La terribile guerra civile, che ha insanguinato il Guatemala dal 1962 al 1996, ha spezzato tante vite

Amo particolarmente viaggiare. Viaggiare rende liberi. Una cosa che faccio spesso è documentarmi sulla storia delle popolazioni che hanno vissuto nei luoghi dove metto piede. Ognuna di loro lascia un’impronta, una traccia del proprio passaggio. Lo trovo affascinante!
Recentemente, grazie al mio ultimo viaggio, ho avuto modo di confrontarmi con diverse culture, a me sconosciute, di apprezzare il silenzio della natura, di riscoprire la gioia della condivisone. Così ho pensato di raccontare di una cooperativa, del commercio equo e solidale, che rispecchia un po’ ciò che ho vissuto in questi giorni.
Oggi il nostro itinerario prosegue in Guatemala, nel villaggio di San Gaspar Chajul sito nella zona settentrionale. Qui venne fondata, nel 1988, l’Asociación Chajulense che attualmente conta più di 2500 soci. In lingua maya-ixil significa “unione”, un valore che rispecchia pienamente la vera forza di questo popolo.

La terribile guerra civile, che ha insanguinato il Guatemala dal 1962 al 1996, ha spezzato tante vite ma, allo stesso tempo, ha permesso alla popolazione maya-ixil di diventare più resiliente. Si dice che le crisi servano per rinascere, più forti di prima. Chajul ne è la prova!
Quanti di voi la mattina appena svegli hanno bisogno di un buon caffè per iniziare la giornata con il piede giusto?
Il caffè di questa cooperativa viene innanzitutto coltivato con metodi tradizionali, da oltre duecento anni, nel rispetto della terra e della biodiversità; inoltre è di qualità arabica 100%. Nella cultura Maya vivere in simbiosi con la natura, amandola e prendendosene cura, è una prerogativa essenziale che ha permesso ai nostri amici di ricevere la certificazione biologica del loro caffè.

Nel 1990 , dopo tanti sacrifici, Chajul ha permesso la costruzione di un centro di lavorazione per la trasformazione in loco del caffè, chiamato “Beneficio”. Qui avviene la rimozione del “pergamino”, ovvero la membrana esterna che avvolge i chicchi, liberando il seme pregiato. Con questa fondamentale lavorazione, le comunità locali hanno la possibilità di vendere il prodotto direttamente all’estero, svincolandosi dagli intermediari locali che, fino al 1989, acquistavano il caffè non lavorato (cioè con il pergamino) a prezzi bassissimi, sfruttando le comunità stesse.
Tutto il procedimento del caffè è svolto da uomini, dalla coltivazione fino alla gestione dei macchinari. Nell’ultima fase il processo manuale di verifica, della peculiarità del chicco, è eseguito da gruppi di donne. Un forte richiamo all’emancipazione e al riscatto sociale, non sempre garantiti in quei luoghi. Grazie a loro, viene assicurata la qualità finale del caffè…buono per chi lo produce, buono per chi lo consuma!

Piccoli ma grandi passi, per un futuro sempre più equo!
La Bottega Filomondo sostiene i progetti dell’Asociación Chajulense, mettendo in commercio il loro biocaffè.
Per saperne di più sulle cooperative coinvolte nel circuto del commercio equo e solidale, seguite qui la nostra rubrica, ogni giovedì.
Vi invito a visitare la Bottega, che si trova ad Andria in via Bologna 115, dove troverete tanti ottimi prodotti alimentari e di artigianato,

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