Perth, 2023 Quattordicesima puntata

Le buone prassi non sempre conducono all’integrazione poiché spesso mancano i requisiti legali per la regolarizzazione di un aspirante lavoratore.  E, ancora una volta, il lavoro della politica non può essere fatto da altre Istituzioni.

“No. Non è andata così”.  La RAI sta trasmettendo a febbraio del 2024 la quarta stagione di Mare Fuori.  E la classifica di Sanremo 2024 “fa rumore”.

Chi cresce in periferia è un Italiano vero?  E se è anche straniero?  E se oltre ad essere straniero e a provenire da una periferia è anche ristretto in un IPM è un Italiano vero?

Prima di riprendere le mie riflessioni australiane vorrei fare un’incursione nel presente, nel 2024.  Sono rientrata dal nord dove mia cognata è caposala in una struttura dove una grande parte del personale è straniera.  Mentre ci curano, sono Italiani veri?

La politica, a tratti, sembra avere l’unico obiettivo di complicare il processo di integrazione necessario e urgente.

Il paese è molto più avanti della politica in tema di integrazione sia delle periferie che degli stranieri.

La politica vuole alimentare l’humus dello sfruttamento a beneficio del piccolo capitale.  Il grande capitale risulta danneggiato.  Bella lotta fra giganti capitalisti.

Il punto è, molti stranieri hanno fretta.  Moduli di formazione di ragionevole lunghezza non dovrebbero superare un semestre.

Di fatto nei CPIA, insieme con l’insegnamento della Lingua Italiana, le persone scoprono il metodo di insegnamento italiano che è molto peculiare e apprezzato all’estero.  Nella sostanza è molto diverso da quello anglosassone che per certi versi è preferibile poiché è strutturato e trasferibile.  La genialità italiana nel migliore dei casi non è trasferibile, nel peggiore non è geniale.

E quindi i CPIA accolgono l’Intercultura e gli utenti stranieri scoprono l’Intercultura attiva cioè quella fatta di scambio e non solo di tacita unilaterale osservazione o di arroccamento.  E torniamo ad una delle prime immagini di questa rubrica della signora bangladese in abiti rurali e velata comodamente accomodata accanto ad un “marcantonio” di Lagos con buona pace del marito.

E quindi anche se seguono un corso di lingua italiana basilare – A1 o A2 – o un curriculum di Licenza Media con un livello di Italiano B1, oppure un modulo breve di ICDL o di base ICT – pacchetto Office -, o di Inglese, in ogni caso si accorgono che c’è sempre da imparare e che il mondo delle certificazioni può essere spendibile sul mercato del lavoro.  E gli si apre un mondo.

E allora restano al CPIA per una certificazione B1 – CILS dell’Università per Stranieri di Siena o, in altri CPIA, di Perugia.

La  nostra governante lavora con noi da vent’anni.  È di Mindoro, un’isola dell’Arcipelago delle Filippine.  Noi la chiamiamo il nostro Amministratore Delegato perché per vent’anni lei è stata a casa nostra per due giorni a settimana mentre noi lavoravamo e quindi non l’abbiamo mai vista.  Mio figlio, un “Expat” AIRE, è partito dodici anni fa per l’estero.  Prima di allora, durante i quattro anni in cui si è preso la prima laurea triennale alla Sapienza di Roma, insieme con tante altre certificazioni e competenze varie, ha seguito corsi molto utili per adulti anche se non tutti prevedevano delle certificazioni e ha dovuto spesso convivere di mattina con la nostra adorata governante.  Quando io tornavo aveva sempre da ridire.  È figlio unico, non molto viziato, ma un po’ sì, il nostro amato “Principe di Curlandia”.  Con le finestre aperte la casa era troppo fredda.  Ora che io non lavoro più direi che la casa d’inverno fino alle cinque del pomeriggio è sempre fredda.  La casa era tutta sotto sopra perché lei la puliva con un metodo da plotter.  Questo lo infastidiva.  Durante l’epidemia di Covid anche noi abbiamo avuto qualche difficoltà a lavorare in casa con lei ma poi abbiamo trovato il modo di convivere.  Il plotter quando disegna lo fa in un modo singolare. È impossibile descriverlo.  Diciamo che ha un pezzo di informazioni alla volta nel buffer di memoria e le esegue secondo il colore oppure secondo un algoritmo razionalizzato e ottimizzato che non corrisponde alla nostra logica.  Il risultato se tu lo osservi è che ti sembra matto.  Disegna come uno che “sclera”.  Sale, scende, curva, risale, riscende.  Va su e giù soprattutto se il foglio è grande di dimensioni A0.  Sembra pazzo, invasato, forsennato.  Posseduto.  “Esci dal suo corpo!”.  Alla fine il disegno è perfetto, steso come un lenzuolo colorato nei vicoli di Napoli.

