La testimonianza di un uomo saggio. La lezione che non ho dimenticato.

Avete in mente uno scrittore? Beh, io di certo non lo sono. Ho sempre pensato fosse bello scrivere, però. Così, quando ho un po’ di tempo, la penna chiama e io ne approfitto per buttar giù quattro righe. Scrivere libera la mente e apre il cuore, un’esperienza totalizzante.

Io sono un ragazzo. Uno come tanti. Uno che, come molti, ha deciso di nutrire i miei sogni con la speranza. Quella di cui tutti abbiamo bisogno, anche quando te la strappano senza riguardo per la dignità umana, anche quando preferiscono sputarci sopra.

Un giorno, un uomo saggio mi sfidò a dare la definizione di Amore. Dapprima, per nulla temerario, tacqui. Poi insistette. Con le labbra in mezzo ai denti ci provai:

– «L’amore è quando va tutto bene, tanto che ti vien facile esser felice».

– «Errato».

– «E allora cos’è?» – Mi precipitai a chiedergli, cercando di evitare l’imbarazzo.

– «L’amore è dolore!» – Esclamò, sicuro di sé.

– «Non devi esser poi così tanto saggio. Guarda che ho studiato io, è un ossimoro quel che tu dici»- Replicai, quasi con l’atteggiamento ribelle di chi sa di contestare una inesattezza. Se una persona intelligente parla, però, siamo in dovere di ascoltarla. Così aspettai una sua spiegazione. Mi ritrovai, invece, di fronte ad una nuova domanda.

– “Hai mai parlato con tua mamma della tua nascita, com’è stato il parto?”

– «Non passa occasione che non glielo chieda. Lei, di contro, continua a ripetermi di aver affrontato una sofferenza immane, la più grande della sua vita intera. Però d’improvviso le sue parole si addolciscono, quasi in forma di compassione: “Tu sei un maschietto, mamma, e mi dispiace un sacco non poterti trasmettere l’incommensurabile gioia di dar vita a tuo figlio”. Non l’ho mai capita».

– «E invece ti sottovaluti, ragazzo. Hai capito tutto» – concluse e prese ad avviarsi verso casa sua, lasciandomi più sorpreso di quanto avesse saputo sbalordirmi la sua impropria definizione di amore. Così, ancora più curioso, riattaccai.

– «Ma come, ma che dici? Non puoi lasciarmi così, io non ho capito un bel niente. Insomma, cos’è quest’ Amore di cui tu parli? Dimmelo!»

Con passo lento e composto, mi si avvicinò. Il suo volto saggio, ma non superbo, dolce quanto rassicurante, mi puntò. Poi, la bellezza delle sue parole: «Guarda, ragazzo, tua madre ha saputo gioire perché prima ha conosciuto la sofferenza sulla sua pelle. È durante l’atrocità del dolore, la ferocità di una ingiustizia, che sappiamo riscoprire l’amore in tutta la sua magnificenza». Per qualche istante sembrò fermarsi, poi aggiunse: «Non credere che il dolore venga soltanto a strapparti la speranza e i sogni, a volte in forma mascherata riesce meglio di tutti a prepararti la strada per la felicità».

Attonito, ma felice. Finalmente capii.