La domenica dell’Ascensione del Signore, in quel lontano 1478, cadeva il 26 aprile. A Firenze era una domenica soleggiata e festosa, ma quella solennità religiosa sarebbe passata alla storia come il giorno della “Congiura dei Pazzi”, uno degli eventi più famosi e drammatici del Rinascimento italiano, evento che consegnò la città di Firenze al controllo politico della famiglia Medici.
Nella congiura, i cui attori furono Jacopo e Francesco de’ Pazzi, (potente famiglia di banchieri al servizio del Vaticano e rivale dei Medici) morì Giuliano de’ Medici, fratello di Lorenzo, mentre quest’ultimo riuscì a salvarsi pur rimanendo leggermente ferito. Regista e ideatore di tutta la vicenda fu il Papa, Sisto IV, ostile da sempre ai Medici e desideroso di ottenere il controllo su Firenze per farne un feudo da donare ai suoi nipoti, i Riario.
Fu proprio un nipote del Papa, Girolamo Riario (Signore di Imola e Forlì) a convincere suo zio, Sisto IV, che i fratelli Medici andavano eliminati e nel farlo ottenne l’appoggio del Cardinale di Pisa, Francesco Salviati (in guerra con i Medici che gli avevano negato la Cattedra di Firenze) e la potente famiglia fiorentina dei Pazzi. Nei mesi precedenti alla congiura, la tensione tra i Medici e i Pazzi era alle stelle, a nulla era servito il matrimonio tra Bianca Medici e Guglielmo de’ Pazzi, avvenuto nel 1469. Il piano di Sisto IV prevedeva che, una volta che il sicario Gianbattisca Montesecco avesse ucciso i fratelli Medici, il nipote del Papa, Girolamo Riario, occupasse Firenze con le sue truppe. I Pazzi sarebbero diventati gli unici signori e banchieri di Firenze.
L’occasione propizia per colpire i fratelli Medici fu data dalla festa che si sarebbe svolta, sabato 25 aprile, per l’elezione del 18enne Raffaele Sansoni Riario a Cardinale di Santa Romana Chiesa.
Il banchetto si sarebbe dovuto svolgere a Villa Medici e lì, con un potente veleno, i fratelli Medici sarebbero morti. Ma Giuliano quel sabato sera non stava bene e non si presentò al banchetto. La congiura venne rinviata al giorno dopo.
L’indomani, domenica di Ascensione, nella Cattedrale di Firenze continuavano le celebrazioni per Raffale Sansoni Riario. Il neo Cardinale avrebbe officiato la messa e i fratelli Medici erano invitati. Giuliano era incerto se presenziare alla messa, ma i fratelli Pazzi, Jacopo e Francesco, andarono a prenderlo di persona da Palazzo Medici per accompagnarlo in Duomo. Il sicario Montesecco all’ultimo si tirò indietro. Non voleva compiere il delitto in chiesa, al suo posto si assunsero l’incarico di uccidere i Medici due preti. Loro avrebbero ferito i fratelli Medici, i fratelli Pazzi avrebbero successivamente portato a termine i delitti per sembrarne gli esecutori agli occhi dei fiorentini.
La Messa iniziava con i fratelli Medici presenti. Era il momento più solenne. Il Cardinale Riario elevava al cielo l’Ostia. Tutti erano inginocchiati in preghiera quando i due sicari si scagliarono contro i fratelli Medici. Giuliano morì sul colpo, colpito da decine di coltellate. Lorenzo colpito alla spalla riuscì a fuggire e a rifugiarsi in sagrestia. A salvarlo, morendo al suo posto, fu il fedele amico Francesco Nori che lo difese con il suo corpo.
La congiura era fallita. Lorenzo de’ Medici era ancora vivo, a morire era stato solo suo fratello Giuliano. Ma questo non preoccupò i congiurati. I fratelli Pazzi uscirono per le strade di Firenze urlando: “Libertà!” . La città ebbe così l’occasione di liberarsi dal controllo politico dei Medici, ma la popolazione fiorentina non accolse affatto l’invito. I fiorentini si scagliarono invece contro i congiurati e si strinsero intorno a Lorenzo de’ Medici.
La vendetta fu spietata. Dopo poche ore dalla congiura, il corpo del congiurato Jacopo de Pazzi pendeva da Palazzo Vecchio. Francesco de’ Pazzi fu impiccato alcuni giorni dopo. Dei fratelli Pazzi fu graziato solo Guglielmo, in quanto cognato di Lorenzo, ma fu costretto all’esilio. Uno dei due preti che avevano pugnalato Giuliano de Medici era riuscito a fuggire in Turchia. Sarebbe stato catturato mesi dopo e giustiziato in Piazza della Signoria. Ad assistere all’esecuzione, anche Leonardo da Vinci.
