don Chisciotte

«Non è il nostro compito quello d’avvicinarci, così come non s’avvicinano fra loro il sole e la luna, o il mare e la terra. Noi due, caro amico, siamo il sole e la luna, siamo il mare e la terra. La nostra meta non è di trasformarci l’uno nell’altro, ma di conoscerci l’un l’altro e d’imparare a vedere e a rispettare nell’altro ciò ch’egli è: il nostro opposto e il nostro complemento»

(Hermann Hesse)

Don Chisciotte e i suoi mulini a vento: lo scrittore tedesco Hermann Hesse l’aveva intuito qualche anno fa, l’attrazione degli opposti, come unico spirito pensante, è alla base dei rapporti indistruttibili, quei legami che nessuno può sciogliere, naturale alchimia di chi vede nell’altro la diversità a cui far riferimento, il proibito da desiderare, l’errore da correggere.

Ma di sbagli la vita è piena, nessun giudice o giurato, tutti sentiamo di esistere in un mondo creato ad hoc per le nostre necessità, per i nostri sogni, per i nostri, forse irrimediabili, squilibri. D’accordo, l’elogio all’insensatezza è appannaggio di un certo Erasmo da Rotterdam, ma quando Damiano Landriccia, Michele Cuonzo e Marilena Piglionica hanno scritto il corto teatrale ‘’La testa è rotta’’, lo scopo era descrivere accuratamente due stili di vita contrapposti, raccontare la storia di due amici che, come Narciso e Boccadoro, mettono in scena la folle quotidianità ed i pericoli che essa comporta.

Don Chisciotte è, dunque, ciascuno di noi, ma, grazie all’artistica regia di Marco Pilone e alla maestrale coreografia di Roberta Piccinonna, il sipario si è chiuso animandosi di speranza, un’esplosione finale, lo sbigottito stupore degli spettatori, un caloroso applauso che, dalle celestiali scie dell’interpretazione, è arrivato a toccare i suoni e i tasti del talentuoso pianoforte di Jacopo Gambarrota.

Protagoniste di questo dramma antico e, forse, più attuale che mai sono due personalità lontane e vicine; l’una combatte contro paure primordiali subconscie, l’altra cerca di proteggere la prima dalla scelleratezza di un mondo senza scrupoli.

Lo Yin e lo Yang, insomma, il giorno che abbraccia la notte per cavalcare insieme sul Ronzinante verso un futuro certo e rassicurante, annientando i mulini al vento di una incompiuta diarchia. Qui l’avventuriero Don Chisciotte e il pragmatico Sancho Panza c’entrano ben poco, ad accomunare le opere, invece, è il valore cavalleresco della lealtà, la comunione d’intenti, la fratellanza nell’intraprendere insieme lo stesso progetto di crescita, rompere per aggiustare, disseminare per radicare solide fondamenta d’amicizia.

«Ero matta in mezzo ai matti. I matti erano matti nel profondo, alcuni molto intelligenti. Sono nate lì le mie più belle amicizie. I matti son simpatici, non così i dementi, che sono tutti fuori, nel mondo. I dementi li ho incontrati dopo, quando sono uscita. » (Alda Merini)