Al ritorno da scuola trovavo il Principe pieno di disappunto.  Iniziava a dirmi che mica era tanto pulita la casa.  Insinuava il dubbio.  Io rispondevo che anche se non lo fosse stata, ma per me lo era, lei per me era intoccabile.

I figli adorati devono capire in che posto della scala gerarchica si trova la governante nel cervello di una madre lavoratrice.  La mia amica delle medie fu più efficace.  Li riunì tutti e da brava veterinaria disse loro in che ordine sarebbero usciti dalla porta se avessero fatto troppe storie soprattutto generando stress e troppo lavoro per la governante.  Prima i congiunti acquisiti ospiti fissi, poi il coniuge, poi in ordine affettivo gli animali, quindi la figlia e per penultima la governante seconda solo alla padrona di casa che era lei.  La governante era amatissima da lei.  Quell’immagine nell’attico con terrazzo della mia amica affacciato sul Golfo di Napoli, della teoria della gerarchia dei suoi affetti è per me indelebile.  E dunque la mia attuale governante per me non è mai stata in discussione.  Per vent’anni ha solo lavorato per tutti.  Per la famiglia nelle Filippine e per i suoi due figli a Roma.  Ora finalmente va a scuola al suo CPIA più vicino ai suoi percorsi e studia Italiano con metodo e vuole sostenere non solo l’esame B1 Immigrati dell’Università di Perugia ma anche quello standard e poi vuole seguire un corso ICT.  Lo fa non solo per la cittadinanza che tutti nella sua famiglia avranno o hanno già tranne lei, ma anche e soprattutto per se stessa e perché forse con il caldo la sera alle nove lei e i suoi compagni di classe andranno a farsi una pizza.  Il CPIA è un mondo.

Ma davvero uno Stato deve metterci vent’anni a concedere una cittadinanza?  Ma davvero la cittadinanza è qualcosa da concedere?  Non è solo una procedura amministrativa complessa?  È per caso anche un ricatto?  Come può un diritto seppur acquisito diventare uno sperpetuo?

In queste ore – 2023, ndr – il nostro governo sta legiferando per abolire perfino la protezione speciale e eliminare del tutto l’accoglienza diffusa dei comuni e lasciare solo i grandi CAS – che si chiamano Centri di Accoglienza Stranieri ma che sono a tutti gli effetti Centri Detentivi Amministrativi dove le persone perdono la libertà e l’unico reato che hanno commesso è stato quello di non morire durante il percorso prima di approdare nel nostro paese.  C’è di che essere fieri!  Il nostro è l’unico paese che non ha una Legge di Immigrazione degna di questo nome.  Anzi non ce l’ha per nulla.  Inanella solo procedure di respingimento una dietro l’altra e le chiama leggi.


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Sono una Dirigente Scolastica in pensione da un anno. Per 15 anni ho fatto la preside. Ho diretto per otto anni un Liceo Scientifico oggi IIS Evangelista Torricelli Roma. Per sette anni – corrispondenti all’ultima parte della mia carriera –, ho fondato, insieme con la DSGA, e diretto il CPIA1 di Roma – Centro Provinciale per l’Istruzione degli adulti, con competenza su tutte le quattro Direzioni Penitenziarie di Rebibbia. Nel corso del settennio mi sono allontanata per due anni con un incarico di Principal Consultant al Consolato di Perth WA – MAECI-. Precedentemente ho insegnato Materie Letterarie per 15 anni negli Istituti Tecnici e Professionali e nei Licei Artistici di Roma. All’interno di questo periodo ho insegnato per quattro anni Italiano agli Stranieri nell’Istituto Professionale Don Bosco di Alessandria d’Egitto – MAECI. Precedentemente ho lavorato per 10 anni all’Università L’Orientale di Napoli come laureanda, dottoranda e post doc. Sono Dottore di Ricerca in Archeologia – Rapporti tra Oriente e Occidente e la mia carriera scientifica si riferisce a questo primo periodo professionale durante il quale ho partecipato a varie Missioni Archeologiche in Italia e a sette Progetti in Asia Media – uno in Pakistan, uno in India e cinque in Nepal.