…in quel di Barletta, tra crateri stradali a profusione

È faticoso e stressante, percorrere l’ultimo tratto di strada, circa 800 metri, che ti porta al tuo agognato orticello. Crateri di ogni dimensione, che si alternano a dossi, punteggiano l’intero percorso, sconnesso, disastrato. Rabberciato da cumuli di rifiuti edili che samaritani pietosi hanno riversato furtivamente per rendere meno accidentato il tragitto: un velodromo ideale nelle stagioni favorevoli per praticare l’elettrizzante motocross, un paesaggio simile alla Finlandia, collezionatrice di 4.000 laghi, d’inverno.

La targa stradale “Contrada Paludi, ricorda alle nuove generazioni che un tempo l’acqua piovana, caduta sulle Murge, percolata negli anfratti del sottosuolo per le fratture e la permeabilità della roccia calcarea ed affiorata in prossimità del mare Adriatico, stagnava per ampi tratti. La malaria, di conseguenza, per la nefasta presenza della zanzara anofele, facendola da padrona, penalizzava la salute dei contadini e dei loro familiari che si arrischiavano a coltivare i fazzoletti di terra resi fertili dai cospicui depositi alluvionali.

Ultimamente, la “Regione Puglia” ha piantumato cippi denominati “Via Francigena”, per rinverdire la memoria di un’epoca, in cui viaggiatori e Crociati, a frotte o raminghi, la percorrevano, gli uni per turismo, gli altri, toccata Santa Maria di Leuca, per raggiungere la Terra Santa.

A rendere umbratile l’accidentato nastro viario a macadam, provvedono in duplice filar, canne palustri, ocra chiaro dai piedi alla cintola, verde cobalto nella parte superiore del fusto, sventolanti foglie lanceolate, sovrastate da pennacchi perennemente sospinti da maestrale, tramontana, favonio e brezza.

Chi vuoi che percorra una simile nefandezza di strada che ricorda quelle di montagne neglette ed abbandonate, percorse da contrabbandieri, come succedeva un tempo anche da queste parti?!  Nessuno? Proprio nessuno?

Incredibile a dirsi, si avventurano sporadicamente in bicicletta, in moto o in macchina, bagnanti o amanti della pesca che intendono lambire per diporto i tratti di costa rocciosa o raggiungere la cimosa sabbiosa. Ogni tanto, una capatina viene effettuata dalla vettura dei carabinieri.

Vi sono anche degli amanti della terra, soprattutto anziani, arditi, che, ultimi superstiti, non hanno rinunciato e prendersi cura del poderetto lasciato in eredità dagli avi. Un modo anche per prestare attenzione alla propria salute, facendo attività fisica e producendo verdura di qualità, opzioni che credono nella prevenzione.

Nella contrada, oltre ai poderi concessi in comodato d’uso, pratica che la dice lunga sulla scarsa appetibilità e sull’esiguo valore commerciale, traboccano gli incolti, abbandonati anche da decenni, invasi da erbe e cespugli infestanti, regno di lucertole, chiocciole, topi e cinghiali, ospitali per alcune coppie di fagiani. Talvolta, stuoli di fenicotteri tappezzano di bianco ampie distese.

Regna l’incuria e l’abbandono, e forse non è proprio un male, considerando che la natura spontanea tira una boccata di ossigeno, per il ridotto sversamento di pesticidi ed erbicidi, indispensabili per la cultura e l’agricoltura dominante. Infatti, i microrganismi del suolo, i lombrichi, i porcellini di terra e le chiocciole si moltiplicano tranquillamente.

Brilla nella zona, di un fulgore che raggiunge le stelle, solo l’orto di Mennea Giuseppe, innamorato del biologico da quando era nelle fasce. Lo speciale contadino riverisce ed ama appassionatamente le sue generose piante, oltre ai conigli e alle galline, allevate a terra con crusca, orzo, granturco e erbe spontanee.

Vi scorre placidamente e lugubremente il Ciappetta-Camaggi, che convoglia a mare i nauseabondi e putridi liquami di Andria. Il rettilineo corso d’acqua, invaso da canne palustri, dai pennacchi omaggianti, rovi, fichi selvatici, alghe, dispensa a iosa esalazioni maleodoranti. Il suo colore vira nell’arco della giornata e delle stagioni, privilegiando tonalità densamente tetre e velenose. Durante il periodo della raccolta delle olive l’aria è pregna degli effluvi generati dalla lavorazione della importantissima drupa.

