamo accidia. Nel cuore nasceva lo scoraggiamento e la sfiducia. Questo spirito malvagio portava il cuore a chiudersi, a cercare l’isolamento, a fuggire dalla fraternità. L’accidia faceva sognare posti migliori, ma lasciava chi ne era colpito nella sua prigionia ed isolamento.

Evagrio Pontico, un padre orientale, faceva notare come tale atteggiamento si trasformasse in una condizione di tristezza permanente. La tristezza, insieme ad altri sette demoni, componeva l’ottavario degli spiriti malvagi. La tristezza è stata dimenticata, mentre nel Medioevo gli altri sette spiriti malvagi sono stati sistematizzati dalla teologia con la coniazione dei “sette peccati capitali”.

Non va dimenticata la radice dei sette, cioè la tristezza. Il male, infatti, è sempre frutto della tristezza, causa di accidia e ogni altro malessere. Il demone meridiano, nella tradizione latina, ha lasciato il mezzogiorno, poiché il monachesimo benedettino non lasciava spazio al vuoto, attraverso la preghiera e il lavoro. Questo demone però si è affacciato durante la notte, soprattutto per l’uomo virtuoso, a seminare dubbio, risentimento, scoraggiamento, angoscia e tristezza.

Come sconfiggere il demone della infelicità? Ritornando a credere in sé stessi, ascoltando lo spirito di consolazione, coltivando la vita spirituale senza non chiudersi in sé stessi, cercando la luce piuttosto che le tenebre e la fatica della verità invece che la comoda menzogna.

Ogni uomo è fatto per la gioia. Per questo san Francesco condannava ogni espressione di tristezza dei suoi frati come gravissima mancanza. Non c’è nulla, alla radice, di più anti-evangelico della tristezza. Si può annunciare la gioia con il volto triste? Teniamo lontani l’accidia, fonte di tristezza, servendo i fratelli con la gioia nel cuore.