E alla fine fu scudetto. Chiamatelo il nuovo esempio biblico di Davide contro Golia, chiamatela la nuova storia della lepre contro la tartaruga, chiamatela la vendetta dello sfigato, chiamatela la riedizione del brutto anatroccolo, chiamatela come volete, ma datele sempre un’accezione: l’ontologia di favola. Leicester: la favola di Ranieri e dei suoi magnifici ordinari 11 in campo.

Non c’è termine migliore per descrivere ciò che una squadra di provincia, che annovera tra i suoi migliori giocatori carpentieri o elettricisti, ha potuto combinare. Esatto, stiamo parlando del Leicester City Football Club, un team che da brutto anatroccolo è divenuto il cigno più bello, il fiore all’occhiello della Premier League, considerato il campionato più difficile ed entusiasmante al mondo, per i budget da urlo delle squadre di Manchester e Londra, e per i numerosi colpi di scena che riserva ai suoi appassionati.

Proprio questo è stato un colpo di scena, degno del miglior thriller film del secolo. “Foxes” sono denominati i giocatori e i fans del Leicester, in italiano “volpi”, proprio perché la città di Leicester, con una popolazione di 285 mila abitanti, si sviluppa a 160 km a nord di Londra, in quella che un tempo era la campagna e il luogo di caccia della capitale inglese. Il team ha una storia di 132 anni e non suo palmares, eccetto 2 coppe di Inghilterra e 6 campionati di Championship (la serie B inglese), non era ancora presente la spunta verde sulla citazione Premier League. Non prima del miracolo che ha per regista il “vecchietto” Claudio Ranieri. Già, perché il Leicester, che comunque ha un fatturato pari a 136 milioni di euro, circa 8 in meno del Napoli, ma ¾ volte inferiore a quello di Chelsea o Manchester United, è una squadra che nella passata stagione si è salvata all’ultima giornata e che all’inizio di questa era tra le pretendenti per la retrocessione.

Ma questo miracolo è una congiunzione ancestrale di numerose stelle, che si sono trovate insieme al momento e nel luogo giusto:

  • In primis vi è l’architetto di questo capolavoro, Claudio Ranieri, scriviamolo con orgoglio patriottico, in quanto c’è un po’ di Italia ogni qual volta si tratti di imprese sportive. Un mister che ha allenato grandi squadre, dal Chelsea alla Juve, dal Valencia alla Roma, dal miliardario Monaco alla nazionale Greca, e mai era riuscito a portare a casa uno scudetto. Era stato battezzato come eterno secondo (per i suoi numerosi podi in campionato), come un allenatore incompiuto, come uno troppo tenero per il suo mestiere che richiede grinta e tenacia. Ma Claudio di personalità ne ha a bizzeffe, lui che è nato nel rione di Testaccio a Roma, 64 anni fa. A inizio anno era stato pregato in ginocchio dal presidente delle Foxes di salvare la squadra. Se lo avesse fatto, ogni componente avrebbe ricevuto 100 mila sterline per ogni posizione in più rispetto alla terz’ultima squadra. Brutta scommessa persa da parte del presidente, che dovrà far recapitare nelle tasche del solo mister circa 6,5 milioni di euro, circa 6 volte il suo stipendio annuo. Altro che eterno secondo. Il mister romano è stato in grado di unire la tattica italiana di un semplice 4-4-2 alla spregiudicatezza del calcio inglese. Claudio sapeva che era l’unica occasione per portare in quel di Leicester lo scettro di campioni e, nel momento in cui la matematica salvezza era stata raggiunta, ha smesso di nascondersi dietro un dito e ci ha creduto, convincendo anche la sua squadra di titolarissimi e 4 o 5 rincalzi che questa era l’unica possibile opportunità di vincere: questo è stato il suo più grande merito. Ci hanno creduto, hanno creduto talmente tanto al loro sogno che ora non ci credono più.
  • “L’uomo ragionevole adatta sé stesso al mondo: l’irragionevole persiste nel tentativo di adattare il mondo a sé stesso. Perciò ogni progresso dipende dall’uomo irragionevole”. è ciò che asserisce G.B. Shaw. Tuttavia, è anche ciò che ha incarnato il Leicester, lo spirito folle, ma non la follia che ti porta ad essere fuori controllo. La follia delle Foxes è quella che ti porta a migliorare, a spingere i tuoi limiti una spanna più su. La stessa follia che ha caratterizzato Davide nella lotta contro Golia. Di fatti, come hanno ribadito più volte Ranieri, Vardy e soci: «Noi siamo una famiglia di pazzi, ed è per questo che nessuno sarà in grado di far svanire il nostro sogno!»
  • La capacità di tutta la squadra di rendere al 1000%. Partiamo da Jamie Vardy, che finora ha siglato 22 gol, e 13 nelle prime 11 giornate abbattendo il record precedente di Ruud Van Nistelrooy. Vardy fino a 5 anni fa giocava nella nostra attuale eccellenza nello Stocksbridge, guadagnando circa 120 sterline al mese. Infatti, per lui il calcio era un semplice hobby, in quanto lavorava in una fabbrica che produceva fibre di carbonio. O pensiamo a Ryiad Mahrez, assistman e giocatore dal dribbling ubriacante, e vincitore del premio di miglior giocatore della stagione del campionato inglese. Particolare menzione per l’inesauribile N’golo Kantè, centrocampista maratoneta, che nonostante i numerosi km compiuti in ogni partita ha sempre la freddezza e la lucidità di fare la cosa migliore, unendo un’ottima tecnica a polmoni d’acciaio. Ricordiamo anche il capitano Wes Morgan, Drinkwater, e il portiere, figlio d’arte, Kasper Schmeichel.
  • L’immenso tifo. Un tifo che non si è fermato ai 32 mila del King Power Stadium, tana delle Foxes. Un tifo che ha raggiunto ogni angolo della terra, dall’Australia, dove raccontano che un uomo sia guarito dalla sua patologia emozionandosi nel vedere le partite della sua squadra del cuore, al Brasile, dal Giappone, patria di uno dei titolarissimi di Ranieri, Shinji Okazaki, all’Italia, che grazie alla pagina facebook “Calciatori Brutti”, ha organizzato una “macchinata ignorante” per seguire l’ultima in casa dei neo campioni, all’insegna del divertimento e della birra.

Questo è ciò che ha contraddistinto una SQUADRA da una accozzaglia di campioni, questo è ciò che si pone alla base per un’opera meravigliosa. Abbiamo assistito alla frantumazione del calcio fatto dai mega-quattrini degli sceicchi arabi e dal gossip. Abbiamo assistito alla vittoria di 11 giocatori che si limitano a fare il loro mestiere, e sono consapevoli di essere dei fortunati per il semplice fatto di poter rincorrere su un rettangolo verde quella cosa bianca che rotola e cercare di metterla in rete. Hanno fatto semplicemente questo, svincolati da ogni preclusione o disattenzione esterna.

Un giorno, semmai avrò dei figli, non racconterò loro delle favole Disney, perché, come accadde 31 anni fa al Verona operaio di Bagnoli di vincere la serie A, anche stavolta si è realizzato un miracolo, che si chiama CALCIO.