I veri avversari politici non sono quelli denunciati nelle grandi kermesse nazionali di Genova, Imola, Palermo, Rimini. I nemici, quelli veri, da ostacolare anche a livello personale, sono individuabili nella cordata di membri dell’altro ectoplasma che sul territorio contende visibilità.
Un lontano giorno, il meet up del Movimento 5 stelle di Barletta (e non solo) esplose. Dall’atomo originario schizzarono due corpuscoli, di dimensioni ravvisabili solo con il microscopio elettronico. Fusione a freddo che fatica a realizzarsi in campo scientifico.
All’interno del raggruppamento delle origini non si riusciva proprio a dialogare democraticamente. Eppure le parole d’ordine che, a petto in fuori, venivano stentoreamente declamate erano… democrazia diretta, trasparenza, dare voce ai cittadini, liberalità, onestà (anche quella intellettuale) Uno vale uno! Aria fritta. Con olio di palma. La canzone di Mina, Parole, parole, infatti, troneggiava e la si sentiva echeggiare ad ogni starnuto e raffreddore.
Per anni marciano, i due gruppuscoli, come il Socrate del “Simposio”, affetto da atopia, mentre si reca ad una sorta di party radical chic. L’un contro l’altro armati. I veri avversari politici non sono quelli denunciati nelle grandi kermesse nazionali di Genova, Imola, Palermo, Rimini. I nemici, quelli veri, da ostacolare anche a livello personale, sono individuabili nella cordata di membri dell’altro ectoplasma che sul territorio contende visibilità. Acredine che s’impenna quando uno dei due contendenti viene supportato, tradendo lo spirito del Movimento, dall’ingerenza di qualche meschino portavoce nazionale.
Le potenziali energie vengono così dilapidate. Naturalmente, l’efficacia politica sul territorio è quasi evanescente, come le stelle cadenti di agosto. Gazebi, bandiere sventolanti, simboli, volantini, chiacchiericcio all’ombra delle tende, interminabili bla bla negli incontri, qualche evento pubblico con il richiamo di portavoce regionali e nazionali o esperti del settore e…nulla più. Anzi no, pardon. Molta autoreferenzialità, che evoca le divise degli incartapecoriti generali dell’URSS, stracariche di decorazioni.
Negli ultimi giorni, però, sembra, da autorevoli voci di corridoio, che la ragione abbia prevalso, che gli interessi e le esigenze dei cittadini siano stati presi in seria considerazione. Da serpeggianti rumors, infatti, viene riferito che, finalmente, le controversie si sono appianate, e che tutti gli attivisti marciano uniti e compatti. Non esisterebbe neppure un’ombra di conflitto interno. Una falange macedone. Alla conquista politica della città.
Hanno deciso, quelli che contano, (anche se uno dovrebbe valere uno) di selezionare una vera classe dirigente, di coinvolgere le migliori energie della città. Anche se i soggetti avvicinati, persone di alta caratura morale, culturale ed umana, portatori di interessi ed esigenze collettive, attenti ai beni comuni, non hanno mai partecipato alle blateranti riunioni. E’ importante che condividano, verrebbe ribadito, il non-statuto e le scelte strategiche del Movimento, in salsa locale.
I vari attivisti, poi, potrebbero essere candidati, solo se si sottoponessero alla graticola. Cioè, se dimostrassero, con un sostanzioso curriculum, con parole e fatti, le loro reali intenzioni e la tenace determinazione a portare avanti le istanze dei cittadini. Insomma, una rivoluzione, capace di far cadere la palla e la croce al mitico Eraclio. Per lo stupore! Il Movimento, verrebbe ribadito, non è il luogo dove si fa carriera, si risolvono inadeguatezze personali e si imboccano le clientele.
Di conseguenza, dovrebbe essere formata una squadra di cittadini di alta reputazione, conquistata nel sociale, nel mondo delle istituzioni, professioni, imprese e del lavoro. Gente capace, determinata, laboriosa, onesta, disposta a rinunciare ad ogni emolumento. Protesa a far risorgere una città che langue culturalmente, socialmente, economicamente, civilmente. Da tempi immemorabili. A sviluppare la mobilità leggera, che privilegi i pedoni ed i ciclisti; a creare vaste aree pedonali, anche in periferia; a favorire il traffico pubblico e contenere quello privato; a mettere in rete tutte le biblioteche delle scuole con quella comunale; a aprire tutte le palestre alla collettività; ad inondare il territorio di verde; a collaborare con le altre istituzioni nel recupero della salute; a fermare tutti gli inquinamenti in atto e ad effettuare le necessarie bonifiche ambientali; a redigere un Piano Urbanistico Generale che interrompa il consumo di suolo; a sviluppare un’agricoltura, scevra di chimica; a favorire il libero accesso al mare, lottizzato; ad incentivare l’associazionismo; a liberare i marciapiedi dalle deiezioni. E quant’altro, che i cittadini potrebbero suggerire, con la certezza che le loro proficue indicazioni si tradurrebbero in servizi ed iniziative efficaci.
Insomma, una vera e propria rivoluzione capace di far rifulgere la città che da decenni si è impiccata ad un turismo straccione ed all’asfittica Disfida di Barletta, un diverbio tra mercenari, alticci per il buon vino locale, che per molti storici non avrebbe avuto nessuna rilevanza, se un tal Massimo D’Azeglio non avesse scritto uno scartafaccio di infimo valore letterario e storico.
Finalmente, si declamerebbe, potranno essere messi al bando tutti i soggetti e le forze politiche che per decenni hanno spadroneggiato nella terra di Giuseppe De Nittis e Paolo Ricci, costretti ambedue ad emigrare in contrade più accoglienti, come i tanti meravigliosi giovani di oggi che ogni anno sciolgono gli ormeggi per lidi più accoglienti. I cittadini dovranno riappropriarsi del governo della città, estorto con saccheggi, false promesse, corruzione, sprechi e… favori. Ai soliti.
Un momento! un momento! Chiedo scusa ai lettori che fin qui hanno seguito con sorpresa la lettura del pezzo. Viene riferito proprio in quest’attimo, che quanto finora riferito sarebbe semplicemente una colossale balla e che i due gruppuscoli stanno ancora a guardarsi in cagnesco. Fermi ai blocchi di partenza. Immobili. Evidentemente si illudono che si possano conquistare trofei politici facendo affidamento sulla reputazione che il Movimento 5 Stelle gode a livello nazionale.
Di conseguenza, come nel 1528 la città di Barletta veniva saccheggiata e distrutta per la discordia dei cittadini, si paventa il timore che altri secoli dovranno passare, prima che, umilmente, mettendo da parte la propria vanità e l’alterigia, prevalga, con “il vento che porta i violini e le rose”, l’interesse del benessere comune e l’attenzione spasmodica verso i più deboli, tra i quali anche gli animali e l’ambiente.