Il canale di bonifica, poi, che corre parallelo alla linea di costa, un tempo ricco di capitoni, e gracidante di rane, non conosce la derattizzazione.  Sovente si fanno vivi i piromani, e le canne prendendo immediatamente fuoco, con le loro lingue di fuoco lambiscono il cielo e il mare. Scintille incandescenti, sprizzando in ogni verso, devastano i campi. Una scia di morte e devastazione, che la pietosa, natura, in pochi mesi cancella, con una vegetazione ancora più lussureggiante.

Cumuli di rifiuti, fiori all’occhiello offerti generosamente e furtivamente da cittadini irresponsabili, solidarizzano con infiorescenze spontanee. Il tratto di territorio, poi, tempo addietro atrocemente violentato da ogni sorta di inquinanti, come testimonia la presenza di innumerevoli calchi di bidoni di carburanti e l’incremento di un paio di metri del piano di calpestio, aspetta ancora di essere bonificato.

E pensare che in mano a nostri nonni ferveva, la vita nella fiorente contrada! Tantissimi piccoli proprietari con tre o quattro raccolti di fagioli, piselli, finocchi, cavolfiori, cicorie, fave, pomodori, cipolle, apprezzati per la loro sapidità anche dai paesi limitrofi, riuscivano a offrire dignità al proprio lavoro, sostentamento alle famiglie e rispetto al territorio.

Da tempi remoti, come raccontano, Domenico e Savino, contadini anziani, le amministrazioni comunali languono con un atteggiamento inadeguato, pur essendo tenute alla manutenzione e tutela del bene comune. Eppure, sono state contattate con raccolte di firme e perorazioni. L’attuale responsabile del Comune, il sindaco Cannito, avrebbe suggerito, che caro!, di promuovere una colletta e provvedere direttamente al ripristino dell’asse viario.

Chi sfida le avversità della sconquassata strada, ne paga pesantemente lo scotto, dovendo rivolgersi alle prestazioni professionali di meccanici e carrozzieri o del centro di rottamazione, “Bellino”. Come è successo giorni addietro a un ottantenne, pensionato, col cuore e la mente protesi verso un’agricoltura sostenibile, per il suo agognato orticello.

Nulla, però, è perduto, caro Riccardo! Certamente alle calende greche l’atteggiamento criminale di mala amministrazione sarà debellato dalla dignità partecipativa dei cittadini. Servi, i più, per obbedienza e stupidità, secondo Etienne de La Boetie, Simone Weil e gli sparuti fan di oggi!


FontePhotocredits: Domenico Dalba
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Percorso scolastico. Scuola media. Liceo classico. Laurea in storia e filosofia. I primi anni furono difficili perché la mia lingua madre era il dialetto. Poi, pian piano imparai ad avere dimestichezza con l’italiano. Che ho insegnato per quarant’anni. Con passione. Facendo comprendere ai mieli alunni l’importanza del conoscere bene la propria lingua. “Per capire e difendersi”, come diceva don Milani. Attività sociali. Frequenza sociale attiva nella parrocchia. Servizio civile in una bibliotechina di quartiere, in un ospedale psichiatrico, in Germania ed in Africa, nel Burundi, per costruire una scuola. Professione. Ora in pensione, per anni docente di lettere in una scuola media. Tra le mille iniziative mi vengono in mente: Le attività teatrali. L’insegnamento della dizione. La realizzazione di giardini nell’ambito della scuola. Murales tendine dipinte e piante ornamentali in classe. L’applicazione di targhette esplicative a tutti gli alberi dei giardini pubblici della stazione di Barletta. Escursioni nel territorio, un giorno alla settimana. Produzione di compostaggio, con rifiuti organici portati dagli alunni. Uso massivo delle mappe concettuali. Valutazione dei docenti della classe da parte di alunni e genitori. Denuncia alla procura della repubblica per due presidi, inclini ad una gestione privatistica della scuola. Passioni: fotografia, pesca subacquea, nuotate chilometriche, trekking, zappettare, cogliere fichi e distribuirli agli amici, tinteggiare, armeggiare con la cazzuola, giocherellare con i cavi elettrici, coltivare le amicizie, dilettarmi con la penna, partecipare alle iniziative del Movimento 5 stelle. Coniugato. Mia moglie, Angela, mi attribuisce mille difetti. Forse ha ragione. Aspiro ad una vita sinceramente più etica.