
Sul loro modo di essere fratelli gemelli pur distanti
Se c’è una cosa che gli esiti più avanzati del pensiero filosofico-scientifico contemporaneo nel suo complesso, data la posta in gioco dei problemi sempre più planetari che ci circondano, tendono sempre più a mettere in risalto è quella che diverse figure, a partire soprattutto da Simone Weil negli anni ’30 ed Edgar Morin ultimamente a più riprese, hanno ritenuto essere la nostra propria e primaria vocazione: quella di assumere una ben precisa ‘responsabilità’ nei confronti del reale da caricarci sulle spalle man mano che esso viene sempre più conosciuto e vissuto nelle sue ‘infinite ragioni’ come le chiamava Leonardo Da Vinci. E questo perché, come i Maestri Greci avevano magistralmente intuito, non c’è scissione tra la conoscenza, frutto della soggettività che indaga e ragioni del reale, sia esso naturale che umano, che procedono di pari passo sino ad illuminarsi reciprocamente e a gettare le basi di percorsi paralleli e strettamente intrecciati tra di loro come sono stati e sono la scienza (episteme), la filosofia e la democrazia, il cui contestuale sviluppo ha fatto parlare Michel Serres di ‘miracolo greco’, fenomeno socio-culturale specifico dell’Occidente che non viene di solito sottolineato abbastanza.
Ma ciò che è più importante da segnalare è il fatto che, se viene raggiunto un certo equilibrio come quello messo in atto da Kant nelle sue tre famose Critiche tra le forme di soggettività emergenti da tale intreccio, ma sempre potenziate dall’inesauribilità del reale, come la conoscenza, la responsabilità e la speranza, non si cade in pericolosi dogmatismi e assolutismi vari; e si aprono così dei varchi per delle possibilità alternative anche se si è immersi in fenomeni che sembrano a prima vista escluderli, data la loro sempre più pervasività come sono le logiche dell’economia di mercato pervenuta in questi ultimi tempi ad imporre il cosiddetto ‘capitalismo della sorveglianza’, dove giocano un ruolo di primo piano le nuove tecnologie digitali con le “piattaforme computazionali ubique che ci sorvegliano” determinando “la nostra storia” sino a mettere in discussione “il diritto stesso a progettare il nostro futuro”. Ed è quello che scrivono nel recente testo, apparso in una significativa collana dal titolo ‘Humanities’, Gemelli diversi. Processi di soggettivazione ed economia di mercato (Roma, DeriveApprodi, 2021), Emiliano Bevilacqua e Davide Borrelli, due sociologi impegnati rispettivamente nello scavare nei rapporti tra il potere e la soggettività e dentro l’industria culturale dei media e nei processi culturali più in generale, e per questo attenti più che mai a fornire gli strumenti per “ripensare la soggettività di fronte agli imperativi della verità neoliberale” e ‘la vita oltre l’utilità’ come recita il titolo di una più recente opera dello stesso Bevilacqua, La vita oltre l’utilità. Soggettività ed economia (Milano-Udine, Mimesis, 2015).
Innanzitutto è da sottolineare, anche sulla scia di alcuni recenti studi orientati in tal senso, una non comune e particolare lettura del pensiero di Michel Foucault sino a parlare della necessità teoretico-esistenziale di un “momento Foucault” per essere più vigili nei confronti dei processi in corso e per non esserne travolti; esso è ritenuto strategico per capire i complessi meccanismi del “regime di verità che accompagna il mercato” e della sua storia sociale nel mettere in atto dei “processi di soggettivazione” e nel fornire quella che, sulla scia di Dardot e Laval, viene chiamata ‘nuova ragione del mondo’ e quasi una ‘nuova anima’, come del resto aveva intravisto con lungimiranza Simone Weil nelle sue lucide analisi del taylorismo e delle prime avvisaglie del capitalismo finanziario con il loro modo di modellare i nostri ritmi vitali. Per far fronte al quasi marcusiano ‘uomo ad una sola dimensione’ verso cui spingono le logiche del mercato per la loro capacità di trasformare le nostre vite in “prodotti predittivi” in funzione dei “mercati dei comportamenti futuri”, i due autori, nel fare dialogare criticamente i contributi veritativi della sociologia e dell’economia, ci offrono una non comune chiave ermeneutica che sorregge l’intero lavoro e cioè l’idea che “la nascita del mercato e dell’individuo moderno procedono di pari passo” come gemelli diversi che hanno la stessa origine ma un “destino” divergente.
Questa originale metafora di ‘gemelli diversi’ si rivela euristicamente feconda sia sul piano della ricostruzione storico-concettuale del rapporto tra soggettività ed economia, a partire dall’analisi del pensiero di Adam Smith e della sua fondamentale idea di ‘mano invisibile’, dei contributi di Marx e Max Weber da parte di Bevilacqua per fare capire le “trasfigurazioni economiche della soggettività onnilaterale e della soggettività trattenuta”, e sia sul piano di come configurare un possibile e diverso scenario imperniato sulla radicalità del pensiero di Foucault da parte di Borrelli; esso viene criticamente interrogato per trarne utili strumenti più consoni a cogliere lo stretto rapporto tra “scrittura e vita”, tra scrittura e soggettività e a vedervi “dello scarto, della differenza e della de-prensione” (déprise), che poi è la base della ‘scrittura della vita’ per mettere in atto pratiche di libertà dove il “sé è un agire di cui orientare e costruire il senso”, aspetto questo comune ad altre figure del pensiero filosofico francese sia della prima metà del secolo scorso come Simone Weil che della seconda come Jacques Merleau-Ponty, Gilles Deleuze e Gilles Châtelet (Gilles Châtelet: le virtualità di una vita, 25 novembre 2021).
