È stato il prof. Nicola Jeva, preside per molti anni del Liceo scientifico “R.Nuzzi”, a volere, incise sulla facciata della scuola, le parole Amate quod eritis, a motto dell’Istituto.

Amate quod eritis, è la frase di apertura del paragrafo 8 del Sermone 216 di Agostino d’Ippona: In redditione symboli – Ad competentes. Il sermone risale al 390 o 391 e fu pronunciato ad Ippona. Ne riporto diffusamente alcuni paragrafi.

  • Competenti vuol dire  quelli che tendono insieme ad una medesima cosa. “Qual è questa medesima cosa a cui tendete e che insieme desiderate?”. È “abitare nella casa del Signore tutti i giorni della mia vita […] per gustare la dolcezza del Signore e ammirare il suo santuario” .
  • Amate quel che sarete. Sarete figli di Dio, figli di adozione. Ciò vi verrà dato gratuitamente, gratuitamente conferito. Voi avete i vostri genitori secondo la carne, o li avete avuti un tempo; essi vi hanno generato per la fatica, per la sofferenza, per la morte. Ognuno di voi può dire nei loro riguardi: mio padre e mia madre mi hanno lasciato. Orfanezza non del tutto infelice! Per te il padre è Dio, madre la Chiesa. Da questi sarete generati in modo ben diverso da come foste generati da quelli. A chi è nato da questi non l’aspetta fatica, non miseria, non pianto, non morte, ma facilità, felicità, gioia e vita. L’esser generati da quelli è causa di pianto, l’esser generati da questi è causa di gioia. Quelli, nel generarci, ci partoriscono per la pena eterna a causa dell’antica colpa; questi, nel rigenerarci, non fanno più restare né la pena né la colpa. È questa la rigenerazione di coloro che lo cercano, che cercano il volto del Dio di Giacobbe. E voi cercate con umiltà; quando lo troverete, raggiungerete altezze sicure. L’innocenza sarà la vostra infanzia, il rispetto la vostra fanciullezza, la pazienza sarà la vostra adolescenza, la fortezza la vostra gioventù,il merito la vostra maturità, e la vecchiaia nient’altro se non un esperto e sapiente intelletto.
  • Nel corso di queste tappe o passaggi dell’età non è che tu ti trasformi, ma ti rinnovi pur restando quel che sei. Ossia non è che la seconda sopravviene per far cadere la prima, o che il sorgere della terza sarà il tramonto della seconda, o che la quarta nasca perché muoia la terza; la quinta non porterà invidia alla quarta, se questa resterà, né la sesta darà sepoltura alla quinta. Anche se queste età non arrivano simultaneamente, tuttavia coesistono insieme e concordemente nell’anima pia e giustificata. Ed esse ti condurranno alla settima, che è quiete e pace perenne. Così, liberato per sei volte, come si legge, dalle tribolazioni di un’età portatrice di morte, alla settima i mali non ti toccheranno più. Infatti non potranno più turbarci cose che più non saranno, né potranno più prevalere quando più non potranno osare. Là sicura sarà l’immortalità, là immortale la sicurezza.
  • Il termine “competenti” indica coloro che si avviavano insieme al sacerdozio, cercavano (petere) insieme la verità cristiana: dunque, in senso stretto, il sermone riguarda loro, in un’ottica di fede, di obbedienza alla Chiesa, nella prospettiva della vita eterna cristianamente intesa.

È possibile estendere universalmente alcuni significati di questo sermone? L’insegnamento vale solo per futuri sacerdoti o può essere esteso a tutti noi e, più in particolare, ai giovani?

Il messaggio di Agostino ha forti implicazioni pedagogiche , a cominciare proprio dalla frase “Amate quod eritis”. Cosa vuol dire qui “amare”? Hannah Arendt dedicò la sua tesi di laurea al significato dell’amore in Agostino, recuperando la definizione basilare di amore: “Amo” equivale a “Volo ut sis” “Voglio che tu esista” o anche “Voglio che tu sia ciò che sei”. “Amate quod eritis” equivale dunque a “Velitis ut sitis quod eritis”: “vogliate che esista ciò che sarete” e, parafrasando, “desiderate con tutte le vostre forze di essere ciò che sarete”, o perfino “cominciate ad essere ciò che sarete”, come dire “ciò che sarete è già in quello che siete ora”.

“L’’innocenza sarà la vostra infanzia, il rispetto la vostra fanciullezza, la pazienza sarà la vostra adolescenza, la fortezza la vostra gioventù, il merito la vostra maturità, e la vecchiaia nient’altro se non un esperto e sapiente intelletto […] Nel corso di queste tappe o passaggi dell’età non è che tu ti trasformi, ma ti rinnovi pur restando quel che sei”.

Vi è in questa affermazione una fiducia illimitata di Agostino nell’esistenza e nelle sue fasi. Agostino sembra suggerirci infatti che tutte le età non sono trasformazioni (“non tu evolveris”) quanto invece manifestazioni di un rinnovamento, del rinnovamento di uno stesso elemento di fondo che permane rinnovandosi (“sed permanens innovaris”): tale elemento è, secondo Agostino, l’amore che sostiene la condizione umana, il “volo ut sis” che lega il creatore alla creatura.


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Sono nato a Barletta nel 1956; ho insegnato Lettere per 23 anni e sono stato dirigente scolastico dal 2007 al 2023. Mi sono dedicato allo studio di vari aspetti della storia locale e sono membro della Società di storia patria per la Puglia; ho censito, trascritto e tradotto le epigrafi di Barletta. Per i tipi della Rotas ho pubblicato il romanzo-saggio “Ricognizioni al giro di boa”. Da molti anni mi interesso di religioni (specialmente il Buddhismo Mahayana) e di dialogo interreligioso. Ho avuto la fortuna di avere tre figli e ora di essere anche nonno! Da settembre 2023 sono in pensione: si dice tecnicamente "in quiescenza" ma è un po' difficile fermarsi. Gioco a tennis, mi piace molto viaggiare e credo molto nel lifelong learning. Sono stato cooptato in Odysseo da Paolo Farina :) e gli sono grato per avermi offerto uno spazio per parlare di scuola (e non solo) fuori dall’ambito formale/ istituzionale.