I beni della famiglia Pazzi furono confiscati, quasi tutti i loro membri impiccati. Per decenni sarebbero stati banditi da Firenze. Tuttavia, se la famiglia Pazzi non si è estinta è proprio grazie a Guglielmo, il cognato di Lorenzo, da cui è iniziato il ramo dei Pazzi che si estinguerà nel 1700.
Durante la vendetta di sangue, il Cardinale Raffaele Riario, non coinvolto nella congiura e ignaro delle trame del papa Sisto IV, fu condotto e nascosto a Roma. Anni dopo sarebbe stato lui a scoprire e portare Michelangelo a Roma. Il nipote di Sisto IV, Giulio II avrebbe poi commissionato a Michelangelo gli affreschi della volta della Cappella Sistina.
La vendetta per la morte di Giuliano de Medici fu quanto mai dura. All’indomani della congiura fallita, per le strade di Firenze giacevano decine di cadaveri, tra i quali c’era anche quello dell’Arcivescovo di Pisa, Salviati, uno dei congiurati. Fu l’omicidio di un cardinale il motivo che spinse Sisto IV a scomunicare Lorenzo de’ Medici. Il Papa decise di dichiarare guerra a Firenze, ma Lorenzo, consapevole della sua inferiorità militare davanti all’esercito pontificio, con abili mosse diplomatiche riuscì ad evitare il conflitto. Al suo ritorno a Firenze, la città, con Nicolò Machiavelli, lo accolse ed osannò al grido di “Grandissimo”. Sempre Machiavelli, lodando le abilità diplomatiche e politiche di Lorenzo, lo avrebbe definito “l’ago della bilancia intra i principi italiani”. Grazie a Lorenzo, per decenni l’Italia delle signorie godette di un periodo di relativa pace.
Dopo la Congiura dei Pazzi, il controllo totale di Firenze era nelle mani di Lorenzo, ricordato come il Magnifico. La Città si legò sempre di più a Lorenzo de’ Medici, e lo sarebbe stata fino alla sua morte, nel 1492.
Lorenzo il Magnifico, come è noto, fu anche scrittore e soprattutto mecenate. E fu lui a chiamare a Firenze un frate domenicano: Girolamo Savonarola.
La famiglia Medici, che con Lorenzo entrò di diritto tra le grandi famiglie italiane, in seguito chiamate Signorie, ha svolto un ruolo da protagonista nell’Italia rinascimentale sia in termini di artisti che di personaggi di governo.
Tre papi (Leone IX, Clemente VII e Leone X) e due Regine di Francia, la famosa Caterina de’ Medici (fu lei a portare in Francia i profumi e a inventare la cucina francese) e Maria de’ Medici.
Ma anche un altro artefice della congiura è famoso per averci lasciato qualcosa di importante. Il papa Sisto IV non è ricordato dalla storia solo come l’ideatore della Congiura dei Pazzi. Il suo nome è legato a ben altro: da lui infatti prende il nome la famosa Cappella Sistina, in Vaticano. Fu proprio lui, al secolo Francesco Della Rovere, in origine Frate Minore, a far ristrutturare l’antica Cappella Magna. Anni dopo, il nipote Giulio II, affidò a Michelangelo l’incarico di affrescare la cappella e la volta.
E i Pazzi? Qual è la fine che hanno fatto coloro che più attivamente parteciparono alla Congiura contro i Medici e che dalla stessa ambivano ad ottenere l’egemonia su Firenze?
I Pazzi furono sottoposti alla damnatio memoriae. Gli stemmi della famiglia furono eliminati e furono banditi dalla città per diversi anni. Solo dopo la morte di Lorenzo de Medici fu permesso ai membri della famiglia estranei alla congiura di rientrare in città, ma la famiglia Pazzi non tornò mai più al blasone di un tempo.
Il nome della famiglia Pazzi è macchiato da questo agguato fallito che ha cambiato le sorti del rinascimento italiano.
Ma un secolo dopo nella loro famiglia nacque una bambina che avrebbe ridato prestigio alla famiglia de’ Pazzi. Parliamo di Caterina Lucrezia de’ Pazzi: monaca carmelitana, santa per la Chiesa Cattolica, con il nome di santa Maria Maddalena de’ Pazzi (1566-1607).