CONTRADA PALUDI, E LE DISAVVENTURE DI UNA VETTURA, SUPERSTITE
Atena, l’intrepida e paziente vettura di Peppino Mennea, è dolorante dappertutto, dopo aver percorso “Contrada Paludi”, un susseguirsi sterminato di immensi crateri, dossi e canne riverse al suolo, arse da un disperato piromane. Le gomme sono state ripetutamente punzecchiate dagli acuminati sassi, gli ammortizzatori si sentono sfiancati, il motore, in affanno, boccheggia.
VOCI OSANNANTI
Non appena, però, vede il mare della minuscola insenatura, quasi dimentica tutti i malesseri. Repente, diviene attonita ma non si meraviglia per nulla. Un frastuono di voci osannanti la raggiunge: ululati di cani, stormire di foglie, impercettibili brusii di microorganismi, gracidii di rane, stridii di lucertole, squittii di topi, scricchiolii di pietre rotolanti, ronzii di grilli e cavallette, galline crocchianti, chicchirichì di galli, lo zigare di conigli. Provengono da oltre cinquecento metri di distanza. D’impeto, accelera l’andatura, senza che il conducente abbia premuto il piede destro. O con la sua complicità latente.
ORA SI INQUINANO I PAESI DELL’AFRICA, UN TEMPO RECENTE ANCHE IL MARTORIATO MEZZOGIORNO
Si tura le narici, costeggiando una infinita teoria di calchi di cemento, contenenti nefandezze di ogni tipo che udirono il tintinnare di catene ai polsi di qualche furbastro. Ma la bonifica ancor oggi si fa aspettare! Percorre, baldanzosa, una stradina asfaltata, due metri di larghezza, fiancheggia col batticuore un ponticello in procinto di crollare, inghiottendo vittime e veicoli arrischianti, e si ferma davanti a un sommario cancello arrugginito, cigolante rumorosamente, non appena liberato dal lucchetto che lo rinserrava saldamente.
MACCHINE CHE DIVENTANO UMANE, E L’INVERSO
Appena uscita dalla fabbrica ed arrivata a Barletta, nella casa dove nacque il garibaldino Raffaele Lacerenza, a cui è dedicatala targa della strada, e il suo acquirente, Peppino, che diventerà consigliere ed amico, bandisce le costumanze meccaniche ed assume le sembianze degli uomini curiosi, competenti, empatici ed umili. Le sorelle d’officina la guardano come un piccolo mostriciattolo, ma lei va dritta per la sua strada, in senso letterale e figurato. Detesta visceralmente il conformismo e l’anonimato, amando la sua identità, responsabile, matura. Non sempre succede negli uomini.
UN LUSSUREGGIANTE SCENARIO NATURALE
Uno sguardo a 360° attraverso il parabrezza, i finestrini laterali, il lunotto e gli specchietti retrovisori. Ammirata, guarda il lussureggiante vigneto, pampini grondanti clorofilla, tralci pregni di vitalità, arbusti dalla scorsa coriacea, massiccia, sfibrata.
FRAGILITA’ E VIRTU’
Accaldata e sbuffante, si ferma davanti a un rozzo megalite calcareo, strizzando con affetto l’occhio alle molteplici creature verdi. Cipolle, pomodori, zucchini, peperoni, meloni gialli, invernali, angurie. Ne riceve parimenti stima, apprezzamento. Ed anche quella rara virtù, che tutti gli esseri mortali hanno alla nascita, ma subito dilapidano, quella di mettersi nelle sofferenze, nelle gioie, nei dolori, nei pensieri e nei palpiti degli altri.
L’INTELLIGENZA EMOTIVA E SENTIMENTALE DELLE PIANTE
Poco è mancato che si sradicassero e in processione andassero incontro alla nutrita brigata di ospiti. Fortissima era la tentazione di accoglierli con calore, di fare degnamente gli onori di casa. A dissuaderli, però, è stato l’alto senso di responsabilità per lo sconquasso che avrebbero creato all’intero orto e per la solidale complicità verso le molte popolazioni di microrganismi, per i lombrichi, i porcellini di terra e mille altre creaturine che abitano il suolo.