Sulla scia di Foucault, definito da più parti un ‘classico ingovernabile’ e ‘inclassificabile’ sia per il suo lungo confronto con la figura di Nietzsche e sia come sottolinea Borrelli per aver fatto sua, come prima Simone Weil, quella pratica messa in atto dai Maestri Greci nello stendere gli upomnémata cioè dei taccuini dove si annotano pensieri propri e altrui per dar conto delle esperienze di vita, si osservano nel loro ristrutturarsi “i conformismi e le resistenze che la matrice economia-soggettività dissemina nel corso della storia”; nello stesso tempo la stessa soggettività nel prendere atto che “il potere strutturalmente produce le sue verità”, arriva a ‘a concepire un ‘potere della verità’ come dice Deleuze sino ad “esplorare le condizioni di possibilità idonee a trasformare la soggettività e il mondo di chi la pratica”.
La continua pratica, da parte della soggettività, di quella che Borrelli chiama “dire il vero per essere vero”, e già operante in Simone Weil nei suoi costanti inviti a ‘non mentire sul reale’ in quanto prima o poi esso si vendica, è l’anticamera del cambiamento col suo essere fondamentalmente “un esercizio etico-politico, prima ancora che teoretico, in grado di coniugare “‘conoscenza della verità e pratica dell’anima’” proprio come indicato da Foucault; in tal modo l’emergere della soggettività contemporanea, che si manifesta “con sbalorditiva frequenza” come dicono entrambi gli autori, è dovuta alle continue “domande sul senso della vita economica” che conducono a ripensarla e ad l’enraciner nel senso weiliano su nuove basi. Oltre a prendere atto delle diverse manipolazioni della personalità, operate dal mercato nella sua storia, emerge con tutta la sua forza propulsiva “il disperato bisogno di un mondo cooperativo e solidale”, invocato da più parti con l’esigenza di “una soggettività sociale e alternativa”; e nello stesso tempo per i due autori non bisogna dimenticare il pur continuo dialogo tra l’homo oeconomicus con la sua “logica contraddittoria degli scambi e i bisogni e i desideri personali” in quanto la soggettività non affiora senza questi scambi di natura economica, ma se si limita ad essi “rischia di appassire e morire asfissiata”.
La portata ermeneutica della metafora ‘gemelli diversi’, pertanto, permette di riconoscere da una parte il ruolo propulsivo del “soggetto neoliberale” con le sue libertà di scelta nelle logiche del mercato, tese al “potenziamento del capitale umano”, e dall’altra e nello stesso tempo gli esiti riduttivi di tali logiche che portano ad uniformare i desideri e ad escludere altri possibili scenari se non quelli improntati all’aspetto utilitaristico; tale chiave di interpretazione da parte di Bevilacqua e Borrelli, basata sulla stretta “interdipendenza che lega il fiorire della personalità alle possibilità abilitate dalle attività economiche”, idea sostenuta in particolar modo da un altro orientamento di pensiero nell’ambito delle scienze sociali come l’individualismo metodologico di Max Weber e di Dario Antiseri in Italia, si arricchisce della componente foucaultiana che, ben criticamente metabolizzata nella sua estrema radicalità, permette loro di evidenziare tutta una serie di indizi che portano alla necessità di “una riappropriazione soggettiva della vita”. Tale percorso, come da più parti viene proposto sia nel mondo dei credenti a partire dalla Laudato si’ con l’ampliarlo ai bisogni del mondo intero che nel mondo laico più avanzato in quanto ritenuto strategico per affrontare ‘le sfide dell’Antropocene’ (Per una visione agapica dell’Antropocene, 3 marzo 2022), ha bisogno di nuove ‘radici’, nel senso di Simone Weil, di natura cognitiva e spirituali “che passi dalla ridefinizione dei suoi valori correnti, ossia di una vita vera in quanto vita altra”; in tal modo il testo Gemelli diversi, col prendere atto delle ‘derive’ della soggettività solamente ancorata alla pur necessaria attività economica, ci conduce a degli ‘approdi’, per parafrasare il titolo della collana in cui è stato inserito, più orientati a comprendere meglio le dinamiche dell’”autodeterminazione soggettiva in termini di libertà, tanto da ciò che si è stati in passato quanto da ciò che gli algoritmi della personalizzazione predicono e inducono a essere in futuro”.
E così Gemelli diversi può essere visto come un percorso di natura insieme cognitivo-esistenziale in quanto si è nutrito del ‘dire il vero sul vero’ con l’incunearsi tra la rugosità del reale, a dirla con Simone Weil, e soprattutto non ha mentito sull’intreccio tra soggettività e mercato con lo scavare in profondità nelle loro pieghe facendone vedere le diverse articolazioni e virtualità che sfuggono se si rimane chiusi all’interno di un solo approccio o sapere; e tale percorso, col coniugare insieme la ragione sociologica e la ragione economica che si nutrono delle ‘infinite ragioni’ della vita, è approdato, come diceva Gaston Bachelard, a ‘rendere verità di diritto una verità di fatto’ come ogni serio percorso di ricerca che, pur con tutti i suoi limiti, incertezze e dubbi, getta una luce diversa sulle dinamiche del nostro essere uomini, oscillanti sempre tra tentazioni di natura assoluta e conati di libertà.