Storie incredibili, ma vere: quando l’umiltà vince

Il bancone del mercato ortofrutticolo di Leicester è intitolato a lui che ci lavorava e che, fino a qualche mese fa, rappresentava l’icona per eccellenza di un calcio di provincia, bassifondi sportivi che arrivano a tangere le vette più alte di un cielo glorioso e gratificante. Dopo la vittoria dello scudetto, Gary Lineker si è presentato in tv letteralmente in mutande, doveva pagare un pegno, ha perso una scommessa ricca di soddisfazioni. Lo aveva detto: “Se Ranieri vince lo scudetto, mi spoglio in diretta”. Promessa mantenuta.

Già, promesse, talenti nuovi e bizzarri, storie che solo lo sport più bello al mondo sa raccontare. È stato sempre Lineker a lanciare la sarcastica provocazione: “Il 70% del Mondo è ricoperto d’acqua, il resto è appannaggio di Kantè”. Perché, in fondo, questo tarchiato centrocampista maliano ha avuto il dono naturale di attrarre a sé tutti i palloni, catalizzando il gioco della propria squadra, fungendo da calamita contro gli attacchi avversari. L’assonanza è lampante, l’etica morale dell’interpretazione del ruolo, anche. Una vocale, sottile differenza tra Kant e Kantè, un accento, quello che ti può trasformare da calamita, appunto, a calamità per tutte le superpotenze della Premier. N’golo Kantè ha conquistato la nazionalità e la nazionale francese con il sorriso, tempra di chi non molla mai, di chi non sa risparmiarsi, poiché per sopravvivere tra gli squali devi imparare a mordere persino nelle asfittiche profondità oceaniche dell’emarginazione razziale, cavità scure e buie.

Le Foxes, dopotutto, ci avevano fatto l’abitudine. Nomen omen, destino infame di chi è costretto a farsi cacciare, ma Re Claudio ha capovolto una favola già scritta e la preda è diventata, per una stagione, predatore. Alla gogna il tiki taka, nessun possesso palla, ripartenze rapide e letali, alla velocità della luce.

Dategli tra le mani una lampadina e Jamie ve l’accenderà”. Così Claudio Ranieri ha descritto Vardy, un fascio di nervi pronto a fare scintille. Operaio di Sheffield, Vardy al mattino riparava protesi mediche e la sera, da buon inglese, si ubriacava nel primo bar che incrociava tornando a casa. Il calcio era solo un hobby, gli interessava il rispetto e se questo voleva dire far scoppiare una rissa, non c’era assolutamente problema, Vardy le dava di santa ragione.

Quella sera, però, la scazzottata era giustificata, alcuni balordi avevano insultato il suo amico disabile, Jamie, e lui sporcò di sangue il volto del delinquente e la sua fedina penale. Sei mesi di condanna da scontare con una cavigliera elettrica. Ciò non gli impediva di allenarsi ma, ad una certa ora, doveva osservare il coprifuoco. Ecco, la Cenerentola del ventunesimo secolo, due scarpette che hanno regalato al Leicester sogni e reti, tantissimi gol da tutte le posizioni. Chi ha vissuto i vincoli della prigionia, oggi sa come ottimizzare gli spazi, una gazzella impazzita pronta a spiccare il volo e a guardare tutti dall’alto, privilegio concesso solo ai Campioni di Umiltà.