ENTRA IN SCENA IL PROTAGONISTA
Scende, il suo mentore, Peppino Mennea, contadino da sempre, da quando indossava a i calzoni corti. Allora vi giungeva sul carretto, trainato dalla mula. Gli piaceva prendere in mano le redini dell’animale. Il padre, lusingato, immancabilmente lo aveva sempre assecondato, guardandolo con occhi rapiti ed orgogliosi. (Quando l’animale morì, in quella casa si pianse per due giorni, per il costo economico da affrontare, ma soprattutto per l’insostituibilità nel lavoro e nella quotidianità della quadrupede divenuta amica, una di famiglia.)
CONTADINO, CHE POSSIEDE MOLTE PIU’ SENSIBILITA’ E COGNIZIONI DI CATTEDRATICI, RIVERITI
L’augusto avo era un filosofo della vita, un uomo d’altri tempi, ma proiettato in un futuro luminoso. Lo spezzavi ma non lo piegavi. Non ci era riuscita neppure la truffaldina moda dilagante delle multinazionali dei pesticidi, degli erbicidi, dei concimi sintetici di proporre massicciamente il ricorso ai prodotti chimici in campagna. A chi affidarsi, secondo te? Alle stesse aziende, per chi conosce la storia, che, lucrando copiosamente sulla morte, sulle ferite e sulle distruzioni, avevano prodotto gli arsenali per la seconda guerra mondiale. Perennemente sulla scena, oggi più che mai.
Spirito critico, prendeva nota con amarezza del numero di contadini che si ammalavano e morivano per i prodotti osannati, quasi in coro, da tutti i dottori in agronomia. Chi si dissociava veniva guardato come un reietto. Entrava immancabilmente in crisi l’onesto contadino, quando sentiva che un conoscente per il cancro era morto prematuramente. Si sentiva in qualche modo corresponsabile.
Irremovibile, folleggiava per l’agricoltura che producesse salute negli operatori, nelle piante, nel suolo, nei consumatori. Persino nei materiali apparentemente abiotici. In lui viveva la follia dell’artista… della terra, un visionario, i cui attrezzi erano zappa, carezze, abnegazione, e conoscenze accumulate per secoli. E Peppino ne rimane entusiasmato.
La fatica e il tempo non hanno ancora piegato il figlio. Sui sessanta, ma gli dai meno dei suoi anni, piacente nel viso privo di rughe, capelli neri, deciso nel passo. Le spalle, ampie e turgide, evocano i duri mesi trascorsi in marina nel Battaglione “San Marco” e gli esercizi ginnici di palestra; le gambe ricordano le dure marce per le sconosciute e insicure terre di Gheddafi, che allora impensieriva il mondo occidentale, sospettoso di tutto, mai dubbioso del suo operato, dispensatore di conflitti e morte.
Atena, paziente e curiosa con cofano posteriore aperto, staziona immancabilmente ogni pomeriggio, dopo aver trascorso una mattinata intera nei poderi di San Ferdinando di Puglia e di Cerignola, amoreggiando con uno splendido stallone e divorando con gli occhi dei fari le dolci, saporite, nutrienti e sane pesche, albicocche, mandorle ed olive da tavola.
FRUTTA E FIGLI CHE EMIGRANO
Tutte, caricate sui tir, prendono il volo per i mercati Dell’Emila Romagna e del Veneto, che non sborsano quattrini se prima non hanno eseguito tutte le analisi cliniche di accertamento della sanità del prodotto e quelle della bontà merceologica. E il Mezzogiorno d’Italia per la globalizzazione, più ombre che luci, viene deprivato anche delle sue splendide risorse alimentari, oltre che dei suoi figli migliori.
MENTRE FA AGRICOLTURA, PEPPINO NON RINUNCIA AI DOVERI EDUCATIVI DI NONNO
Sgattaiola, Michele, il nipotino di Peppino dal suo sedile posteriore con la sua testa artisticamente scolpita da suo padre, barbiere creativo. Raggiunge in un baleno i due mastodontici cani, Bianca e il suo compagno Zeus, che anche ai tempi nostri non perde il vizio di tradire la sua Giunone. Gli saltano addosso, lo leccano dappertutto, gli fanno mille moine. E lui si diverte a crepapelle.
GALLINE ITALIABE CHE CONVIVONO AMOREVOLMENTE CON SPECIE DI ALTRE NAZIONALITA’
Lo rincorre suo nonno, ricordandogli di non impaurire le sue amate galline, metà egiziane, grigie, corporatura massiccia, le altre padovane, quindi, della terra di Salvini; umane, però, a differenza del lestofante politico. Perché non nutrono astio per le coinquiline, anzi coltivano un forte legame specifico di comprensione, comunicazione e rispetto.
