Nel 1994 lo scrittore e drammaturgo Roberto Alajmo pubblicò un libro dal titolo Repertorio dei pazzi della città di Palermo. In esso l’autore aveva raccolto tutte le storie riguardanti i personaggi più stravaganti, i casi più bizzarri, gli episodi più curiosi e insensati che avvenivano nella sua città. Il libro ebbe grande fortuna, tanto che la pazzia e le sue declinazioni metropolitane tornarono a catalizzare un forte interesse letterario.

Dunque Alajmo seguì per due anni l’Enciclopedia dei matti italiani, rubrica del settimanale “Diario”; nel 2004 pubblicò il Nuovo repertorio dei pazzi della città di Palermo, una raccolta che teneva conto dei nuovi pazzi apparsi sulla scena fra 1994 e 2004; nel 2012, fu chiamato a curare il Repertorio dei pazzi d’Italia, testo in cui, assieme ad altri 10 scrittori, metteva nero su bianco le gesta dei matti delle più diverse zone del nostro Paese.

Chi sono i pazzi? Quelli che ci stupiscono senza volerlo. Possono esserlo dalla nascita, possono esserlo diventati piano nel tempo, a seguito di qualcosa, possono essere gente normale con momenti di pazzia o folli abitudini.

Visto che, come spiega lo stesso Alajmo, “ogni città del mondo dovrebbe possedere un repertorio dei pazzi, così come in ogni città esistono le guide dei ristoranti e degli alberghi”, abbiamo pensato di far partire la raccolta nella città di Andria.

Perché? Perché i pazzi “servono a orientarsi, a conoscere di ogni luogo le storie e le filosofie”, spiega l’autore. Vorremmo dimostrare, se mai ce ne fosse bisogno, che Andria, città di provincia, in fatto di pazzia non è seconda a nessuno. I comportamenti anormali, le personali stranezze, sono gli elementi che colorano una comunità e ne costituiscono il fascino. Certi atteggiamenti sono quelli scampati alla forza omologante dei media e al loro imporre modelli di comportamento standardizzati. Per questo vanno celebrati, per la loro capacità di resistere, per questo vorremmo fissarne la loro stravagante bellezza in un libro, a futura memoria.

Nella nostra città, poi, il progetto, oltre che valore artistico, potrebbe avere valenza pedagogica. Negli ultimi tempi si è diffusa l’odiosa pratica di filmare l’anormalità di alcuni nostri concittadini, aizzati da altri concittadini sedicenti normali, per poi riderne appassionatamente. Di questi filmati è pieno il web.

Il “repertorio dei pazzi” vorrebbe far capire che è giusto stupirsi di fronte a condotte fuori dal comune, a comportamenti bizzarri, se c’è un ruolo che questi hanno è destare la nostra meraviglia, è giusto anche riderne, ma è giusto farlo “con” loro, non “di” loro. È ammessa la complicità, non lo scherno. In cambio della spontaneità, dell’innocenza, della giovialità che alcuni personaggi regalano per le strade della città, una comunità che si rispetti ha il dovere di proteggere, di prendersi cura, di quei personaggi. Vederli protagonisti di un libro darebbe l’idea di quanto siano preziosi.

Assodate le motivazioni alla base del progetto, come procediamo? Il nostro vuole essere un esperimento di scrittura condivisa e vorremmo che alla compilazione del repertorio partecipasse la più ampia fetta di cittadinanza possibile. Abbiamo quindi attivato un gruppo facebook dal nome “Repertorio dei pazzi della città di Andria” e chiunque può chiedere di aderire per poi postare i propri personali pazzi. Sulla pagina si trovano anche le regole del “gioco”, tutti gli aggiornamenti relativi al progetto, alcuni esempi di come poter scrivere dei pazzi che si hanno in mente.

Oltre a ciò, grazie al coinvolgimento di “On Writing”, nei prossimi mesi si organizzeranno incontri, letture e workshop alla presenza di autorevoli personaggi in cui discutere il progetto e soprattutto scrivere. Una volta che il materiale raccolto sarà ritenuto sufficientemente rappresentativo dei pazzi di Andria, sceglieremo i contributi migliori che poi verranno pubblicati. I criteri su cui verrà basata la scelta saranno: l’originalità, la carica poetica, la veridicità, la carica comica dei pezzi inviati.

I contributi di ciascuno potranno essere firmati con nome e cognome, oppure con uno pseudonimo, oppure restare anonimi, quello che importa è la qualità delle pazzie suggerite.

Le regole, infine, sono semplici e flessibili: (1) la lunghezza non è importante, ogni storia può andare da due righe a una facciata; (2) niente nomi propri di persona, è consigliabile che le storie inizino tutte con “C’era uno…” o “C’era una…” o “C’era un signore…” o “C’era una vecchia…” o “C’era un muratore…” e così via; (3) le storie devono essere realmente accadute; (4) i personaggi narrati devono essere reali, di Andria o in qualche modo ad essa collegati.

È tutto.

Come dice Alajmo: «Per i lettori di ogni città il gioco può essere “Questo lo conosco”. Ma più interessante ancora è il gioco “Io ne conosco un altro che”. Gioco che rende potenzialmente infinita la compilazione di questa “finta enciclopedia”, che rappresenta un tentativo maldestro – perechiano, borgesiano, velleitario – di mettere ordine nel disordine del mondo».