«Il problema dell’umanità è che gli stupidi sono strasicuri, mentre gli intelligenti sono pieni di dubbi»

(Bertrand Russell)

Caro lettore, adorata lettrice,

quando ho ritrovato le parole di Bertrand Russell, che non ricordavo di aver già citato tempo fa, dapprima ho sorriso. Dapprima.

Poi il sorriso si è fatto amaro. Colpa della riflessione, quella che, insegna Pirandello, ti fa passare dall’avvertimento al sentimento del contrario, ovvero dal comico al tragico, che lui però chiama umoristico: e che altro non è che la dolorosa consapevolezza di una cruda realtà.

Ora, è vero che io prediligo il caffè senza zucchero, ma non voglio amareggiare il tuo risveglio.

Solo, vorrei poter insinuare dei dubbi in chi è troppo sicuro di sé e, spavaldo, continua a sentenziare a destra e a manca.

Se hai seguito la cronaca di questi ultimi mesi, avrai notato che non c’è stata una sola autorità morale, per quanto prestigiosa e di livello internazionale, che non sia stata duramente bacchettata quando si è permessa di ricordare il valore universale dei diritti umani, la necessità improcrastinabile della pace, la cecità assoluta della guerra.

“Bacchettata” è in realtà un eufemismo: “Dagli all’untore!” è stato il grido comune che i violenti hanno levato contro chi brandiva un ramoscello d’ulivo.

Ecco, voglio dirti che sono preoccupato.

Vedo in giro troppa stupidità, ottusità più che altro, cieca ebbrezza di un potere che si sente illimitato ed è invece destinato a schiantarsi contro un muro.

Poi, vedo dappertutto gente meschina che sale sul carro dei vincitori, sport antico quanto il mondo. E vedo che un po’ tutti ridiamo e balliamo mentre il nostro Titanic viaggia spedito, nella notte, contro una incombente montagna di ghiaccio.

E, per finire, vedo sempre troppo poca gente che si ribella, poco sdegno per quanto di indegno si va compiendo sotto gli occhi del mondo e il silenzio compiaciuto, quando non complice, dei servi sciocchi.

L’ho già detto e lo ripeto: Gramsci odiava gli indifferenti, io ho nostalgia degli incazzati.

Mi fermo qui.

E tuttavia spero. «Arreso ma fiducioso», per dirla con don Gigi Verdi.

Spero che il mondo mi sorprenda ancora.

Spero che un manipolo di temerari ci liberi da noi stessi e dai nostri privilegi per pochi, che sono però pagati a caro prezzo dai tanti.

Spero che la storia svolti: per forza, se non per piacere.

Spero che si possa tornare a sorridere senza amarezza.

Spero che si resti umani.

E spero nel perdono. Quello reciproco. Quello di chi ha tanto da perdonare e tanto da farsi perdonare: tra popoli come tra comunità e persone.

Ancora, spero si possa essere tutti un po’ più saggi.

E un po’ meno sospettosi.

Magari fratelli. O quasi.

Almeno non uomini lupo.

Fecondi nel dubbio.

Caterina II di Russia: «Più l’uomo sa e più perdona».

Giancarlo Menotti: «Un uomo diventa saggio solo quando comincia a calcolare la profondità approssimativa della sua ignoranza».

Voltaire: «Il dubbio è scomodo, ma solo gli imbecilli non ne hanno».


FonteFoto di Paolo Nicolello su Unsplash
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La mia fortuna? Il dono di tanto amore che, senza meriti, ricevo e, in minima parte, provo a restituire. Conscio del limite, certo della mia ignoranza, non sono mai in pace. Vivo tormentato da desideri, sempre e comunque: di imparare, di vedere, di sentire; di viaggiare, di leggere, di esperire. Di gustare. Di stringere. Di abbracciare. Un po’ come Odysseo, più invecchio e più ho sete e fame insaziabili, che mi spingono a correre, consapevole che c’è troppo da scoprire e troppo poco tempo per farlo. Il Tutto mi asseta. Amo la terra di Nessuno: quella che pochi frequentano, quella esplorata dall’eroe di Omero, ma anche di Dante e di Saba. Essere il Direttore di "Odysseo"? Un onore che nemmeno in sogno avrei osato immaginare...