ALIMENTI DI QUALITA’ E DIGNITOSA VITA ALL’APERTO ANCHE PER GLI ANIMALI
Tutte, razzolando, nonostante lo sguardo arcigno del gallo, padre padrone, si raccolgono, festose, intorno a Peppino, che rassetta e igienizza le ampie stie. In più scodelle vengono versati granturco, orzo, crusca ed erba fresca. Quando vorranno, potranno occupare l’angolo personale di deposizione e produrre uova genuine, molte delle quali avranno come avventori i numerosi amici dell’anfitrione.
SALUTI, SUGGERIMENTI E CONFIDENZE TRA UOMINI E PIANTE.
È il momento del giro quotidiano di affabilità tra le sue creature vegetali. Le guarda, le osserva, le interroga con tutti i sensi. Non lesina, Peppino, parole di incitamento per chi si attarda nella crescita, pensando in cuor suo pure sul da farsi, dispensa apprezzamenti a quelle che ce la mettono tutta per crescere sane e robuste, producendo frutti sgargianti e splendenti. Per gli acciacchi si avvale esclusivamente di prodotti naturali. Fondamentale, comunque, per lui è il rafforzamento e potenziamento del sistema immunitario.
UN POZZO DA CUI SI ATTINGE ACQUA DI FALDA GRADITA ALLE PIANTE
Dalla sua Atena, che sembra voglia dirgli con una certa invidia “ti sei ricordata anche di me!?”, preleva la motopompa e la tanica di benzina. A un centinaio di metri lo aspetta un pozzo, che pesca in una falda generosa di acqua, collegato con una capillare rete di irrigazione.
Sussultano le tante piante dell’orto-giardino-vigneto, assetate per la pioggia che si fa attendere. Tutte si ergono e si inturgidiscono, il loro sistema immunitario, rinvigorito, ringrazia, assicurando che svolgerà la sua parte protettiva. Assieme all’acqua viene miscelato concime organico. A più riprese nel corso dell’anno riceveranno fondi caffè di caffè e macerati come concime. A fine autunno, arriverà dalle Murge un carico di deiezioni caprine e pecorine, genuino e già maturo.
Le infruttescenze di uno stupendo fico della varietà “De la Penna”, una leccornia della natura, distraggono e seducono l’intrepido lavoratore della terra che ringrazia l’albero, abbracciandolo. D’estate prova refrigerio, d’inverno, invece, il corpo si riscalda. Anche i peschi, i gelsi, i susini, ricevono lo stesso amabile trattamento, incomprensibile ed inconcepibile per chi non riesce ad uscire dalla visione antropocentrica della cultura e della vita.
IL SOLE TRAMONTA. I CONTADINI NON HANNO BISOGNO DI FOTOGRAFARLO, LO VIVONO
Il tempo passa. Impalpabili nuvole veleggiano in alto, il sole tramonta, dipingendo il cielo con una tavolozza di caldi colori che vanno dal giallo all’arancione, al rosa, al rosso fuoco, al fucsia, al viola. L’azzurro vira nel celeste che diventa sempre più sbiadito fino ad assumere una tenue tonalità pallida. Uno spettacolo della natura! Prima di partire, Peppino torna a salutare le galline e a scambiare quattro chiacchiere con i due conigli, imbronciati, pensando che si fosse dimenticato di loro.
UNA CASSA DI ZUCCHINE, PEPERONI, MELANZANE E CIPOLLE CHE POTENZIANO SALUTE E SERENITA’
Una cassa di plastica accoglie peperoni onirici, melanzane viola, pomodori globosi e zucchine che vanno colte ogni giorno perché non diventino gigantesche, quindi immangiabili. Per le zucche e i meloni che sconvolgeranno i propri palati e quelli dei molti amici, bisogna aspettare ancora un mesetto.
NESSUNO CON LE MANI IN MANO
Nessuno degli ospiti saluta con le mani vuote. Tutti vanno via portando prodotti genuini della terra. C’è anche chi si ripromette di ritornare per ampliare nozioni culturali e consigli dell’agricoltura sostenibile e rigeneratrice oppure per potare propri alberi e arbusti.