Zalone

Che il 2016 sia cominciato con la locuzione latina “Quo vadis?” ossia “Dove vai?” è  ormai evidente,  divenendo per lo più  un tormentone in sole due settimane.

Un’espressione ripresa dal comico nostrano Luca Medici, in “arte” Checco Zalone, e con la quale  ha intitolato il suo ultimo film “Quo Vado?”  proiettato nella maggior parte delle sale cinematografiche italiane dal 1 gennaio scorso.

Ormai il fenomeno  sociale Zalone sembra inarrestabile e gli incassi parlano di 51 milioni di euro in soli 10 giorni!

Qual è il segreto di cotanto  successo?  Perché il “cozzalone” barese ha stregato gli italiani da Sud a Nord? Forse perché l’italiano medio vuole ridere e sorridere dei suoi vizi e delle sue virtù ricordando i “privilegi” della Prima Repubblica, che come sostiene Checco nel suo leitmotiv in modalità Celentano “La prima Repubblica non si scorda mai!  Quando con un unghia incarnita eri un invalido tutta la vita!”

C’è chi dopo aver visto “Quo vado”  e negli anni precedenti “Sole a catinelle” “Che bella giornata” e “Cado dalle nubi”  ha definito Zalone  un grande sociologo dei nostri tempi, c’è chi l’ha definito il nuovo Alberto Sordi e chi, come qualche giornalista, ha sollevato polemiche soprattutto in merito al suo ultimo lavoro cinematografico, sostenendo che Zalone: “Sputtani le minoranze” e che “faccia più male che bene al cinema italiano”  esortando  coloro che stanno per recarsi al cinema  ad  “uscire dalla sala prima della fine del film” ritenendo Zalone  “un fenomeno cinematografico chiaramente estemporaneo che passerà a breve lasciando una buona pensione allo stesso  Zalone”.

Insomma “De gustibus non est disputandum”: c’è  chi in Zalone ha trovato un toccasana per sorridere con leggerezza e senza volgarità riflettendo su quel che si è e su quello che gli italiani sono stati, con la fissa del “posto fisso” a tutti i costi, accattivandosi il politico di turno, e chi invece si rifiuta di accettare “l’elementare” schiettezza, tipica del comico barese.

Un’Italia beffeggiata, a tratti maschilista (specie al Sud)  e  che  cerca di accettare e capire le “diversità” degli Stati del Nord Europa,  ma  un “Bel paese” che  allo stesso tempo Checco  è in grado di valorizzare, quando, a seguito del trasferimento dell’impiegato pubblico provinciale “Zalone” prima al Polo Nord e poi in  Norvegia (per via della “famigerata” riforma della Pubblica Amministrazione)  laddove vige l’ordine e il rigore, il protagonista, guardando il festival di Sanremo, nello specifico il  tanto atteso ritorno di Albano e Romina, sente quella “nostalgia canaglia” di ritornare nella sua Italia,  fatta di colori, clacson strombazzati e auto in doppia fila, ma comunque vera e piena di vitalità.